bmw 120d by officine ludovica

- la perfetta nave scuola -

Se, come credo, siete veri appassionati di guida, questo test non potrà che accendervi svariate voglie inespresse. Diciamolo: che siate frequentatori assidui di track day oppure “verginelli” dei cordoli scommetto che, prima o poi, nel cervello vi è passata l’idea che è venuta ai ragazzi di Officina Ludovica e che sta alla base di questa realizzazione. Riassunta in poche parole: prendere un’auto che al momento vale relativamente poco, svuotarla, modificarla con un occhio al contenimento delle spese e poi scatenarla sulle proprie piste preferite. E’ già una grande idea ma visto il sempre maggior interesse per gare amatoriali come la Fox Running o il Rally degli Eroi, ecco, potrebbe anche essere la via d'ingresso al Motorsport meno costosa della storia. Intendiamoci, è un po’ come giocare all’oratorio con gli amici, ma resta il fatto che l’esperienza, a meno che non facciate il pilota nella vita, è già qualcosa di cui andare fieri.

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08 luglio 2023|   scritto e pensato dalla mente malata di M.Carito   |   editato e corretto dal pensiero distorto di Gabry   |   Inquadrato, scattato, editato dalla mano mossa di Sebastian Iordache

Se, come credo, siete veri appassionati di guida, questo test non potrà che accendervi svariate voglie inespresse. Diciamolo: che siate frequentatori assidui di track day oppure “verginelli” dei cordoli scommetto che, prima o poi, nel cervello vi è passata l’idea che è venuta ai ragazzi di Officina Ludovica e che sta alla base di questa realizzazione. Riassunta in poche parole: prendere un’auto che al momento vale relativamente poco, svuotarla, modificarla con un occhio al contenimento delle spese e poi scatenarla sulle proprie piste preferite. E’ già una grande idea ma visto il sempre maggior interesse per gare amatoriali come la Fox Running o il Rally degli Eroi, ecco, potrebbe anche essere la via d'ingresso al Motorsport meno costosa della storia. Intendiamoci, è un po’ come giocare all’oratorio con gli amici, ma resta il fatto che l’esperienza, a meno che non facciate il pilota nella vita, è già qualcosa di cui andare fieri. Ecco, proprio per rispondere a tutto questo, e anche ad altre domande secondarie, Officina Ludovica ha messo le mani su una BMW 120D.

Un piccolo cappello introduttivo sui soggetti coinvolti: Carlo e Dino, ovvero le persone dietro l’Officina, sono due personaggi. Non sto qua a farvi la loro biografia, ma vi basti sapere che Carlo ha un Rally di Montecarlo di categoria nel proprio palmares, vinto nel 1997 con una Nissan Micra K11 “costruita tanto per giocare un po’...”, oltre che aver rappresentato per Suzuki Italia il “Reparto Corse” fino ai primi anni 2000, oltre che essere stato un grande collaboratore di Osella. Insomma, con tutto rispetto, non proprio il primo che capita. Tornando a noi, perché è stata scelta una BMW Serie 1? Beh, primo, è un’auto con una potenza accettabile, è robusta ed affidabile, una volta controllata la catena di distribuzione. Il 2.0 turbo diesel sviluppa 177 cv e, abbinato al cambio a 6 rapporti, permette buone prestazioni e tanta coppia per centinaia di migliaia di chilometri. E’ un’auto a trazione posteriore, quindi intrinsecamente più “affascinante” per un’avventura tra i cordoli, oltre che decisamente piacevole a livello di dinamica di guida. Lo sterzo è comunicativo e poco demoltiplicato, la posizione di guida arretrata e “seduta” sul posteriore, la meccanica generosamente sovradimensionata. Insomma, un’ottima base, se l’idea è di creare un’auto da noleggiare anche ai meno esperti, quindi facile e godibile, ma con la possibilità di “prendere” anche quelli che in pista ci sono già andati, il tutto mantenendo un costo chilometrico affrontabile da più persone possibili. 

Oggi avrò l’onore e il piacere di fare, per primo, un giretto tra i cordoli con questa nuova “nave scuola” per aspiranti piloti della domenica. E, per una volta, questo modo di dire non ha alcuna accezione negativa. Anzi.

Impressioni a ruote ferme

La BMW Serie 1 è stata, per lungo tempo, una vera mosca bianca. Come già celebrato durante la prova della Serie 1 F20  (Qua trovi la nostra prova completa) ha rappresentato a lungo l’unica possibilità di trazione posteriore su una “compatta”. Pensateci bene, perchè non è per nulla una cosa da poco, e come sempre ci rendiamo conto di cosa perdiamo solo una volta che ce le hanno tolte da sotto il naso. La “nostra” 120d appartiene alla serie “E87” e, esattamente come le versioni più recenti, fa sfoggio anche visivamente di una impostazione “da trazione dalla parte giusta”. L’abitacolo è spostato verso il posteriore, il cofano è lungo e affilato e i fianchi sono larghi e “generosi”, con ampi passaruota in grado di ospitare larghe ruote posteriori. C’è qualcosa nel suo profilo che mi ricorda, da sempre, il cranio di un cane. Ora che l’ho scritto sto pensando che, forse, non è propriamente una considerazione pertinente, ma tant’è.

