mini cooper s r53 home made edition

- Low budget, High Quality -

“...è la classica combinazione freno + cambio di direzione multiplo che può creare scompensi e attimi di panico. Arriviamo a velocità autostradale alla prima curva, frenata decisa, inserisco a destra. L’avantreno è carico e si incolla a terra, mentre il posteriore, anche a causa dell’avvallamento sul punto di percorrenza, è in punta di piedi, ruotando leggermente. A questo punto freno con ancora più forza e inserisco il tornante sinistro. L’avantreno sembra oramai scavare a terra, con le Federal appicciate all’asfalto freddo che sparano sassolini nei passaruota, il pedale del freno freme sotto il mio piede, il posteriore cambia angolo di attacco seguendo l’anteriore e mette ancora di più in rotazione la Mini…”

Si può ancora spendere poco ed avere una vettura hardcore? Se sì, si può farlo partendo dalla Mini Cooper S R53, capace di svaligiare i conti correnti di molti proprietari a causa della mancanza cronica di affidabilità? 

Sì, si può. Anche costruendola in casa…

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11 aprile 2023|   scritto e pensato dalla mente malata di M.Carito   |   editato e caricato dal pensiero distorto di Gabry   |   Inquadrato, scattato, editato dalla mano mossa di Sebastian Iordache e Simone Bologna

Questo articolo è nato un po’ così, come somma di situazioni diverse mescolate con una sana voglia di cazzeggio. Tutto inizia con le svariate ore passate a guardare i video dello Youtuber Matteo Torrisi - Officina del Pilota. In particolare, mi riferisco alla “saga” della sua Mini Cooper S R53, che dopo molto duro lavoro passa da classico flagello per il conto corrente, ovvero fonte inesauribile di problemi meccanici in pieno stile R53, a velocissima divora-stradine secondarie. Tutto bello, quindi? Beh, sì. L’unica cosa che incrina un po’ l’entusiasmo è quando, una volta stoppato il video, ci si ferma a fare due calcoli. Tra motore da tirare giù e “aprire”, impianto frenante maggiorato, volumetrici scoppiati (e riscoppiati di nuovo), assetti fatti su misura e autobloccanti nuovi di pacca ce n’è abbastanza da trasformarci in tempo zero in Officina del Barbone, in caso volessimo imitarlo.

Cioè, massimo rispetto per il progetto e per i contenuti di qualità eccelsa, non si discute, ma è davvero necessario spendere così tanto per avere una S davvero efficace? Certo, capisco la “leva” dietro a tutto questo lavoro: la Mini Cooper S è, quando funziona, adorabile, quasi irripetibile nelle sensazioni che è in grado di elargire a piene mani. Veloce, tattile, goduriosa. Ne abbiamo provate due (eccole: Mini GP1 - Mini R56 JCW) e mi sono divertito da matti, tanto da desiderarne all’istante una. Ma quindi, che bisogna fare? Spendere 20k (almeno…) e seguire le orme di Matteo o spendere meno e accontentarsi di una S semistock? Mentre questi dubbi si rincorrono entra in scena Simone, uno dei nostri fotografi. Prima mi invia dei video POV di una Mini Cooper S impegnata in selvagge scollinate notturne. Appena ha la mia completa attenzione, aggiunge il carico da 90: l’auto in questione è di un suo amico e, a suo dire: “è stata costruita spendendo pochissimo! Vuoi provarla?”

Un articolo basato su una Mini Cooper S hardcore costruita in garage, da un non meccanico, con pezzi di recupero e badando al risparmio? Tutto questo partendo da un’auto diversamente affidabile come la R53?

Mi sembra un’idea fantastica. Forse devo ricominciare ad andare dallo strizzacervelli…

Impressioni a ruote ferme

Partiamo dal primo dato: tutto quello che vedete nelle foto è costato, auto compresa, circa 10.000 €. Tommy, il proprietario, è al tempo stesso sia uno con le idee chiare che uno che si lascia prendere un po’ la mano. Per dire, questa S, teoricamente, è stata acquistata come daily car. Giusto qualche modifica, si sarà detto, che male ci sarà? E così, senza avere un’officina a disposizione ma solo molta manualità e una leggera “sindrome ossessivo-compulsiva” (parole sue) nella ricerca di pezzi usati, si è costruito una Mini davvero cattiva. Capite bene che la cosa è sfuggita un filo di mano, ed infatti come daily car oggi guida una Subaru Diesel.

