Abarth 595 pista

- Pista all'Abarth 595. Era così? -

La 500 Abarth è sul mercato oramai dalla bellezza di tredici anni. Tredici anni che si riversano in strada, versione dopo versione, tantissimi esemplari di questa piccola vettura dall'indiscutibile successo. Ok, non hanno la nomea di essere vetture per amanti della guida sportiva, ma non lo dite ad alta voce: c’è un esercito di Abarthisti pronti a sgozzarvi se parlate male della loro beniamina. Io stesso, però, anni fa ebbi la fortnuna di provarne un esemplare e ne rimasi piuttosto deluso. Grazie al cielo, non sono quel tipo di persona che porta rancore. E' quindi giunto il momento di dare alla Abartina un’altra possibilità. Tu, che mi guardi così, sai come si abbassa il sedile?

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16 febbraio 2021| scritto e pensato dalla mente malata di M.Carito | editato e corretto dal pensiero distorto di Gabry | Inquadrato, scattato, editato dalla mano mossa di Gabry

Negli anni ‘90, nel quartiere popolare di Torino dove sono cresciuto, capitava spesso di maledire gli scooter. Piccoli missili con kit Polini o Malossi che facevano abbastanza macello da far bestemmiare anche il parroco della Chiesa. Hai presente, no? Stai guardando un film in piena estate, finestre aperte per un po' di refrigerio, dal fondo della via svolta uno scooter. Già da lontano il rumore che senti è quello di una mosca delle dimensioni di un bambino di terza media. Accelera al massimo, ovviamente, perchè il proprietario ha appena messo su i rulli leggeri e oggi ha deciso di testarli proprio sotto casa tua. Il rumore cresce, si avvicina, passa sotto la tua finestra aperta, il rumore è talmente forte, acuto e fastidioso che persino gli attori nel film si tappano le orecchie con le mani. Poi, per fortuna, passa e si allontana. Una manciata di secondi di casino senza senso, per andare a 80 km/h. Ok, li amavo anche io, infatti ora non ci sento molto bene…

Torniamo a oggi, gli scooter non vanno più di moda, visto che i ragazzini sognano l’ultimo iPhone che fa il caffè o la felpa che costa come una vacanza al mare per due. Problemi di scarichi scorreggianti finiti? No, perché il posto dei cinquantini oggi l'ha preso un'auto: la 500 Abarth, obbligatoriamente con scarico aperto, obbligatoriamente in seconda marcia a cannone sotto la mia finestra. In pratica è dal 1992 che non capisco un film.

La 500 Abarth è un enorme successo commerciale, ammettiamolo. Bella è bella. Fin da quando è stata presentata nel Marzo del 2008, questa compatta è diventata il sogno erotico di migliaia di ragazzini. Non solo ragazzini, in effetti, perché la piccola Abarth si inserisce in un filone che, per mamma FIAT, è sempre stato importante: le compatte turbo derivate da innocue auto di serie. La ricetta applicata è più semplice dei biscotti fatti in casa: prendi una piccola utilitaria, fatto? Ora prendi un motore di serie, magari attorno ai 1300/1400 cc, fatto? Metti su un turbocompressore, due minigonne e un alettone. Ci sei: ecco pronta la piccola sportiva Torinese per eccellenza. Come le mitiche Uno Turbo e Punto GT che, nel bene e nel male, hanno segnato le proprie epoche e, spesso, anche gli alberi attorno ad esse. Mettiamola così: sul dritto erano auto veloci, ma in curva il telaio dalla rigidità torsionale dei Babbà al Rum e la botta di potenza turbo, generava un mix perfetto fatto di sottosterzi improvvisi, successivi sovrasterzi da rilascio e ambulanze a tutto gas. Ed è proprio in ricordo di quei bei tempi (sì, ad alcuni il coma piace) che la 500 Abarth ha affascinato anche diversi quarantenni e cinquantenni di oggi. Così, la 500 Abarth è diventata un culto per tante persone. Insomma, tutti (o quasi) pazzi per la 500 Abarth, con buona pace dei miei film.