Officina Ludovica ha aggiunto un paio di tocchi, dettati più che altro da esigenze tecniche, che però danno un tocco più racing all’atmosfera. L’anteriore, già bello grintoso grazie al paraurti “M”, è stato ulteriormente avvicinato a terra da un ampio e deciso splitter in ABS non verniciato, grezzo e minimalista come si deve ad un dettaglio con uno scopo. I cerchi in lega sono degli spettacolari BBS da 18 pollici, gli stessi montati sulle BMW più cavallate di quegli anni, resi necessari per contenere l’impianto frenante della sorellona 330i all’avantreno. La fiancata, anche grazie alle minigonne “M”, è tesa e muscolare. Il retro è dominato dal grosso spoiler un filo, come dire, eccessivo, mentre in basso il paraurti “M” e il singolo terminale di scarico sono seri e cazzuti il giusto. L'assetto è alto e “puntato” verso il frontale e diluisce un po’ l’effetto da auto da turismo, ma nel complesso, beh, non c’è nulla da fare: le auto da pista hanno un’aura attorno tutta speciale.

E’ magnetica, e non vedo l’ora di salirci sopra. L’abitacolo curato e lussuoso della BMW viene fuori qua e là, ma quasi tutto quello su cui si posano i miei occhi è stato semplificato, affilato e, nel caso non servisse allo scopo, eliminato. Appoggio la mano sul rollbar, infilo la gamba destra e poi mi lascio cadere dentro il sedile da competizione. Eccoci.

Il sedile mi stringe con forza, ed è una bellissima sensazione, così come l’impugnatura dello sterzo alla perfetta distanza, grazie alla forma “a calice” del volante. Il cruscotto è quello di serie, al momento ricco di spie accese, visto l’alleggerimento generale, una cosa in fase di risoluzione. E’ un abitacolo studiato per restare amichevole, nonostante l’utilizzo pistaiolo: i pannelli delle portiere, ad esempio, sono ancora quelli originali, con tanto di vetri elettrici, che viste le temperature di oggi penso proprio che userò. La consolle centrale è quella originale, anche se al posto dell’autoradio c’è lo staccabatteria, e persino il pomello del cambio a 6 rapporti è quello stock. Tutto questo è rassicurante e ti lascia entrare nel mondo delle auto da pista con la gradualità perfetta, esattamente quello che Officina Ludovica aveva in mente. Non fraintendetemi: il grosso rollbar e le cinture a 5 punti non lasciano dubbi sull’obiettivo finale di questa 120d e, nonostante io approcci tutto questo facendo finta di essere tranquillo, dentro sto fremendo. Perchè? Beh, per prima cosa non ho mai girato al Tazio, secondo non guido in pista da un po’ e terzo, ma non in ordine di preoccupazione, questa 120d non è mai stata testata in pista. Quindi, nonostante la mia fiducia verso Carlo e Dino, spero che tutto fili liscio. Per fortuna arriva il momento: casco in testa, accendo il motore e mi avvio giù per la pitlane.

In pista

I primi giri sono di “setup”: l’ordine è di non forzare troppo, fare un paio di tornate e poi rientrare ai box per controllare che tutto sia ok. La prima cosa che apprezzo è la scatola dello sterzo: è così diretta da permettermi di non spostare mai le mani dal volante, neanche nei tornanti. Può sembrare una cosa da poco, ma non lo è, perché permette di concentrarsi immediatamente e con più precisione nelle traiettorie. La pista è molto interessante, alternando parti veloci a continui cambi di direzione dal raggio sempre diverso. Tempo di prendere il ritmo ed è ora di rientrare ai box: veloce check, l’auto è ok, via libera, è ora di capire cosa può fare la 120d.

