citroen saxò vts

- l’auto che odia i timidi (col gas) -

“La Saxò continua a stupirmi per l'iper stabilità dell’anteriore, arrotondando benissimo la traiettoria e fiondandosi sul punto di corda, ma sotto le mie natiche il posteriore ha completamente cambiato atteggiamento. Sembra essersi messo sull’attenti, come se dietro ci fossero due ruotini al posto delle gomme regolari. La VTS non sta sovrasterzando, ma la sensazione è quella di quando, con la carriola carica di terra, la sollevate dai manici per farla girare attorno ad un ostacolo. La Saxò in questo momento è in attesa di quello che voglio fare e mi sta dicendo di scegliere bene.”

Le piccole francesi anni ‘90 hanno cresciuto intere generazioni di appassionati, tracciando un profondo solco tra chi ha sensibilità di guida e chi, invece, è meglio che punti ai rettilinei per sfogarsi un po’. Divertimento a buon mercato unito a caratteristiche di guida ben precise e, soprattutto, da non prendere sotto gamba.

Divertente? Tanto, ma allora perchè sto sudando?

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21 giugno 2021| scritto e pensato dalla mente malata di M.Carito | editato e corretto dal pensiero distorto di Gabry | Inquadrato, scattato, editato dalla mano mossa di Gabry

La sera prima di questo test, nell’attesa di prender sonno, ho ripensato alle mie esperienze con le terribili francesine degli anni ’90. Il mio primo ricordo, da passeggero quindicenne, vede protagonista una bellissima Peugeot 106 GTI nera: un testacoda e mezzo sul bagnato, grazie al cognato di un amico che voleva dimostrarci quanto fosse bravo a guidare. Tecnica da rivedere e tre paia di mutande da cambiare. Anni dopo decisi di imparare anche io il francese e comprai una bianchissima Peugeot 306 Rallye ex-muletto. Devo dire che l’esperienza fu divertente, a parte i consumi da supercar ed i rapporti del cambio lunghissimi. Andammo d’accordo fino a quando, una mattina, decisi di andare a lavoro con una certa fretta. 50km\h, curva a 90° in città, cosa potrà mai succedere? Curvo e lascio il gas in corrispondenza di un avvallamento dell’asfalto, freddo e sporco causa lavori stradali. Risultato? Mi ritrovo a guardare la direzione da cui sono appena arrivato, senza nemmeno il tempo di reagire, visto che non avevo nessuna intenzione di fare il cretino e non me lo aspettavo. Risata isterica, un tipo ubriaco fuori dal bar che mi applaude e mutande recuperate dopo una lunga battaglia. A mia discolpa, venivo da una Honda Civic VTi e dalla sorellona violenta Integra Type R. Non avevo la minima idea che lasciare il gas a metà curva potesse essere una colpa così grave. Più recentemente, con Ruggine Magazine, abbiamo messo le mani su una Renault Clio RS3 (Qui trovi il link all’articolo) ed in quel caso il ponte posteriore tipico delle francesi mi ha dato solo soddisfazioni, facendo valere anni e anni di evoluzione del concetto “anteriore affilato e posteriore che sembra rotto” tipico di queste vetture. Insomma, auto divertenti ed efficaci ma anche distruttrici di biancheria intima, nel caso si abbassi la guardia.

Eppure dentro queste vetture c’è del talento cristallino. Le gare vinte dalle varie Saxò/106 non sono calcolabili e su queste vetture hanno mosso i primi passi campioni di Rally del calibro di Sebastian Loeb. Gente che sa guidare davvero, non come i cognati di certi amici...

Ecco, se in questo momento mi state chiedendo “Marco sei eccitato per il test della VTS?” La risposta è "ASSOLUTAMENTE SI".

Impressioni a ruote ferme

E’ con questi ragionamenti ben in mente che mi approccio alla Citroen Saxò VTS 16V di Nino. Lo abbiamo incontrato al nostro primo raduno e, di fronte alla prospettiva di una piccola peste figlia degli anni ’90, non abbiamo saputo resistere, proponendogli un test al più presto. Anche perché l’esemplare che abbiamo qua di fronte potrebbe essere uno dei più “onesti” VTS rimasti in circolazione. Ponte posteriore nuovo, testata appena rifatta, assetto praticamente originale, freni originali (dischi baffati all'anteriore), cerchi di una Peugeot 205 GTI verniciati di bianco con gomme fresche, aspirazione replica Cup, scarico più aperto e interni originali.

