Alfa Romeo giulia veloce q4

- c'è vita oltre la qv? -

”...telaio e sospensioni che, per inciso, sono un mezzo capolavoro. Anche su questa strada stretta e tortuosa, la Giulia riesce ad essere così efficace e composta in inserimento che all’inizio devo togliere un po’ di sterzo, tanto raggiungo il punto di corda velocemente. L’ammiraglia di qualche minuto fa ora sembra stringersi attorno a me e aver miracolosamente perso mezzo metro di passo: aumento così tanto il ritmo che i primi a lamentarsi sono i freni, che pur facendo il proprio lavoro sembrano sempre sul punto di mettersi a urlare “Ahò fenomeno, vuoi provarci te a frenare 1600 kg?”. Con capacità dinamiche così alte, però, il motore mi infastidisce ancora di più…”

Abbiamo cercato di capire se, oltre alla fantastica QV, la gamma Giulia ha qualche gioiello nascosto, messo in ombra dalla sorella più famosa. La “Veloce”, ad esempio, è la seconda in graduatoria tra le Giulia più cattive e sulla carta potrebbe brillare, forte di 280 cavalli e di quasi 100 kg meno della Quadrifoglio.

Insomma, c’è vita oltre la QV?

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02 novembre 2021| scritto e pensato dalla mente malata di M.Carito | editato e corretto dal pensiero distorto di Gabry | Inquadrato, scattato, editato dalla mano mossa di Sebastian Iordache

Se dico Giulia, a cosa pensate? No, brutti maiali/e, siamo sempre su un Magazine di auto, quindi lasciate perdere le ex. Quindi? La indovino con una: Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio. Intendiamoci, ne avete tutti i diritti (e ciò riguarda anche le ex): dal 2016, anno in cui è stata svelata al mondo, la Giulia più incazzusa è stata in cima ai desideri di molti. D’altronde, in piena crisi FCA (o Stellantis, o FIAT, o come volete chiamarla…) una Alfa Romeo da 510 cavalli, 307 km\h, un motore sviluppato in Ferrari ed un aspetto da polluzione diurna immediata non può lasciare indifferenti. Non solo: chiunque abbia avuto la fortuna di provarla, vaga con lo sguardo perso nel vuoto alla ricerca di euro. Lasciamo perdere poi la nuova GTAm… Ora, nell’attesa di mettere le mani su una Quadrifoglio, abbiamo deciso di capire se, scendendo nel listino prestazionale (e prezzazionale, se posso creare un neologismo così su due piedi) le sorelle meno nobili condividono lo stesso magnetico appeal. Anche perché, scorrendo la gamma Giulia, la prima che si trova non è per nulla da buttare via. Si chiama “Veloce”, è forte di 280 cavalli sviluppati da un 1995cc Turbo a 4 cilindri, ha il medesimo cambio ZF a 8 rapporti della Quadrifoglio e, sulla carta, 100 kg abbondanti in meno della suddetta sorella. Ah, si può avere in versione “Q4, cioè dotata di trazione integrale. Non fate quella faccia, tipo uno che ha pestato una cacca con le infradito: è un sistema che interviene solo quando ce n’è bisogno, visto che in condizioni normali trasmette il 100% della potenza alle ruote posteriori. Insomma, io sono curioso come una scimmia, quindi, mentre cerco una banana, voi sedetevi comodi.

Impressioni a ruote ferme

Marco, il proprietario della Giulia del test, è un Alfista con la “A” maiuscola. Anzi, uno che il “Fatto in Italia” (scritto così sembra un italiano con qualche dipendenza, ma vabbè) lo adora: nel suo garage la Giulia dorme accanto ad una 4C, una Fiat X1/9, una Simca Rally, una Lancia Delta Integrale 16v rifatta da 0 e ad una vettura con il Cavallino Rampante sul cofano, tanto per. E’ un vero innamorato di tutto ciò che è prodotto in italia, roba che se potesse si laverebbe i denti col Gorgonzola DOP, ma, per fortuna, non lo fa: è un dentista e di aliti freschi se ne intende. La sua Veloce è praticamente nuova, avendo all’attivo solo pochi mesi di vita e, nella luce invernale, sembra quasi priva di vernice, tanto il grigio argento brilla sotto i timidi raggi di sole.

Ora, nella mia testa un’Alfa sportiveggiante ha un colore aggressivo, un assetto rasoterra e cerchi in lega a filo del passaruota: questa Giulia, invece, ha un colore che le sta benissimo ma tutto sommato comune, i cerchi in lega da 19 pollici sembrano rimpicciolirsi sotto la mole della signora e globalmente ha un’aria più “Mi consenta” che “Veloce”. Marco ci spiega che si tratta di una vettura in pronta consegna: tra Covid e scioperi vari, pare che ordinando adesso una Veloce ci vogliano 6\8 mesi prima di poterla ritirare, quindi ha preso quella che c’era. Oh, intendiamoci: la Giulia è l’auto più bella della sua categoria, di gran lunga, e questo esemplare non fa eccezione. E’ grande, si, ma ha linee muscolose e senza forzature estetiche disegnate tanto per far parlare di sé. Linee forti ed al tempo stesso molto femminili, a prescindere dal colore e, per quel che mi riguarda, è una specie di istant classic. Forse, però, le linee sono un po’ troppo femminili per uno come Marco: sul baule fa capolino lo spoiler in carbonio della QV (bellissimo) e lo scarico è stato sostituito con uno più performante, quantomeno a livello di decibel.

