- NISSAN STAGEA AUTECH 260 RS:

PER GLI YAKUZA CHE VANNO DI CORSA -

Se si tratta di follia applicata alle auto, di sicuro i "jappi" non sono secondi a nessuno. Men che meno a Nissan, dato che, alla fine dei rampanti anni ’90, decisero di sfornare la Stagea Autech RS. Ossia un concentrato di brutalità e cattive intenzioni sotto forma di un’apparentemente paciosa wagon cuboide.

26 novembre 2021 | scritto e pensato dalla mente malata di A.Volza |

Gli anni ’90, bei tempi quelli. Nelle discoteche rimbombava L’amour toujours (bè anche in certi aborti “ammioccuggino style” if you know what I mean) e le auto jdm erano all’apice della loro popolarità.

Nello stesso periodo, Nissan era occupata a bastonare le concorrenti con la sua inossidabile R-33 GT-R (aka Godzilla) sulle piste di tutto l’orbe terracqueo. Ma il colpo di genio arriva nel 1996, quando viene messa in produzione una wagon pensata per sottrarre clienti alla Subaru Legacy, ossia la Stagea. Fin qui è tutto perfettamente ordinario: una station dalle linee tese come la faccia di uno che sta cagando, bagagliaio a prova di cadavere (o impresa funebre) e comfort a palate.

Perché l’hanno chiamata così? Probabilmente avranno aperto qualche pagina a caso del Cambridge Dictionary, stabilendo che la dicitura “stage a” sarebbe stata perfetta per designare una station wagon di classe superiore. Quanto alla pronuncia, be, sentitevi liberi di usare quella che più vi aggrada, dato che non ce n’è una veramente corretta.

Le tinte disponibili erano solo tre, ossia: Sonic Silver; Silky Snow Pearl White; Dark Bluish Black Pearl. Curiosamente, con quest’ultimo colore ne esistono appena 196!

Sin dall’esordio, la Stagea veniva venduta con trazione posteriore o integrale. La motorizzazione di partenza era un mansueto 2 litri da 129 cv. Tutti i motori erano a 6 cilindri, compreso il suddetto 2000 base. La Autech, però, aveva un asso nella manica, ossia il 2.6 litri biturbo 6 cilindri RB26DETT. Esatto, proprio il leggendario propulsore che animava le Skyline R-33 coeve. Anzi, ad esso veniva pure accoppiata la stessa trasmissione 4WD, dotata del sistema ATTESA (Advanced Total Traction Engineering System for All-Terrain) E-TS 4WD che la rendeva capace di una trazione disumana e le consentiva di scaricare a terra i 280 cavalli dichiarati ufficialmente. Tuttavia questo dato era frutto di un cosiddetto gentlemen’s agreement, vale a dire che quei 280 cavalli erano sicuramente di più al banco. Era una strategia tipica delle case nipponiche di quel periodo, pensata per scongiurare le morti per eccesso di velocità. Ma sappiamo tutti come quel RB26DETT avesse potenzialità a dir poco sconfinate…

Il paraurti frontale esibisce una presa d’aria vorace e sembra quasi una Mercedes che non ci ha creduto abbastanza

Il bello delle Stagea, destinate a diventare delle 260 RS, è che venivano appositamente spedite all’omonima sussidiaria della Nissan, a Chigasaki-shi (sembra il verso di un coito hentai) e ricevevano un trattamento completo che le rendeva delle vere e proprie belve in incognito. Si va dal bodykit specifico, con tanto di minigonne dedicate, ai rinforzi alla scocca, quali barre duomi e persino barre di irrigidimento sistemate nelle zone di passaggio del differenziale LSD e tra motore e cambio. In sostanza, la meccanica, sospensioni multilink comprese, non era altro che quella della R-34, su cui era stata piazzata una carrozzeria da station wagon. Tra l’altro, la Autech era la sola versione che usciva di serie col manuale a 5 marce, il che la dice lunga sui propositi di questo monolocale con le ruote, che, tanto per gradire, erano delle BBS (con la scritta Produced by Autech Japan per rinfrescare la memoria al gommista).

Una sigla che fa venire i brividi di eccitazione solo a leggerla. Certo, c’è un po’ troppa plastica, ma si rimedia in fretta con qualche parte aftermarket…
Il contagiri col fondoscala a 8000 giri/min. Seguito dal tasto “S” che blocca la suddivisione della coppia a 50:50 anteriore/posteriore. La finitura “piano black”, gli strumenti di controllo del boost e i sedili, questi ultimi gli stessi della R-33, sono caratteristiche specifiche della Autech

La Stagea Autech 260 RS è stata prodotta in due serie, dal 1996 al 2001, ma ha conosciuto una diffusione tutto tranne che capillare in Europa. In generale, gli esemplari venduti, splittati tra le due generazioni, non ammontano a più di 1734! Parliamo di un vero unicorno quanto a reperibilità sul mercato, insomma. Ciò implica che non siano rari i tentativi di contraffazione, quindi è assolutamente necessario farsi seguire da un esperto se siete interessati all’acquisto di un esemplare originale.

Se vi ha colpito questa belva così esclusiva, capace di mescolare l’abitabilità di una wagon a prestazioni bombastiche, non vi resta che addentrarvi alla ricerca di un esemplare decente. In effetti, ce ne sarebbe una a cui dare un’occhiata su Autoscout24. Io sto già facendo carte false e fossi in voi mi sbrigherei, perché è un pezzo di storia Jdm e merita assolutamente una nicchia di appassionati che la coccolino come merita.

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