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- E30 entry level: BMW 320 i -

“...a vederla così rasoterra è ovvio aspettarsi un assetto saltellante, vero? Ed invece no. Ora, ovviamente non è una Rolls, però esattamente come il suono, anche tutti i comandi sembrano avvolti nel miele. Lo sterzo, ad esempio, è perfettamente tarato: pesa il giusto, vibra e trasmette tutto, ma al tempo stesso sembra “abbassare” la frequenza dei colpi peggiori, quasi ci sia un feltrino, di quelli che si mettono sotto le sedie, tra le mie mani e la scatola dello sterzo. Oltre questo, però, mi rendo conto di quanto la scatola dello sterzo sia accurata e diretta, limpida nella comunicazione…”

Con la BMW M3 fuori budget, la 320IS in inarrestabile crescita e la 325i praticamente introvabile, se vuoi toglierti lo sfizio di una E30 non c’è che una scelta: la 320i. Lo so, dicono sia molto, troppo lenta. La domanda è: c’è qualcosa di speciale in lei?

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23 gennaio 2023| scritto e pensato dalla mente malata di M.Carito | editato e caricato dal pensiero distorto di Gabry | Inquadrato, scattato, editato dalla mano mossa di Sebastian Iordache

Soffro, da quando ho memoria, di un debole per le BMW d’epoca, diciamo fino alla M3 E46. Successivamente, man mano che BMW si allontanava sempre di più dalla sportività asciutta e minimalista a favore di un fighettismo sempre più marcato, ho perso interesse. Anche se, ad onor del vero, ho sofferto di qualche innamoramento istantaneo sotto forma di 1M/M1 e la prima M2. Alla base di tutto questo amore c’è ovviamente il mito “M”, nello specifico la M3 serie E30, modello capace di seccarmi la saliva istantaneamente. Nella M3 E30 troviamo un irresistibile concentrato di cattiveria, di Motorsport, una vera e propria homologation special. Ora, questo modello iconico oramai è economicamente uscito dalla portata di molti, con un cartellino di oltre 100.000€. Per qualche tempo, in Italia, abbiamo potuto godere della “M3 Italiana”, ovvero la 320IS. Un bellissimo “pezzo”, ma anche lei non è sfuggita alla follia speculativa che sta allontanando sempre di più gli appassionati di guida dalle youngtimer, raggiungendo anche lei prezzi oltre quello che molti possono permettersi come giocattolo oldschool. Ma quindi, se amiamo follemente la BMW E30, che possiamo fare? Fare quello che abbiamo fatto più o meno tutti una volta nella vita: scorrere verso il basso il listino delle E30, scartare la 325i perchè introvabile e poi chiederci: “Sarà davvero così lenta la 320i?”

Ecco, siamo qua per rispondere proprio a questo.

Impressioni a ruote ferme

Continuo a restare della mia idea: la BMW E30 è una vera icona di stile. La incredibilmente compatta carrozzeria, colore “Dolphin Gray”, è super riconoscibile, BMW fino al midollo. Sarà che siamo stati bombardati dai film americani anni ‘80\’90, in cui ogni uomo di successo che si rispetti guida una BMW E30, non so. Quelle linee tese, quei fari tondi, quella griglia anteriore, non può che essere BMW. La 320i di Simone è in forma smagliante, col suo kit Mtech 1 e i cerchi simil-BBS da 17, ovviamente color oro, in pieno stile case popolari di Monaco di Baviera nel 1989. La prima cosa che salta all’occhio sono le proporzioni. E’ piccola, in ogni direzione: corta, stretta, sottile. Già, sottile: guardate, nella vista laterale, quanto è “basso” il passaruota anteriore e quello posteriore, con la linea del baule tesa e pulitissima. La superficie vetrata, ovviamente piatta come si usava in quegli anni, è perfettamente proporzionata con la quantità di lamiera, con alcuni stilemi tipicamente BMW bene in vista. Ad esempio, rullo di tamburi, con il “gomito di Hofmeister”. No, non è una forma di artrite reumatoide, ma quel piccolo angolo che crea la vetratura posteriore, segno distintivo di molte BMW che contano davvero.

