Volkswagen Golf GTI W12-650: quando la Segmento C di Wolfsburg si trasformò in Frankenstein.
Ogni anno, la Volkswagen ringrazia la sua fedele clientela realizzando un prototipo. La cosa particolare è che, per qualche strano motivo, se ne sono dimenticati (i primi segni di perdita di memoria?), e così ne dovettero creare uno in appena due mesi.
Tra il 2003 e il 2008 in Volkswagen si produceva la quinta generazione della Golf, a mio parere una delle più belle a partire dal 2000. Come ben sappiamo, a partire dal 2004, si produceva anche la GTI. Nella fattispecie, quest’ultima montava un 2.0 litri TFSI 16 valvole da 200 CV. Ma l’apice della quinta generazione – escludendo la R32, che a mio parere è più figa di Anja Nejarri – è la Golf GTI W12-650, amichevolmente chiamata Frankenstein per… tanti motivi.
Perché ho deciso di chiamarla Frankenstein? Beh, se siete a conoscenza di quanto è vasto il gruppo Volkswagen e di quanti marchi automobilistici possieda, non penso ci mettiate molto ad arrivarci. Ve lo dico lo stesso, perché un ripassino generale non fa mai male. Tranquilli, non vi interrogherò alla fine e non ci sarà alcuna valutazione...forse.
Dunque, VW possiede i marchi Audi, Skoda, Seat, Bentley, Lamborghini, Bugatti e Porsche. Un ottimo punto di partenza se si vuole realizzare una vettura usando componenti di altri progetti. Ecco perché l’ho chiamata in quel modo.
Per realizzare questa Golf fuori dalla grazia del Signore, gli ingegneri hanno preso niente meno che il motore W12 6.5 litri da 650 CV della Bentley Continental, il cambio della Volkswagen Phaeton, freni anteriori dell’Audi RS4, il retrotreno ed i freni posteriori della Lamborghini Gallardo. Poi, come alchimisti coi pezzi della Lego, hanno unito tutto e l'hanno vestito sulla carrozzeria di una Golf. Una carrozzeria risultata positiva al doping, in questo caso.
Anche perché gli unici elementi "rubati" dalla Golf originale sono i fari anteriori, i fanali posteriori ed il cofano. Per il resto è tutto nuovo, considerando che l'auto è 15 cm più larga e 7 cm più bassa di una normale Golf V. Modifica necessaria affinché restasse piantata a terra. A differenza di una Golf stock, questa monta il motore in posizione posteriore centrale al posto dei sedili. In sostanza lo stesso schema meccanico della Renault Clio V6.
Ai lati della carrozzeria ci sono prese d’aria più grandi della Porta di Brandeburgo al solo scopo di raffreddare l'enorme motore. Il cambio era il Tiptronic della Phaeton, l’unico in grado di sopportare tutta questa potenza (per chi non lo sapesse, la Phaeton monta un motore V12 progettato da VW, che però non ebbe molto successo), potremmo dire che vive di vita propria perché i paddle del volante, beh… non funzionano. Stesso discorso vale per manometri del turbo, aria condizionata e altre due o tre cosette. Il navigatore funziona ma a quanto pare è un cocco di mamma, resta fisso in Germania e non ha alcuna intenzione di separarsi da quest’ultima.
Su strada, per quanto possa restare piantata a terra, potremmo dire che la W12 funziona bene solo in rettilineo. Quando sopraggiungono le curve, si ribella senza pensarci due volte, complici il motore tutto dietro e la trazione posteriore. Infatti, appena si cerca di entrare in curva, anche nel modo più dolce possibile, l'auto perde il controllo cercando il testacoda in tutti i modi. Breve storia non molto allegra. La velocità massima era di 320 Km/h, ma nessuno è mai riuscito a portarla al limite.
In conclusione, la Golf GTI W12-650 è stata realizzata in tempi record, funzionava parzialmente, non prendeva correttamente una curva neanche se ti inginocchiavi davanti al Santo Padre, ti faceva sudare come un dannato perché priva di aria condizionata, ma aveva anche dei difetti. In VW si poteva produrre questa Golf così estrema in serie limitata? Sì.. ma no.
E per quanto a noi appassionati possa dispiacere, forse è stato meglio così.
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