Tra i “quasi” ci sono anche io. Anni fa provai una 500 Abarth, primissima serie. A parte l’estetica (l’ho già detto che è bella?) mi deluse sotto ogni aspetto. Seduta alta, sterzo dal feeling della Punto Mjet di mio papà, assetto non convincente e motore dall’erogazione banale. Saltai sulla mia Honda di dieci anni e non ci pensai più. Fino ad oggi.

Impressioni a ruote ferme

Quella che abbiamo di fronte, bianca e pulita come la sala operatoria di una clinica privata, è una delle ultime evoluzioni della 500 Abarth: la 595 Pista. Ora, io non ho preso una triennale al Politecnico per ricordarmi tutte le versioni di 500 Abarth. Provo a riassumere la Pista: 160 cv a 5750 giri/minuto, 230 Nm a 3000 giri/minuto e circa 1100 kg di peso. Va beh, ha anche altre cose importanti, tipo l’antenna piatta sul tetto con inciso lo scorpione.

Il proprietario, Daniele, è un vero maniaco dell'auto. E’ un giovane youtuber ed instagrammer che pubblica foto e video della sua Pista. Recentemente, si occupa anche di test di altre auto. Visto che le cose stanno così, la mia curiosità nei confronti della sua auto aumenta di diversi punti. Siamo ormai abituati alle 500 piene di adesivi, ed infatti Daniele non fa eccezione. Ha completamente personalizzato la sua Abarth con una livrea simil "Martini Racing" che richiama le gloriose Lancia Delta Gr.A e, devo ammettere, che esteticamente non è male. Ci sono adesivi a sufficienza da rovinare il rapporto peso/potenza, ma l’effetto scenico e la paletta della stradale sono assicurati.

Mentre diamo una prima occhiata all’auto, Daniele si scusa: “Purtroppo i cerchi sono sempre un casino da pulire. Non sono venuti bianchi come vorrei...”. Guardo i cerchi, che sembrano più puliti delle mie mutande, ma non dico nulla. Abbraccio con un unico sguardo la 595. Nonostante sia in giro da tanti anni, grazie ai sapienti restyling di FIAT, è ancora decisamente piacevole da guardare. D’altronde, mamma FIAT ha scritto interi trattati sul vendere la stessa vettura per decadi cambiando solo colore, sagoma dei paraurti e qualche elemento tecnico. Sarcasmo passivo-aggressivo a parte, la 595 appare compatta e ricca di dettagli interessanti, in equilibrio tra lo stile retrò e quello più moderno. I bellissimi cerchi (sporchissimi! scherzo Dani, posa quella pistola...) dall’aspetto spiccatamente "Racing" riempiono fino all’ultimo millimetro i passaruota bombati e, assieme alle grosse sezioni nere sul paraurti anteriori, alle prese d’aria esagerate ed ai dettagli rossi sparsi qua e là, donano alla 595 un’estetica da auto dei cartoni animati. In senso buono: una vettura così personale e dal carattere così estroverso mette allegria in un mondo di auto tutte uguali. Osservandola bene, l’effetto ottico è curioso. A prima vista diresti che è larga e bassa, mentre girandole attorno è più alta di quanto ci si aspetti, in particolare se la si osserva da dietro. Sui quattro scarichi non mi esprimo. Dico solo che quattro uscite su un 1,4 litri solo perché sul cofano ha il logo Abarth, è come avere un dente d’oro in bocca solo perché sei diventato il rapper più famoso del condominio. E magari abiti a Cernusco sul Naviglio, per dire. Un po’ pretenzioso, diciamo.