Rispetto alla M3 la 320i ha radici molto più urban: i passaruota sono allargati ma non sfoggiano vistose bombature, le minigonne sono pronunciate ma non esagerate e l’ala posteriore è più piccola e sottile. Il paraurti anteriore è squadrato e molto basso, tanto basso da preoccuparmi del test dinamico visto anche l’assetto rasoterra, con uno splitter sforacchiato da diverse prese d’aria e un aspetto molto deciso. Idem il posteriore, dalla bandella inferiore angolata e che lascia spazio per l’immancabile doppio scarico tondo che esce leggermente in diagonale da sinistra. Rispetto al minimalismo del resto della carrozzeria i fanali sono stranamente grandi e “corposi” e con il loro colore rosso acceso illuminano tutto il retrotreno. Ma quanto è piccola?

Apro la portiera e la prima cosa che noto è lo stato eccezionale degli interni di questo esemplare. Che ne dite di 68.000 km in circa trentacinque anni? I sedili, pur non sfoggiando da nessuna parte la scritta “Recaro”, sembrano figli della stessa mente. Sono profilati e seriosi, con il poggia cosce regolabile in estensione, altro dettaglio che ritroviamo in moltissime BMW successive. Vengo accolto da un volante dalla corona sottile ma dal diametro generoso, lo stesso che troviamo sulla M3, loghi M a parte. La strumentazione è chiara come solo la produzione anni’80 sa essere, ma anche completa di alcuni dettagli mai visti. Ad esempio, in basso, c’è una sorta di striscia luminosa che a quanto ho capito serve da “allarme” nel caso qualcosa non funzioni. Assurdo, no? E, in tutto questo sfoggio di tecnologia, qualche ingegnere deve aver pensato che fosse una bella idea un piccolo adesivo con su scritto ABS, proprio al centro del cruscotto sul vetro. Il cruscotto è lineare e soffice al tocco, di qualità eccelsa, e il pomello ha la tipica forma BMW a “fungo”. Bell’abitacolo.

Alzo lo sguardo ed ecco un’altro dettaglio unico: nella zona della luce di cortesia c’è una sorta di computer di bordo che elenca tutte le funzioni principali dell’auto. Se la centralina riscontra un qualche funzionamento, beh, illumina la spia corrispondente, così che possiate già iniziare a preoccuparvi nel modo corretto… E’ un’oretta che mi gira nella mente il suono della 320i, mi ha già ammaliato nel breve viaggio di trasferimento al luogo del test, quindi non vedo l’ora di farlo risuonare nella campagna circostante. Mezzo giro di chiave, aspetto la fine del “check”, altro mezzo giro di chiave. Il 6 cilindri in linea si accende dopo un po’ di lavoro del motorino di accensione e poi mi avvolge di un suono che potrei giurare essere anche fisico, tanto mi avvolge come una coperta di morbida lana. 125 cv non hanno probabilmente mai suonato così bene, complice anche lo scarico libero e l’aspirazione montato su questo esemplare.

Con le orecchie che fanno la hola inserisco la prima spingendo in avanti (non come nella IS o nella M3, che hanno il cambio Getrag con la prima indietro) e mi avvio lungo la strada.

Su strada

A vederla così, rasoterra, è ovvio aspettarsi un assetto saltellante, vero? Ed invece no, o meglio, non troppo. Ora, ovviamente non è una Rolls, però esattamente come per il suono, anche tutti i comandi sembrano avvolti nel miele. Lo sterzo, ad esempio, è perfettamente tarato: pesa il giusto, vibra e trasmette tutto, ma al tempo stesso sembra “abbassare” la frequenza dei colpi peggiori, quasi ci sia un feltrino di quelli che mettiamo sotto le sedie tra le mie mani e la scatola dello sterzo. Oltre questo mi rendo conto di quanto la scatola dello sterzo sia accurata e diretta, limpida nella comunicazione. Il motore risponde in modo "setoso". Si percepisce aumentare questo ricco suono e al contempo si viene leggermente premuti dentro al sedile dalla spinta del motore. Diciamolo subito: la potenza è poca, ma abbastanza per portarci con un certo brio ad una velocità sufficiente per testare bene la 320i.