La 120d è ancora in fase di sviluppo e l’ultima cosa di cui l’Officina si vuole preoccupare è la potenza espressa dal turbo diesel che, al momento, è praticamente originale. Questa cosa è chiara da subito: sarà che in pista le percezioni velocistiche sono deformate, rendendo tutto più lento di quanto sembra, ma è chiaro che a livello di potenza la Serie 1 non è propriamente un fulmine di guerra. Questo obbliga a cercare uno stile di guida il più pulito possibile, per non sprecare velocità e slancio. Cerco di frenare il meno possibile ma, al tempo stesso, di entrare nelle curve più lente con la giusta velocità, così da evitare il leggero sottosterzo che emerge appena si supera il limite di tenuta degli pneumatici. Che, per inciso, per questa prima uscita sono delle coperture stradali senza troppe velleità sportive. Ancora una volta, sono decisamente colpito dalla qualità dello sterzo, che lascia arrivare fino a me tante informazioni dall’asse anteriore, tanto che posso percepire la carcassa degli pneumatici deformarsi sotto il carico. Al contrario, dalle ruote posteriori tutto tace: non perchè il telaio non faccia percepire nulla, anzi, ma perchè non c’è modo di farlo sbandare, alla faccia della trazione posteriore. Questo, se da un lato rende la Serie 1 decisamente facile e a prova di verginello, dall’altra rende la vettura leggermente troppo monotematica in percorrenza e in uscita di curva.

Freno forte, l’impianto elimina velocità con efficacia e senza richiedere troppa forza nel polpaccio destro, leggero bloccaggio della ruota interna (zero ABS) e poi inserisco un tornante che apre verso l’uscita. “Appoggio” il gas quel tanto che basta per far lavorare il telaio e, appena prima del punto di corda, apro il gas completamente. Il turbo lag c’è, ma più o meno mi sono sincronizzato, quindi quando arriva la coppia sono pronto ad uscire dalla curva, raddrizzando nel contempo il volante. In questa fase, diciamo tra centro curva e uscita, un po’ di potenza in più aiuterebbe a far ruotare attorno al proprio perno la vettura, cosa che ora non succede nonostante provi a maltrattare l’asse posteriore. Questa è l’unica fase in cui la massa della vettura viene fuori sotto forma di un certa mancanza di agilità. Il Tazio presenta una veloce chicane, un bel sinistra-destra che si può approcciare praticamente in pieno, a patto di salire per bene sui cordoli interni. Questa serie di curve, assieme all’altra chicane decisamente più stretta nella sezione finale del tracciato, fanno emergere l’incredibile imperturbabilità dell’assetto. Per farla breve, la 120d si lascia maltrattare senza nessuna reazione scomposta, tanto che salto sui cordoli senza ritegno, sicuro che la vettura non perderà mai direzionalità. Se penso che questo è il primissimo setup provato in pista sulla 120d, beh, non posso fare altro che restare impressionato dalle capacità dimostrate dall’Officina.

Cerco di ricordarmi di non esagerare con il ritmo, ma è difficile contenersi. Primo, la 120d è facile e intuitiva, oltre che settata per un limite di tenuta basso, sfumato. La perdita di aderenza è “telefonata”,  mai eccessiva o incontrollabile. Certo, come detto, la potenza non è entusiasmante, mentre i rapporti del cambio obbligano a scegliere se usare la 2° nei tornanti, con l’ansia poi di cambiare appena torno sul gas staccando una mano dal volante in piena curva, oppure lasciare la 3° e subire un po’ il turbo lag. E’ frustrante? Un po’, perché la 120d potrebbe essere già pronta per uno step prestazionale ulteriore. Ora, come ho già spiegato (e come Carlo continua a ripetermi con pazienza infinita durante la giornata, quando provo ripetutamente a convincerlo ad aumentare la cavalleria…) quest’auto è stata pensata per chi non ha esperienza di guida non solo in pista. Ecco, per questo utilizzo la 120d è già incredibilmente a posto: facile, amichevole e maltrattabile. Per la verità, a ben vedere, ha anche la qualità di insegnare molto, perché obbliga ad imparare ad essere puliti nelle traiettorie, se si vuole sfruttare il mezzo. Nonostante sappia tutto questo, continuo a desiderare pneumatici più prestazionali e 40\50 (80?90?) cavalli di più, oltre che un differenziale autobloccante. Questa non è una critica, ma solo un desiderio: d’altronde è la bontà del setup a chiedere più grinta.

Considerazioni finali

E’ stata una giornata da ricordare: una bella pista, un’auto ben settata e tanta guida. Possiamo dirlo: la 120d di Officina Ludovica è nata già grande, capace di fare esattamente ciò per cui è stata studiata. Ha girato per circa un’ora e mezza senza  fare una piega, senza problemi e con una costanza prestazionale invidiabile. Chiunque cerchi un’auto per iniziare ad “annusare” la pista e le competizioni amatoriali, beh, deve assolutamente contattare Officina Ludovica.

A furia di rompere, comunque, pare che Carlo & Dino stiano pensando alla versione cattiva della 120d, tanto per farmi stare zitto. Restate connessi…

Un enorme ringraziamento a Carlo e Dino di Officina Ludovica: grazie per l’occasione, mi avete fatto sentire speciale. 

A presto!

Contatti:

Officina Ludovica - Via Sestriere 1 - Sant’Ambrogio di Torino

Instagram: Officina Ludovica

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