Partiamo dal motore: il 1,6 lt volumetrico, dopo le cure rustiche di Tommy, ha rullato circa 200 cv. Volumetrico della restyling (100€ in demolizione + 150€ di revisione), collettori 4-1 (100€, sempre Sfascio Racing), radiatore maggiorato (altri 100€). Giustamente, per risolvere il cronico problema di surriscaldamento di questo modello, il buon Tommy ha deciso di optare per soluzioni drastiche. Prima cosa, ha eliminato gran parte del rivestimento del cofano motore. Poi, in soli 10 giorni di bestemmie, si è autocostruito una presa d’aria sul cofano maggiorata. Non contento, ha aggiunto due enormi sfoghi sul cofano stesso, in stile Endurance anni ‘90. A questo punto, per cercare di isolare il più possibile il filtro d'aspirazione, ha anche creato una scatola airbox, che sulla Mini S è in una posizione davvero infame. Completa il tentativo di tenere le temperature sotto controllo un intercooler maggiorato con convogliatore “stile Airtec” autoprodotto copiando la versione ufficiale. A questo punto non resta che aumentare la reattività del motore: puleggia del volumetrico -17%, molla valvola By-pass rinforzata, scarico libero e mappa dedicata. Ogni singolo elemento elastico delle sospensioni è stato rivisto, con Powerflex ovunque, piastre camber, antirollio maggiorate e… duomi posteriore autoprodotta.

Se state pensando che per l’assetto non si possa risparmiare, ecco, preparatevi a cadere dalla sedia. Ammortizzatori Bilstein B14 scoppiati a 100€, ovviamente presi in demolizione, poi portati dallo specialista Scalenghe a far ritarare. Altri 350€ e passa la paura. Vabbè, starete pensando, ma i cerchi Dynamics Team da 17 non possono essere costati poco, dai, è impossibile. No, in effetti non sono costati poco. “Li ho scambiati con gli originali… più 100€”. Sono costati pochissimo, infatti, non poco.

A questo punto, se anche voi iniziate a essere leggermente infastiditi dalla capacità di fare affari di Tommy, sappiate che siete in buona compagnia. Perlomeno le semislick Federal 595 Rs-R sono state comprate nuove, a prezzo pieno. Un po’ godo. Dietro i bellissimi cerchi troviamo l’impianto frenante della successiva R56, con pastiglie DS 1.11, dischi da 294 mm baffati e tubi in treccia, il tutto per circa 80€. Per il raffreddamento dell’impianto ecco i convogliatori in stile Challenge. Mentre il proprietario mi racconta tutto questo non posso fare a meno che pensare quello che sempre penso di fronte alla Mini Cooper S R53: è proprio una bella auto.

Ha stile, è cattiva ma anche retrò, e con quelle linee morbide e i grossi cerchi ai quattro angoli sembra una Hot Wheels. Di solito questo è il momento in cui penso di volerne una, e oggi la storia non cambia. Apro il baule, tanto per vedere che effetto fa l’abitacolo in stile Gruppo N, ovvero svuotato di tutto il necessario, visto da dietro. Non c’è moquette, a parte quella sul pianale, e i due sedili a scocca con cinture a sei punti (300€ tutto) sono decisi come cazzotti sul naso. I pannelli portiera sono autoprodotti con dei fogli di materiale plastico, mentre il volantino Sparco (40€, nuovo) è minimalista, piatto e incredibilmente piccolo. Conclude l’aspetto da vettura da corsa il pomello autoprodotto e lo schermino digitale, in stile vecchio Casio, con le temperature di esercizio del motore, posto alla sinistra del volante. Mi calo nel sedile. Ovviamente, come da prassi, mi siedo sopra la chiusura centrale delle cinture da gara. Sempre piacevolissimo, un paio di contorsioni e mi sistemo bene. Sono letteralmente piantato dentro l’auto, con la bella pedaliera (originale, almeno questa…) e il cambio alla perfetta distanza e il volantino bello verticale di fronte, con dietro il contagiri tondo classico di questo modello. Oh, io sono pronto, prontissimo.