Il fatto di avere a disposizione una Saxò “semistock” ed in forma non è una caratteristica da poco: troppo spesso nel corso della propria vita queste vetture sono diventate un pericoloso mix tra modifiche fatte alla “Ammiocugino Racing” e manutenzione scarsa e casuale. Questa no, porta sulla carrozzeria i segni di vent’anni di uso, ci sono dettagli estetici così così, ma sotto pelle è in forma e tesa come un atleta. Potrei desiderare di meglio? Non credo ed infatti la piccola Citroen davanti a noi ha attorno un’aura speciale, magnetica. Rispetto alle compatte moderne si presenta davvero piccola in ogni direzione la si guardi. Il passo è di soli 238 cm ma è la larghezza (162 cm) e l’altezza (136 cm!) ad impressionare: è tutto una frazione più piccolo di quello a cui ora siamo abituati.

La cugina 106 Rallye ha un’aria più...Rallye, in effetti, mentre la Citroen è un po’ più raffinata e arrotondata nelle forme. Questione di gusti, io ho sempre preferito la 106, ma davanti al muso arrotondato ed ai codolini passaruota più pronunciati della Saxò, la mia convinzione sta vacillando. La VTS è un bella auto, con linee decise, senza fronzoli, corretta. Con la linea del tetto che mi arriva alle costole, i cerchi bianchi che riempiono perfettamente i passaruota allargati ed il piccolo e tondo terminale di scarico mi fa venire in mente una vettura da campionato monomarca, qualcosa costruito per regalare al proprietario un divertimento semplice e immediato. A voi car designer chiedo: c’è mai stata vettura il cui aspetto esteriore sia così in linea con ciò che l’auto rappresenta nella realtà?

Il colore blu “vissuto” di questo esemplare non è aggressivo come il bianco, l’azzurro o il nero, ma non le sta male. Apro la portiera. Gli interni gridano a squarciagola “Anni ‘90!” e se li si osserva a lungo si sente distintamente echeggiare "BlaBlaBla" di Gigi D’agostino. Rigorosamente inciso su musicassetta pirata e con titoli scritti in inglese casuale. La fascia centrale dei sedili e dei pannelli porta ha una fantasia in stile “ho lasciato mia figlia con un pennello e della vernice nera in auto, vedrai che non succederà nulla: tessuto grigio “macchiato” di colori a caso. Bello? Non proprio, fa anche un po’ fondo di magazzino, ma è tipico di quegli anni, in cui si badava al sodo. I sedili, poi, hanno una forma strana: piatti al centro e coi fianchetti poco pronunciati, quasi timidi. Sono morbidosi, come assemblati dalla Trudi, ma non scendono abbastanza per i miei gusti. Anzi, non scendono proprio, al massimo vanno avanti e indietro. Il volante ha la parte centrale talmente cicciottella che mi chiedo se l’airbag non sia sul punto di esplodermi in faccia. Per quanto io cerchi di posizionarmi al meglio, il volante resta un po’ troppo basso e troppo distante dal punto ottimale. Alla fine, per trovare una posizione comoda alle braccia, mi avvicino un po’ con il sedile e mi accontento di tenere le gambe un po’ rannicchiate e leggermente divaricate. Se qualcuno di voi ha pensato “volante a calice”, beh, è la stessa cosa che ho pensato anche io. Dietro al volante c’è una semplice coppia di strumenti a fondo bianco e dalla visibilità eccezionale, che sono il tachimetro ed il contagiri con fondoscala a 8000. Se mi guardo attorno è tutto molto arrotondato e semplice, così come la sottile e lunga leva del cambio che sbuca tra i sedili ed i pedali in metallo consumato. Si sta bene qua dentro, come se la semplice carenza di input eccessivi tra dettagli ed optional mi alleggerisse l’esperienza. È tutto molto familiare e mi mette a mio agio. In effetti, l’unica cosa che attira il mio sguardo sono gli strumenti a fondo bianco ed in particolare la zona rossa del contagiri che parte da 7000. Il resto semplicemente non mi rimane impresso. Esco dall’auto sorridendo. Finite le foto, immersi nella luce delle ultime ore del giorno che rimbalza sul giallo e sul verde dei campi attorno a noi, è finalmente arrivato il mio turno sulla piccola Saxò.

Su strada

Oggi ci troviamo su un tratto di strada molto famoso tra i motociclisti, un po' fuori Torino. Per la verità una striscia d’asfalto un po’ troppo famosa tra i motociclisti, a tal punto che nel week end la strada è stata chiusa ai centauri. Si tratta di un nastro d’asfalto che dalla pianura si arrampica su una collina tra allunghi, tornanti e curve veloci sino a “scavallare” e tornare giù verso la pianura, dove la strada diventa più veloce e scorrevole. Dire che questa è la strada perfetta per questa Citroen è riduttivo: già solo vederla attraversare tornanti e rettilinei ci ha dato la netta sensazione di trovarci nel posto giusto. Entro in auto, mi “aggancio” al volante e accendo il motore. Il 1,6 torna in vita con un suono acuto e indaffarato, impaziente. Chiudo lo sportello, che fa un tonfo tipo tanica di latta, inserisco la prima e si parte.

