porsche 911 (996) Carrera

- perle dei porsche -

Avete presente quando vi casca un mito? Tipo incontrare il vostro cantante preferito e scoprire che gli puzza l’alito? O riuscire, dopo anni di pedinamenti, a conoscere il vostro eroe dello sport ma se la tira di brutto e c’ha pure la panzetta? Ecco, la Porsche 911 è il mio "personaggio preferito". Dopo averla inseguita per anni, ora vi racconto cosa ho provato quando l'ho incontrata…

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30 ottobre 2020| scritto e pensato dalla mente malata di M.Carito | editato e corretto dal pensiero distorto di Gabry | Inquadrato, scattato, editato dalla mano mossa di Gabry

La sveglia suona, ma oggi non mi frega: ho gli occhi aperti già da un’ora. Salto fuori dalle lenzuola e per poco non picchio il piede sulla maniglia del comodino. Perché non facciano i comodini rivestiti di gomma, tipo Meliconi con i telecomandi, per me resta un mistero. Lo manco di poco e lo prendo come un segno: oggi sarà una bella giornata, non solo perché ho evitato di svegliare tutte le divinità per il dolore. La motivazione del mio buon umore è che oggi mi aspetta un auto che per me è sempre stata un’icona. Il costruttore stesso di cui sto per parlare è tra i miei preferiti. Insomma, nonostante qualche pelo bianco nella mia barba, una parte di me è emozionata come una ragazzina saltellante con sciarpa, maglietta e zainetto in coordinato pronta ad incontrare la sua boyband preferita. Oggi ho a disposizione una Porsche 911 (996) Carrera del 2001. Ho passato le ultime giornate a ripetermi di rimanere neutro nel giudizio e scrivere un articolo decente, ma nulla. Ho persino ballato per l'euforia e fidatevi che vedermi ballare è come vedere un carro attrezzi che cappotta. Spero con tutto me stesso che quella di oggi sia un’esperienza memorabile, altrimenti mi tocca spiegare allo psicologo che ho iniziato a piangere sotto la doccia per colpa della 996…

Quando fu presentata, nel 1997, la 996 viene pesantemente criticata dai “Porsche fan”. Perché? Beh, rispetto alla precedente 993, questa è completamente nuova ed introduce, nel mondo Porsche, caratteristiche tecniche di completa rottura col passato. Il 6 cilindri boxer, per la prima volta su una 911, passa dal tradizionale raffreddamento ad aria a quello a liquido. In segno di protesta, alcuni puristi del marchio si danno fuoco nella piazza centrale di Stoccarda, per dimostrare che ci si può spegnere e raffreddare ad aria invece che a liquido. Ottima idea. Ora tutta la vettura è comoda e rifinita, decisamente meno spartana delle precedenti. Il design della 996, pur richiamando nelle proporzioni e nelle forme il classico stile 911, presenta linee più morbide, meno tese e all'anteriore gruppi ottici completamente diversi dai soliti (ed amatissimi) fari tondi. La loro forma oblunga, all’epoca rinominata “a uovo fritto”, fu indigesta a tutti. Inoltre la 996 condivideva occhi a uovo e diversi elementi della carrozzeria con la sorella minore Boxster, da molti già soprannominata “la Porsche dei poveri”. Insomma, non una grande partenza per la 996, ma un’ottima notizia per i gastroenterologi degli appassionati ultra-conservatori che, a causa dell’aumento di lavoro, possono finalmente comprare una Porsche. A 20 anni di distanza, queste proteste risultano esagerate. Ok, non ha la linea “pura” di una 964. Ok, il nuovo boxer non suona come il motore raffreddato ad aria. Ma ora siamo nel 2020 e ci siamo abituati a vedere in giro Macan&Cayenne, le 911 sono diventate molto più grosse e modaiole e nelle auto troviamo più tasti che su una macchina da scrivere. Insomma, il mondo va avanti e mentre osservo in piedi la 996 nero\bronzo metallizzato, nella luce blu del mattino, l’auto mi appare affascinante ed esotica. Le dimensioni compatte, la forma liscia come un ciottolo di fiume e la semplicità generale delle soluzioni stilistiche fanno aumentare impercettibilmente la mia salivazione.