Una volta salito a bordo dell’Abarth resto colpito dalla qualità percepita. I sedili Sabelt rivestiti in pelle sono spettacolari, comodi e contenitivi, almeno a livello del bacino e dei fianchi. Le spalle sono libere di muoversi, ma non è un brutto modo di sedere. Adoro il “guscio” posteriore del sedile in materiale rigido, mi ricorda i sedili monoscocca delle auto da competizione. Il volante è un po’ troppo cicciotto per i miei gusti ma è ben posizionato, così come la pallina del pomello del cambio, che sbuca dalla consolle a pochi centimetri dalla mano destra. Tutto bello, non fosse che mi ritrovo seduto una spanna troppo in alto, con i piedi decisamente più in basso della linea delle mie chiappe, come se fossi seduto sopra l’auto e non dentro l’auto. Non sapevo che la Sabelt facesse sgabelli contenitivi. Il mio cuore perde un colpo quando osservo la strumentazione, con a sinistra il contagiri, come se fosse qualcosa di marginale, di poco conto. E’ rappresentato da una scaletta divisa in sezioni, esattamente come l’indicatore della benzina, a destra. Mmm. Vabbè, tagliamo la test al toro (Zelig arrivo), partiamo? Vedo in lontananza delle finestre aperte e vorrei rovinare anche io la visione di qualche film...

Su strada

Daniele, seduto di fianco a me, sembra decisamente preoccupato. “Attento alle buche, per favore, con l’assetto ho paura di rompere qualcosa”. Nei primi metri l’assetto non mi sembra così estremo, ma non dico nulla. Per distrarre un po’ Daniele dall’idea che anche il più piccolo scossone possa farci esplodere in mille pezzi gli chiedo qualche informazione sull’auto. “Ho un assetto Koni FSD con molle H&R -35mm e una barra posteriore DNA, per migliorare il comportamento dell’anteriore”. Quest’ultima modifica non mi torna molto a livello tecnico. Da quel che so io, se un’auto sottosterza, come si dice faccia l’Abarth, l’ultima cosa da fare è irrigidire il posteriore. Però Dani è uno informatissimo sulle Abarth e le relative modifiche, quindi tengo per me i dubbi e continuo a schivare avvallamenti e buche. Anche perché, mentre cerchiamo una strada più libera, ogni volta che trovo un dosso sento Daniele sospirare come se lo stessero operando senza anestesia. “Sei il primo che la guida, a parte me…”.

In questi primi chilometri la 595 mi sembra decisamente lontano dal concetto di Pista. Sedili fighi a parte, tutto è molto ovattato e distante. Il volante, nonostante abbia un diametro di sterzata molto piccolo, sembra il classico comando elettrico Fiat, leggero e poco sensibile. Il cambio è un po’ vago, poco meccanico, anche se per ora non sbaglia un colpo. La frizione è leggera come quella di una citycar, mentre l’acceleratore sembra immerso nel miele, con una risposta letargica e poco incisiva. Persino il 4 cilindri la davanti non suona come dovrebbe, anzi, dal posto di guida la nota “spernacchiante” non si sente quasi per nulla. Niente film rovinati, quella di Daniele è l’unica Abarth amica dei cinofili. Chiedo delucidazioni a Daniele: “No, la mia è tutta originale e scoppietta solo se dai gas con decisione”. Il teppista che c’è in me inizia a insinuare dubbi riguardanti la mia mascolinità ed appena si libera la strada davanti a noi scalo in 2° e schiaccio a fondo il pedale del gas. Il motore risponde con un certo ritardo, poi inizia a spingere abbastanza bene ma a 4500 giri/minuto smette e si siede. Ma il picco di potenza non era intorno ai 6000 giri/minuto? Almeno, penso che fossero 4500 giri/minuto. Con la grafica del contagiri posizionata in quel modo non sono riuscito a leggere il dato con precisione. Mmm... Finalmente troviamo una serie di curve per capire qualcosa di più della piccola Abarth. Daniele preme il tasto “SPORT” sulla consolle e lo schermo cambia grafica. Ora, su sfondo rosso, c’è l’indicazione della velocità ed il contagiri è sul bordo esterno della circonferenza, appena più leggibile di prima. Dani mi spiega: “In modalità SPORT sviluppa tutta la coppia disponibile, l’acceleratore è tarato in modo più aggressivo, il servosterzo indurisce un po’ il volante e l’ESP lavora meno”. Ahhh, ma c’è il trucco, allora. La serie di curve che abbiamo scelto ne prevede una lunga a sinistra, bagnata, raccordata ad una svolta a destra veloce in salita. Per finire, due tornanti stretti consecutivi, uno a sinistra e uno a destra. Mentre cerco di aumentare costantemente l’andatura, la mia sensazione è di un’auto che lavora solo ed unicamente con l’asse anteriore. Ora, vuoi perchè recentemente con Ruggine ho testato una Fiesta ST (qui trovi il nostro test completo), ma è una sensazione un po' strana, spiazzante. Per quanto mi sforzi, anche mollando il gas in percorrenza o frenando in entrata, l’asse posteriore resta tranquillo e composto come la mia gatta dopo aver mangiato. E’ quasi distaccato dall’azione e mi chiedo quanto sia colpa della barra duomi posteriore montata su questo esemplare. Questa “inerzia” del posteriore carica ancora di più l’anteriore che sembra fare tutto il lavoro da solo ma che, per ora, si incolla alla traiettoria con una certa sicurezza. Peccato che il volante mi sembri sempre "distaccato" a livello di feeling, sebbene ora sia leggermente più duro, come il comando di un videogame. Non mi fraintendete, è molto diretto e mi permette di mettere le ruote dove voglio, ma non trasmette alcun peso reale sulla corona. La parola giusta è “artificiale” e, anche se oramai tantissimi comandi nel mondo dell'auto sono “artificiali”, sull’Abarth è come se l'avessero tarato per essere il più finto su cui tu possa mettere mano.