Inserisco la quarta a quasi 120 km\h e la 320i sembra perfettamente a proprio agio. Il pedale dell’acceleratore, ovviamente incernierato a terra, ha una risposta lineare, con un delizioso peso puramente meccanico. Oggi è una bella mattinata, ma una delle prime curve che affronto, una volta aumentato il ritmo, è in ombra e l'asfalto è scuro, umido. Imposto la curva, torno sul gas e, immediatamente, il posteriore parte leggermente di traverso. Quindi, se vi siete mai chiesti se la 320i ha abbastanza forza per andare di traverso, ecco la risposta: sì, basta che ci sia umido, o che sull’asciutto facciate veramente di tutto per farglielo fare. Simone ha lavorato sull’assetto e sugli angoli per avere più grip possibile e questo è chiaro, in particolare nei tratti più veloci. Da buona trazione posteriore la fase di percorrenza in curva si gestisce, nella prima fase, con il volante e nella seconda, in uscita, con il gas. E’ una bellissima sensazione, resa speciale anche dall’inerzia contenuta (1150 kg dichiarati) e dalla dimensione contenuta della 320i. Si lascia posizionare in traiettoria con precisione, e più spingo e più apprezzo anche la posizione di guida, bassa e raccolta, con la pedaliera leggermente disassata a sinistra.

Peccato per il pedale del freno, questo esemplare ha bisogno di uno spurgo, ma Simone mi aveva già avvisato. Il cambio è preciso, facile da usare, non velocissimo ma con una qualità negli innesti che permette, da subito, di non pensarci più troppo: mano sul pomello, dentro la marcia, mano sul volante. Dopo dieci minuti di guida sto già spremendo a fondo il motore, d’altronde non ha abbastanza forza per spaventare, e così scopro anche che ha un certo “cambio di carattere” attorno ai 45000 giri\minuto, quando sembra finalmente provarci sul serio. In tutto questo, beh, posso dirlo? Sarà anche poco potente, ma riesce a regalare una bella esperienza. Suona come un grosso strumento a fiato dentro cui siano stati versati dei piccoli trucioli di ferro. Va bene, lo ridico: la 320i è sottodimensionata a livello di potenza. Questo è chiaro, chiarissimo dopo aver affrontato un paio di chicane con il pedale a fondo corsa. Il telaio è, a modo suo, brillante. Non rigidissimo ma molto reattivo e mobile sugli appoggi, flessuosa, e proprio questo crea nel mio cervello il bisogno di più potenza. Più cavalli per far muovere più facilmente il posteriore, più cavalli per arrivare ai punti di frenata con più cattiveria, più cavalli per sentire davvero viva la E30. L’assetto basso di questo esemplare mi sta anche limitando nell’attacco delle traiettorie più interne, quelle in cui spesso l’asfalto è ondulato e increspato, ma il fatto stesso che pensi a queste cose vi lascia immaginare quanto il pacchetto telaio, trazione posteriore e massa contenuta ispirino divertimento.

E’ ora di lasciare andare Simone, che ci ha portato la sua 320i da lontano e lo aspetta un bel tratto di strada per tornare a casa, ma prima mi godo ancora una volta il suono fenomenale del sei in linea uscire dal doppio scarico in stile DTM.

Considerazioni finali

Non avevo mai guidato una E30, e devo dirlo, è esattamente come speravo che fosse. Regala una sensazione di benessere. E’ compatta, agile, costruita in modo impeccabile, suona splendidamente ed è una vera gioia per gli occhi. Ha una qualità intrinseca molto elevata e anche la ”lenta” permette di capire il perchè le versioni più cazzute vengano considerate così tanto dagli appassionati di tutto il mondo.

Però, beh, è inutile girarci attorno. Manca di potenza, manca di brivido in linea retta, e nonostante tutte le qualità questo non permette mai di arrivare a quel momento in cui ci si sente completamente immersi nell’esperienza di guida.

Detto ciò potrei trovare spazio per lei nella mia vita.

E’ così difficile swapparci qualcosa dentro?

Simone, grazie mille per la disponibilità, la 320I si è presa un pezzetto del mio cuore. L’auto del test è in vendita: andate su www.bos-car.it o seguite il proprietario su IG, “youngtimer_109”, per avere altre info a proposito.

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