La 993. Ok, forse è più bella, ma adesso basta protestare...

Mi presento a Luciano, il generoso proprietario. Faccio finta di nulla e prendo le chiavi dalle sue mani, “ringraziando” per l’ennesima volta la combo mascherina + occhiali appannati, che mi rende praticamente un non vedente. Gli interni di questo esemplare sono completamente in pelle di uno strano color verde acqua, colore che ricopre tutte le superfici morbide. Scoprirò poi che la tinta si chiama “Verde Giada”. Strano si, spiacevole no. Sistemo la posizione del sedile, inserisco la chiave (rigorosamente a sinistra) e aspetto che le spie del check si spengano. Respiro profondo e ci siamo, accendo, la batteria sembra un pelo in difficoltà ma il boxer si mette in moto da qualche parte dietro la mia nuca con un ringhio vellutato. Ok, ora la mia salivazione è quella di un mastino napoletano con l’acetone.

I primi chilometri li passo ad assimilare ciò che sento e a rilassarmi, cercando di fermare la ragazzina dentro di me che mi dice di abbassare il finestrino ed urlare a tutti “sto guidando una 911!!! sto guidando una 911!!! gne gne gne”. L’aria è umida, ma la giornata è limpida come sanno esserlo certe mattine d’autunno, con il sole che fa capolino e che promette di riscaldarti l’asfalto. Luciano è una persona veramente piacevole e rilassata, ma io sono distratto dalla marea di pensieri che cerco di riordinare. L’ampio parabrezza regala una vista eccezionale, grazie anche ai montanti sottili, e tutto l’abitacolo s'illumina. Il motore spinge deciso già ai bassi regimi e anche se i 350 Nm di picco massimo di coppia si raggiungono solo a 4600 giri, gran parte è disponibile a regimi molto bassi. Per ora non mi avventuro ancora nella parte alta del contagiri, resisto all’impulso di sentire il boxer urlare e rimando questo piacere a più tardi. Lo dice il detto “L’attesa stessa è essa stessa l’attesa che ti piace”. No, non era così, ma ci siamo capiti. La cilindrata generosa e le caratteristiche del boxer rendono il motore elastico a sufficienza per portarmi a spasso, come quello di una semplice utilitaria. Anzi, mentre seguo un camion dei gelati che arranca minacciando di sciogliere tutto il carico, l’auto sembra perfettamente a suo agio. Persino il suono, distante, non è per nulla invasivo, anzi sembra un rumore diffuso per rilassare gli occupanti. Non è solo il motore a dimostrarsi docile: l’azione del cambio è fluida ma curiosamente priva di contrasti, molto ma molto meno fisico di quello che mi sarei aspettato. I rapporti entrano in sequenza senza alcun problema, ma non ho mai la sensazione di “ingranare” la marcia. L’ergonomia generale è eccezionale: si sta seduti in basso, contenuti tra portiera e tunnel centrale, con il volante all’altezza giusta e la pedaliera (dall’acceleratore infulcrato sul pianale) perfettamente posizionata. Da dentro l’auto sembra ancora più piccola di quello che è. Questo di solito è un bel complimento. Non so dire quanto mi piaccia la semplicità della strumentazione, con il contagiri dalla grafica semplice ed evocativa esattamente davanti agli occhi. Occhi, cui basta spostare lo sguardo per vedere le due “gobbe” tipiche della 911 incorniciare il cofano/baule anteriore…