Sto per affrontare i tornanti per la seconda o terza volta e decido di aumentare il carico dell’anteriore, portando più velocità sul punto di corda. La 595 si fionda con un certo entusiasmo sulla corda ma, quando torno sul gas, l’anteriore allarga vistosamente. Non parlo di una sfumatura di sottosterzo, ma di sottosterzo vero, qualcosa come mezzo metro fuori traiettoria. Alzo il piede ma il posteriore continua a dormire e per recuperare devo aumentare l’angolo di sterzata. In questo modo la 595 guadagna nuovamente direzionalità ed esco dal tornante con una delle traiettorie più brutte della mia vita. Trasferimenti di carico? Non pervenuti. Sono stupito da quanto la Pista sia andata in crisi all’aumentare del ritmo, ancor di più se penso a quanto sia ben gommata e quanto sia corto il passo dell’auto. Dovrebbe mangiarsi qualsiasi tornante in modo rapido e sicuro, no? Quest’auto è dotata di un differenziale elettronico, una specie di "Torque Vectoring", che frena le ruote con meno trazione e simula l’azione di un differenziale autobloccante meccanico. Molto simile a quello che abbiamo già incontrato sulla Mito QV che abbiamo testato qualche mese fa (qui trovi il nostro test completo). Nelle curve più veloci lo sento lavorare chiaramente, con la 595 che chiude la traiettoria in modo deciso ed efficace. In questo tornante, però, l’auto ha agito come se non ci fosse nessun differenziale, meccanico o elettronico che sia. Provo a guidare nel modo più pulito possibile, facendo traiettorie rotonde e lasciando che la curva si apra prima di tornare a dare gas con decisione. Così facendo la 595 ritorna stabile e a proprio agio, ma io non mi sento molto coinvolto, in sincerità. Sterzo, cambio e pedale del gas sono filtrati e finti ed il motore continua a smentire la scheda tecnica, spingendo fin poco oltre i 5000 giri, prima di mollare la presa, facendo un rumore un po’ così.

Se ti piacciono gli scoppiettii e il sibilo della turbina, tipo che ti fai i pop-corn solo per sentire il rumore, ecco, l’Abarth ti piacerà sicuramente, ma son gusti. La Pista procede con una certa sicurezza, a patto di guidarla senza strapazzarla troppo. L’asse che si occupa di tutto il lavoro, l’anteriore, trasmette una sensazione ben precisa. E’ come se, per cambiare direzione, si affidasse più alle freschissime Pirelli P-Zero Nero che al telaio. Non riesco a sentire il momento in cui le sospensioni si caricano trasformando il moto verso avanti in rotazione, percepisco solo che l’anteriore sta lottando duramente con l’inerzia per far cambiare direzione alla vettura. Non avverto leggerezza, anzi, sembra un’auto più pesante di quello che è. Senza percepire chiaramente il telaio, tornare sul gas è un po’ una questione di fiducia. Alla fine, in effetti, ci si fida (più o meno) e lotto con le smusate quando si presentano ogni volta che sono troppo aggressivo. Forse per colpa del baricentro alto, o forse per la narcolessia del posteriore, l’Abarth non ha l’agilità che mi sarei aspettato. Una compatta sportiva dovrebbe garantirmi la possibilità di lanciarmi in una sequenza di curve con totale sicurezza. Una sorta di continuo scambio di input e feedback tra pilota e vettura, ma non è così. La 595 non sta trasformando il mio impegno in divertimento. E’ come se i progettisti avessero deciso di eliminare il fattore profondità a questa esperienza, lasciando in bella vista ciò che può essere goduto senza impegnarsi troppo. E’ un'esperienza superficiale, come uscire con una bella ragazza che non capisce le tue battute, non so se mi spiego.