Ora, di solito durante i test parto con calma, aumentando un po’ il ritmo metro dopo metro. Oggi invece, già dal terzo tornante l’entusiasmo che questa piccola vettura mi sta trasmettendo è quasi incontenibile. Da dentro, se possibile, l’auto sembra ancora più piccola ma, al tempo stesso, la carreggiata anteriore trasmette la netta sensazione cambiare direzione alla Saxò in modo immediato e senza alcuno sforzo apparente. Questa caratteristica, unita alla buona spinta che il 1,6 riesce ad imprimere ai 950 kg (su per giù) della vettura, mi entusiasma con la stessa velocità con cui la Saxò ha appena divorato un tornante destro in salita. Forse per le esperienze di cui vi ho parlato a bordo delle francesi, non dovrei lasciarmi andare. Forse, tra l’altro, dovrei lasciare che Nino acquisisca fiducia in me prima di spingere un po’. Tutto giusto, ma non riesco: dopo i primi metri sto lanciando la Saxò, impressionato da come dai 4500 ai 7000 giri/minuto il motore cambi voce, urlando e sbraitando mentre la lancetta del contagiri viene sparata verso il limitatore.

Il millesei 16v, a discapito della provenienza “umile”, fa di tutto per partecipare alla festa, prendendo giri con sorprendente velocità e regalando un’andatura belligerante. Se mi dicessero che questa Saxò ha venti o trenta cavalli in più dei circa 120 originali ci crederei senza problemi. L’erogazione è esattamente ciò che manca, a noi irriducibili, nelle realizzazioni turbo odierne: una chiara, entusiasmante e appuntita curva di potenza, con un apice da rincorrere sempre con un sorriso sulle labbra e un filo di pelle d’oca. Non è solo questione di potenza, ma di piacere meccanico: ad ogni giro motore in più corrisponde più potenza, più suono e più immersione. Mentre riprendo fiato, penso che questa Saxò mi ricorda quei pugili mosca che a discapito delle dimensioni picchiano senza sosta, impressionando per la sostanza che riescono a spremere dai loro piccoli corpi. L’avantreno è pazzesco: trascina letteralmente l’auto fuori dalle curve ma lascia sempre ampia libertà di scelta su traiettoria e stile di guida. Quando in uscita si torna con forza sul gas, la vettura accumula velocità con foga, scivolando però leggermente verso l’esterno, in modo naturale. Se, invece, una volta tornati sul gas si da ancora più angolo di sterzo, il telaio scarica le ruote interne, scava alla ricerca di trazione e chiude la traiettoria, regalando una po' di tenuta laterale “bonus” assolutamente inaspettata.

Ciò che mi impressiona è che la Saxò sembra sempre leggera e agile ma al tempo stesso ha una “presenza” importante sull’asfalto. Non solo sulle strade lisce: anche quando incontriamo una zona molto rovinata, la VTS resta composta e sicura, saltella ma mantiene la direzione impostata. Inerzia? Vicina allo zero. Appena riesco a darmi un contegno, prima di tornare giù, prendo un respiro profondo e cerco di valutare altri lati della VTS. Mi sono reso conto che ci sono delle incongruenze, a livello di “peso”, in alcuni comandi. I freni, ad esempio, non regalano molto feeling ed i primi centimetri di corsa del pedale non portano quasi a nulla. Alla fine la VTS frena, ma l’impianto non è generoso come il resto dell’auto. Non è uno strumento di precisione, ma solo di utilità. Lo sterzo, invece, sembra quasi poco incline a lasciarsi trasportare dall’entusiasmo generale. Non è impreciso, anzi, risulta naturale e ricco di feedback, ma non è diretto come il resto dell’auto, quasi non fosse accordato con l’agilità della VTS. Pensandoci ora forse è una buona cosa, vista la reattività generale di questo oggetto… Il cambio trema e non ha una corsa precisa e determinata, anche se devo dire che i rapporti vanno sempre a segno. Ed è facile rendersene conto scalando dalla 3° alla 2° per affrontare un tornante sinistro. I sedili sono abbastanza morbidi da farti sprofondare e “piantare” al tuo posto, ma non li definirei contenitivi. Sufficienti, ecco, diciamo così. Se la si guida in modo “spedito ma non troppo”, frenando a ruote dritte, inserendo e poi spalancando il gas, come detto la Saxò mette in mostra un anteriore eccezionale per regolabilità e capacità.