Dai Marco, cerchiamo di mantenere un atteggiamento dignitoso. Luciano mi svela la sua età, lasciandomi il lecito dubbio se possedere una 911 non dia poteri miracolosi. Nel frattempo la strada davanti a me comincia ad arrampicarsi. Mi assesto meglio sul sedile, metto la 2° e affondo il gas, portando il 3.4 litri oltre quota 5000 giri. Il suono cambia, mutando gradualmente da un ringhio sommesso ad un urlo tipicamente boxer, senza mai alzare troppo la voce. Avrei preferito più decibel. La spinta cresce come un’onda e la 996 si arrampica su per la strada. Come sempre, almeno all’inizio, cerco di impartire meno input possibili all'auto per trovare il "ritmo base”. Freno, accelero e inserisco senza portare troppa velocità. Voglio capire cosa possa andare storto aumentando il ritmo e dove, nel caso sbattessi, io possa scappare in Francia dileguandomi tra i boschi. Questa volta resto sorpreso da subito, perché è l’auto che parla con me per prima. Il volante trasmette in modo chiaro ciò che accade sulla strada. Vibra e si scuote ma resta sempre trasparente e positivo. Come immaginavo, il peso bilanciato dietro (tipico 911) è una presenza chiara, tangibile, anche a ritmo spedito ma non eccessivo. Questo non sembra un problema, nonostante l'esperienza sia del tutto nuova per me. Nessun folle trasferimento di carico, solo sensazioni strane, una sfumatura nella dinamica, per ora. Luciano sembra rilassato e anche io lo sono, dopo questa prima chiacchierata con la 996, mi rilasso ancor di più. Aumento ancora il ritmo e mi immergo ancora di più. L’asfalto freddo e umido, con ampie zone ricoperte di foglie, per fortuna non crea problemi, probabilmente perché io e la 996 dialoghiamo bene. La Porsche ci passa sopra, percepisco ogni tanto qualche piccolo scivolamento, qualche frammento di cambio nella trazione, ma non mi costringe mai ad intervenire. Attraverso lo sterzo sento i carichi laterali sugli pneumatici, escludendo piccole sconnessioni o leggeri avvallamenti, lasciandomi libero di assorbire le informazioni libero di scegliere quelle utili per la guida. Le sospensioni sono flessibili, confortevoli, ma la scocca rimane stabile e controllabile, come deve essere per un’auto stradale. Nella vita reale, una parte dell’attenzione del guidatore viene catturata dalla spasmodica ricerca di buche, sconnessioni o cambi di pendenza che potrebbero creare problemi, ma oggi non accade. Relax, la 996 è morbida e flessibile ma in modo abile. Se fosse anche capace di “seguire e sostenere le curve fisiologiche del corpo durante il riposo” la 996 potrebbe essere venduta da Mastrota assieme ai materassi. Su questa strada è perfetta la 2° marcia, ma ogni tanto il tracciato si apre e riesco a distendere la 3°. Il boxer mi permette di stare attaccato alla linea rossa del contagiri: la potenza agli alti regimi è ben distribuita e non sembra mai cadere fuori coppia. Non è la spinta che ti schiaccia con violenza sul sedile, non mi sento mai lento o a corto di cattiveria. Negli anni a venire, la 996 è stata poi equipaggiata col più generoso 3.6 litri, che portava con se ulteriori 20cv, ma non so se l'aumento di cilindrata abbia modificato nella sostanza l’esperienza di guida. Per me, questo tipo di erogazione è quasi commovente, davvero: dosabile, sfumata, rende il crescere dei giri un'esperienza a se stante, indipendente dal resto della guida. Al variare del regime di giri corrisponde una tonalità, una determinata spinta e una reazione precisa alla dinamica. Con gli scarichi aperti potrei piangere…

Lo ammetto, sono orfano dei grandi aspirati che oramai sembrano essersi estinti a favore dei turbo. Questo boxer rende ancora più chiaro ciò che abbiamo perso: l’interazione. Ora che ho aumentato il ritmo, il comportamento dinamico è smaccatamente 911. In inserimento, l’anteriore mi dava la sensazione di galleggiare, obbligandomi a fare i conti con il sottosterzo. Adesso, quasi senza rendermene conto, ho cambiato il mio modo di guidare. Approccio la curva, punta-tacco (pedali alla distanza perfetta) scalo in 2° e porto la frenata fin dentro la curva, spostando il peso sulle ruote anteriori. Così facendo, l’auto va in traiettoria con un angolo di sterzo molto meno accentuato, come se ora fosse pronta all’azione. Il piede scivola veloce dal freno all’acceleratore, aprendo completamente il gas appena vedo l’uscita della curva. Il posteriore si accuccia, ma l’anteriore mantiene saldamente la traiettoria impostata. Il volante smette di vibrare al diminuire del carico man mano che la potenza carica gli pneumatici posteriori. Veniamo sparati fuori dalla curva, con il retrotreno fuori di qualche grado, la 996 che urla mettendo giù tutta la potenza. Cazzo. Inizio ad entrare ed uscire dalle curve in modo più naturale, spostando il peso tra l’anteriore ed il posteriore con una naturalezza sempre maggiore. Sono sicuro che questa sincerità rende anche le derapate un’esperienza ludica e formativa, ma non voglio rovinare il mio rapporto con Luciano, che è appena diventato uno dei miei migliori amici. Zittisco l’idea di intraversare la 996 e continuo a salire, godendomi il ritmo.