“Occhio solo agli angoli del posteriore… “

Su strada

Inizio a odiare e ad amare questa R53 dal primo momento. In me, come al solito, la Cooper S di questa generazione crea un misto di sentimenti contrastanti. Adoro il modo in cui si muove su strada, lo sterzo diretto, il volumetrico pronto e miagolante, la seduta rasoterra. Poi penso a quanti problemi questa piccola vettura può dare e nulla, subito torno a insultarla, a dire le peggio cose su quella meccanica così “arrangiata”, sulle mille spie sempre accese, su quanto vorrei l’avessero fatta con un K20 Honda dentro… mentre penso queste cose, però, lei si infila in una curva con zero rollio e io torno ad adorarla. Se mai mi doveste sentire insultare una R53 non datemi retta. La prima fase del test avviene su un tratto di strada molto dissestato, quindi devo contenere i miei bollori e lo faccio con estrema difficoltà. L’impressione di trovarsi su un vero giocattolo da guida è tanta, tantissima. Scansiono la strada davanti a me, in cerca di tratti su cui scatenarmi, ma nel frattempo la Puntona di appoggio, guidata senza ritegno dai fotografi, riesce a tenere il mio passo.

Ma eccoci, davanti a si apre una sezione con asfalto decente. Scalo in 2°, e porto l’acceleratore, incernierato a pavimento, a fondo corsa. Il miagolio del volumetrico inizia a fare innamorare tutte le gatte in calore della vallata e la S parte a testa bassa, lasciando la mia amata Punto al proprio destino. Siamo in leggera discesa, ma la reattività con cui ha cambiato passo è assolutamente brillante. Freno leggermente prima di una sinistra veloce che diventa una destra lunga: l’impianto R56 reagisce bene, anche se le pastiglie racing fischiano ancora con disappunto, ma tanto mi serve solo portare un po’ di carico sull’anteriore per inserire la prima curva, che svanisce dietro di me quasi senza ruotare il volante. Lo sterzo ha un carico fantastico, contrastato il giusto, ma rispetto alle altre esperienze Mini le semislick con sezione da 215 aumentano ulteriormente la pesantezza sul volante. La S di Tommy curva piatta e la percezione delle quattro ruote agli angoli è fortissima, chiara e lampante. Non ci sono sbalzi da gestire, né masse fuoribordo, ma c’è una carreggiata che, rispetto al passo contenuto, è decisamente abbondante. Sul dritto il motore spinge in modo lineare, approfittando anche del peso ridotto all’osso di questo esemplare, ma probabilmente avrebbe bisogno di essere aiutato con rapporti un pelo più corti, in particolare la 2°. Diciamolo, questo telaio non sembra affatto impressionato dai 200 cv a disposizione, il volumetrico oltre i 6000 giri\minuto inizia a perdere di efficacia, proprio quando il mio cervello sarebbe pronto ad un ulteriore calcio nella schiena. Ora, so che il motore della Mini non è propriamente un fulmine agli alti regimi, ma questo esemplare è così diretto, grezzo, che in qualche modo ha creato in me una aspettativa irrealizzabile. Come quando entri su un campo di calcio vero, in erba, e al primo pallone buono tenti un doppio passo, gasato dall’atmosfera, finendo solo per mischiarti i legamenti.

Finalmente arriviamo in una zona con un asfalto meno rovinato e posso pensare di attaccare sul serio. Lunga discesa, 2°, 3°, 4°, il grosso tachimetro centrale segna una velocità preoccupante, mi attacco ai freni per un tornante destro. Che voi ci crediate o no, questo è il primo impianto Mini che non “cuocio” dopo qualche staccata, JCW compreso. La Mini rallenta composta, porto la frenata fino al punto di corda, il posteriore ruota leggermente e poi affondo il gas, in 2°. Fino a questo momento non sento il bisogno di un autobloccante, un gran complimento per una trazione anteriore sovralimentata e capace di tenere questo passo. Semplicemente, con una carreggiata così ampia, l’impronta a terra degli pneumatici così importante e la coppia spalmata classica dei volumetrici, una “scivolata” di potenza non può avvenire, quantomeno sull’asciutto. Tommaso dice chiaramente di “lasciarmi andare e godermela”, e quello che faccio nei seguenti minuti è schizzare da un punto di frenata all’altro senza pensare a nulla che non sia guidare. Me la sto godendo, e tanto, perché la fiducia che questa piccola auto sa creare con il pilota è incrollabile. In staccata faccio dei gustosissimi punta\tacco e, una volta mollati i freni, torno immediatamente sul gas, azzerando il passaggio intermedio. L’avantreno, fin qua granitico, inizia a tradire qualche piccola indecisione in uscita dalle curve da 2°. Non è proprio sottosterzo, ma una sfumatura di ritardo nell’andare al punto di corda, un leggero spreco di potenza delle ruote anteriori mentre cercano contemporaneamente di cambiare direzione e mettere giù la potenza.