Nel tratto più veloce, approcciando la curva veloce a destra in uscita dalla sinistra bagnata, riesco a lanciare l’Abarth con una certa violenza, ma solo perché andando avanti e indietro ho aumentato l’andatura e so di poterlo fare, , non perché senta l’auto sotto di me lavorare con sicurezza. Certamente questa sicurezza non mi arriva perché senta l’auto sotto di me lavorare. C’è da dire che il differenziale elettronico qua funziona bene, anche sull’umido, ma arrivato ai tornanti riprendo a guidare un po’ sulle uova, limitando l’aggressività in entrata e cercando di gestire il carico sulle ruote anteriori.

Considerazioni finali

Quando scendo dalla vettura non sono particolarmente colpito, anzi, sono abbastanza deluso. Arrabbiato, forse. Non ho guidato sul solito tratto di strada che usiamo per in nostri test, questo è decisamente più banale, ma non credo sia questo il problema. Anzi, su un tratto più tecnico penso che avrei preteso ancora di più da una compatta con su lo stemma dell’Abarth. Sono deluso da chi ha sviluppato quest’auto, perchè l’idea di base è potenzialmente vincente: una piccola auto, bella da guardare, con un marchio glorioso e con tanto carattere. Chi non la vorrebbe? Capisco perchè Daniele la ami così tanto, è una vettura che ha stile e lui è un ragazzo alla moda, che riconosce nella propria auto una parte del proprio stile di vita, un’estensione di se stesso. Ci sta, è chiaro, ma d’altronde mi ha spiegato cosa rappresenta per lui “la sua auto” nel momento in cui ha scaricato dal baule un intero set di prodotti per la pulizia degli interni. E’ una visione, per me, distante anni luce dal concetto di “auto sportiva”: un mezzo da portare sulle mie strade preferite per staccare forte, bruciare gomme e volare sui cambi di pendenza. Tutto per il solo e semplice gusto di godersi la guida. Purtroppo resto deluso da com’è stata ridotta l’esperienza Abarth. Relegata ad un qualcosa che sa di sintetico, superficiale.

Sono deluso perchè io amo Abarth per tutto ciò che è stato: un marchio fatto prima di tutto di sostanza, tanta sostanza. Trovo le nuove Abarth distanti anni luce da ciò che era Karl Abarth: un costruttore di piccole vetture veloci, tecniche e sconvolgenti da guidare. Le moderne vetture dello scorpione sembrano rappresentare una caricatura della sua filosofia, sembrano più figlie del marketing. E’ una visione decisamente soggettiva e vi prego, voi talebani del marchio, di non offendervi, perchè il mio è un grido di amore disatteso verso il marchio Abarth. Solo, non iniziate a rompere con le solite frasi tipo “eh ma ne hanno vendute un mucchio” oppure “è ciò che oggi desidera il pubblico”. In tal caso, molto semplicemente, non parliamo la stessa lingua.

Per citare Louis Armstrong, che fa sempre figo:

COS’È IL JAZZ? AMICO, SE LO DEVI CHIEDERE, NON LO SAPRAI MAI.

Grazie mille a Daniele per averci concesso la sua amata vettura. Dopo aver visto quanto ci tiene, davvero, non possiamo far altro che ringraziarlo per la disponibilità. A buon rendere!

Seguitelo su Instagram (Dani_595) e su Youtube (DC's Garage)

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