Arriviamo così in cima alla salita, accosto e spengo il motore. Scendiamo, accompagnati dal ticchettio dello scarico che si raffredda. Si avvicina un signore e attacca a parlare di 911. Quando inizia a raccontare di quella volta che ha ribaltato una 500 in curva mi allontano, lasciando Luciano con lo stuntman. Cerco di raccogliere le idee guardando la 911 e mi chiedo: in che momento ho imparato questo modo di approcciare le curve? Non è stato un percorso a tappe, ad un certo punto mi sono reso conto di sapere cosa fare, o quantomeno da dove iniziare. Non so dirlo, è come se l’interazione con la 996 mi abbia suggerito a livello subconscio il modo migliore di farsi guidare. So che vi sembro un invasato e non è la prima volta che succede. Di solito prendo le pillole e mi passa. Cerco di spiegare tutto questo a Luciano, ma lui saggiamente mi guarda, annuisce, senza dire nulla. O forse, da dottore qual è, pensa di portarsi dietro un sedativo la prossima volta. Sono abbastanza soddisfatto, e dico abbastanza solo perché l’esperienza è già finita. Se potessi tornerei giù e rifarei tutta la strada, avanti e indietro, perfezionando, affinando, godendo a pieno di tutto quel che questa 996 mi potrebbe insegnare.

Come mi ha detto Luciano, parlando di vita in generale: “è il viaggio che conta, non l’arrivo”. Le auto come la 996 sono definite perfettamente da questa definizione. Non è velocissima, ma quanto è "tattile"? Ho la sensazione di aver scalfito appena la superficie di qualcosa capace di regalare felicità e soddisfazione nel tempo. La 996 è un’auto analogica, figlia di un altro tempo. Figlia di un momento in cui per fare un’auto stradale veloce bastavano 300cv, potenza che oggi sembra appena sufficiente per una compatta sportiva, infatti non impressiona come prestazioni. E’ costruita per essere comoda, sfruttabile e perché no, facile. Eppure sotto a tutte queste caratteristiche “da persona matura” c’è del vero talento. Talento nel comunicare, innanzitutto, nella suo esser facile ma non per questo meno tecnica e nell’essere perfettamente bilanciata in ogni sua componente. Ok, forse il design non è perfettamente 911, ma su questa auto ci hanno lavorato persone che sapevano cosa fare e come farlo bene. È un'auto che non pretende di essere speciale, ma lo è. Certo, avrei gradito più potenza, un suono più libero e un cambio più fisico e dalla corsa più corta. Già che ci siamo, anche i rapporti del cambio sono un pò lunghi e con rapporti ravvicinati la guida potrebbe essere ancora più immersiva. Forse è anche per questo che, proprio sulla 996, i tecnici Porsche hanno presentato la prima GT3. Poi si sono fatti prendere la mano e hanno tirato fuori anche la GT3Rs, santi uomini. Adesso mi si drizzano i peli sulla nuca solo a pensare come possa essere, una 996 GT3, dopo aver provato una 996 liscia.

Questa mattina, parlando con Luciano di filosofia, ho tirato fuori la citazione: “Nulla è più necessario del superfluo”. A dirla tutta, ero convinto fosse Voltaire, ma Luciano pazientemente mi corregge "È di Oscar Wilde".

Ecco, dopo aver provato una 996 di quasi 20 anni, questa citazione mi sembra incredibilmente vera.

Un ringraziamento speciale a Luciano per averci gentilmente prestato l’esemplare del servizio e ad Ottavio per aver reso possibile la prova di oggi.

La 996 del servizio è in vendita.

Per informazioni: cos.ottavio@gmail.com

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