Ora, mentre torno giù, voglio di più. Taglio una "Esse" a vista, freno a fondo e porto la frenata fin dentro la curva per una veloce destra. La Saxò continua a stupirmi per l’iperstabilità dell’anteriore, arrotondando benissimo la traiettoria e centrando il punto di corda, ma sotto le mie natiche il posteriore ha completamente cambiato atteggiamento. Sembra sull’attenti, come se all’improvviso dietro ci fossero due ruotini al posto delle gomme regolari. La VTS non sta sovrasterzando, ma la sensazione è quella di quando, con la carriola carica di terra, la sollevate dai manici per farla girare attorno ad un ostacolo. La Saxò in questo momento è in attesa di quello che voglio fare e mi sta dicendo di scegliere bene. Mollo il freno e torno sul gas con decisione. Immediatamente il peso si sposta dietro, incolla il posteriore al suo posto e quel fantastico avantreno spara l’auto fuori dalla curva con una velocità impressionante. E’ un unico movimento fluido, ma dentro al mio cervello ora c’è un bel punto esclamativo: sono sicuro, certo, che se avessi tolto ulteriore carico al posteriore, aggiungendo angolo di sterzo, frenando con più decisione o se fossi stato timido con il gas una volta riaperto, il sovrasterzo sarebbe stato immediato.

Ripeto il giochino nelle curve successive e, ogni volta, percepisco chiaro l’attimo in cui la Saxò sembra quasi tagliata in due, con il posteriore leggero e sull’attenti e l’anteriore piantato a terra. Nel misto stretto, a velocità tutto sommato contenute, questo “momentum” è esaltante e regala una profondità di guida entusiasmante, oltre ad un’agilità che rende la Saxò un vero e proprio giocattolo da guida. Quando però arrivo nel tratto in pianura, dove le curve si fanno più aperte, il discorso cambia. Nelle curve più aperte e veloci, con il motore che spinge forte e il posteriore carico, ogni volta che alleggerisco o tolgo gas in curva la VTS quasi “sbatte” sull’anteriore, spostando il peso e scaricando il posteriore in modo così repentino da non lasciare dubbi sul potenziale sovrasterzo che ne potrebbe scaturire se solo passassi il limite. Roba da mutande, pantaloni e probabilmente anche sedile da buttare, quindi concentro tutti i miei neuroni sul comando del gas. Tra misto stretto e misto veloce, a livello di fiducia e impegno, c’è una differenza abissale. E ne ho la controprova: prendo una moto davanti a me come riferimento, nel misto stretto guadagno strada in frenata, in percorrenza e persino in uscita, grazie all’avantreno meraviglioso che mi trascina fuori dalle curve senza sprecare nulla della potenza. E’ un processo esaltante e immersivo, ma quando la strada si apre non ho la fiducia necessaria per sfruttare tutta la velocità che l’avantreno mi permetterebbe di portare in curva. Se dovessi frenare all’improvviso o anche solo togliere gas con l’auto in appoggio, beh, potrebbe mettersi male molto in fretta. Non parlerei di paura, ma di rispetto si, assolutamente. Detto ciò, la Saxò continua a brillare. Mi godo ancora per qualche chilometro il rabbioso 1.6 lt ed il cristallino divertimento che la VTS mi lancia addosso come si fa col verderame nell’orto. Che auto.

Considerazioni finali

Finisce il mio test, scendo e cedo il volante a Gabri, che salta su per un giretto. Mi passano davanti sul dritto e poco prima che spariscano dietro un tornante osservo la Saxò frenare ed entrare in curva con il posteriore che, visivamente, segue una linea diversa e più “spigolosa” rispetto all’anteriore. Appoggiato al guard rail, con il suono del 4 cilindri che si allontana dalle mie orecchie, rifletto. La Saxò mi ha appena regalato un puro esempio di guida brillante, semplice e al tempo stesso molto tecnica e regolabile. Tutte qualità ben più rare, oggi, di potenza pura, velocità e tenuta di strada. Quanto divertimento ci stiamo perdendo in nome dei numeri da sfoggiare nelle schede tecniche ed al bar? Possibile che non ci sia modo di tornare un po’, e dico solo un po’, indietro? Mentre cerco nei miei ricordi un’altra auto con un rapporto immediatezza/divertimento/impegno così alto, Gabri rientra alla base. Salta giù, spara un po’ di entusiastiche parolacce miste ad ancora più entusiastiche sensazioni di guida e poi, beh, apre Autoscout24.

“Ora cerco una Saxò, chissà quanto può venire, ne vorrei una in garage…”

Stesso mio pensiero. Qualcosa vorrà pur dire, no?

Un enorme ringraziamento a Nino: in primis perchè ci ha permesso di guidare una Saxò onesta come poche altre, poi perché ha partecipato al nostro primo raduno dimostrando intraprendenza, curiosità e spirito di partecipazione. E’ una soddisfazione enorme, quasi impensabile quando, qualche mese fa, abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio chiamato Ruggine Magazine.

Grazie.

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