Ok, a questo punto un autobloccante ci starebbe bene, d’altronde ho già provato l’accoppiata Torsen \ Mini GP1 e ne sono rimasto estasiato, ma non sono deluso. Anzi, alcuni tratti li ho affrontati con una velocità di ingresso impressionante, per poi pestare sui freni con ancora il telaio carico per inserirmi nella curva successiva senza che la S trovasse nulla da ridire. Il telaio, dicevamo, pur carico di inerzie non cede di un millimetro. C’è un punto, in particolare, in cui la S Tommy’s Spec ha dimostrato di essere davvero talentuosa. Un lungo rettilineo che si getta in una destra corta, con un avvallamento proprio sul punto di corda, che poi si avvita e si lancia in un tornante sinistro. E’ la classica combinazione frenata + cambio di direzione multiplo che può creare scompensi e attimi di panico, ma non per questa S. Arriviamo a velocità autostradale alla prima curva, frenata decisa, inserisco con ancora i freni premuti. L’avantreno è carico e si incolla a terra, mentre il posteriore, anche a causa dell’avvallamento sul punto di percorrenza, è in punta di piedi e scivola leggermente. A questo punto freno con ancora più forza e inserisco il tornante sinistro. L’avantreno sembra oramai scavare a terra, tanto è compresso, con le Federal appicciate all’asfalto freddo che sparano sassolini nei passaruota. Il pedale del freno freme sotto il mio piede, il posteriore cambia angolo di attacco seguendo l’anteriore e mette ancora di più in rotazione la Mini, questa volta dal lato opposto. Chiudo il tornante, “spigolando” un po’ per aprire il gas il prima possibile, e subito mi trovo a pieno carico, su per un rettilineo in salita. La 2° mi sembra sempre troppo lunga, 3°, 4°, a gas spalancato mi butto in un avvallamento per tagliare una veloce sinistra, test chiuso. Già finito?

Considerazioni finali

Ok. Scherzi a parte, poteva andare molto peggio. Vero, alla fine del test la S ha deciso di farci spaventare sparando fuori fumo dal cofano anteriore, ma era solo la vaschetta dell’acqua che, perdendo qualche goccia sopra il motore caldo, ha creato un po’ di suspance non richiesta. La verità è che sì, questo esemplare funziona bene. Tommaso, oltre che mago degli affari, ha creato con le proprie mani qualcosa che, sinceramente, funziona alla perfezione. Va forte, è tattile, agile e composta. Spesso le auto preparate “in casa” sono dure e scontrose, ma ancora più sovente puntano ad una sola caratteristica, sbilanciando tutto il resto. Che sò, tanta potenza a discapito della guidabilità, ad esempio, ma non è questo il caso. Penso meriti qualche cavallo in più, in particolare oltre i 6000 giri\minuto, ma sono dettagli. Bravo Tommy, hai la mia stima.

La Mini Cooper S R53 sembra nata proprio per questo, per essere spogliata di tutto e usata a rotta di collo giù per una strada di montagna, strappando risate e palmi sudati. 

E sì, ne vorrei una. Ma so già che si romperebbe. Però un'occhiata su Autoscout la dò lo stesso, non si sa mai… 

Tommy, grazie mille. Hai costruito con le tue mani e il tuo impegno un’auto davvero speciale e mi hai concesso di godermela, grazie sul serio.

Se cercate una Mini Cooper S R53 veramente feroce, beh, questa è in vendita. Se foste interessati scriveteci pure e vi metteremo in contatto con Tommy!

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