Torno a guardare la Giulia. I cerchi hanno una linea che riprende lo storico design “GTA” ma è come se per disegnarli avessero usato un compasso molto più grande. Il frontale, poi, è tutto un programma, slanciato com’è e reso aggressivo da grosse prese d’aria “a mandorla” (a me sembrano a mandorla, che vi devo dire?) che si incontrano nella presa d’aria centrale, lunga e in pieno stile Alfa. I fari, le nervature sul cofano, le pieghe sulle fiancate: tutto collabora a rendere la Giulia “in movimento” anche da ferma, altro che BMW con le narici aperte. Devo confessare che c’è però un piccolo dettaglio che mi ha sempre fatto un storcere il naso, nel design altrimenti perfetto della Giulia. Prendo fiato per dirlo a tutti ma poi Marco apre la portiera e salgo a bordo, dimenticando ciò che stavo per dire.

Anche all’interno questo esemplare di Veloce è quanto di meno “Alfista” ci sia, quantomeno nella mia mente piena di luoghi comuni. Interno in pelle beige ed inserti in legno chiaro, un accostamento che mi riporta alla mente le Jaguar XJ su cui ho passato diverse ore surreali qualche anno fa. Ha l’aspetto di una lussuosa ammiraglia, quale in effetti è, ma forse non troppo “Veloce”, e comunque l’Alfa Romeo è qualcosa di diverso, almeno per me. Nonostante questi brontolii da vecchio che guarda i cantieri, l’interno della Giulia è un gran bel posto. Il volante ha dimensioni contenute, la seduta è bassa e le palette del cambio ZF sembrano ricavate da un unico pezzo di alluminio.

La grafica della strumentazione riprende la storica conformazione circolare che rende tanto speciale stare nelle Alfa Romeo d’epoca, con un tocco di inevitabile tecnologia nello schermo centrale multifunzione e nel “pomello” del cambio, che sembra un robottino simpatico. Tipo lo zio di Wall-E.

Esco di nuovo dall’abitacolo, c’è da mettersi d’accordo con Seba per i luoghi adatti a immortalare la bellezza della Giulia, ma mi distraggo in pochi secondi: la linea del posteriore, di tre quarti, è strepitosa: la signora ha sì classe, ma passa parecchio tempo in palestra a squattare. E’ muscolosa ma slanciata, come una grossa coupé, e lo spoilerino sul cofano non fa altro che enfatizzare questa dicotomia tra classe e atletismo. Certo c’è quel difettuccio, ma quando sto finalmente per dirlo è troppo tardi: Marco mi porge le chiavi della Giulia, si va.

Su strada

I primi chilometri sono di puro trasferimento, così posso godermi il lato “di classe” dell’Alfona. Scivola sulla strada con la noncuranza della più fig@ della scuola, quando nei corridoi, durante la ricreazione, camminava sapendo benissimo di essere la più guardata di tutte. Assorbe buche e difetti dell’asfalto senza alcun problema e tutto l’ambiente dai colori chiari è luminoso e “di qualità”. Il cambio ZF, in automatico, snocciola i rapporti con una dolcezza infinita, quasi ci fosse l’ovatta tra gli ingranaggi degli 8 rapporti di cui è dotata la Veloce. In mezzo a tutto questo, la posizione di guida è bassa e allungata, e c’è qualcosa nella risposta degli ammortizzatori che, in qualche modo, parla con la mia parte più hardcore. Come vi ho detto la qualità di marcia è fantastica, eppure la vettura non sembra molle, solo rilassata, come uno sportivo che fa stretching, o qualcosa del genere. Metto il cambio in manuale e aggiungendo la semplice azione meccanica del “clic” sulle palette, questa sensazione di “tensione” che pervade la Giulia si amplifica ulteriormente. E’ davvero difficile da spiegare: sono immerso in un abitacolo di pelle chiara, vedo il bellissimo legno sulla consolle, eppure c’è un'energia di fondo che pervade Giulia, nonostante stia andando a spasso.

Con queste premesse, appena raggiungo il percorso del test sono pronto da un pezzo a darci dentro. E’ una strada che sembra quasi un tessuto steso ad asciugare tra i campi che lo circondano, con curve morbide a vista intervallate da strette chicane e cambi di pendenza improvvisi. Per un’auto lunga 4,64 metri con una passo di 2,5 (ve l’ho detto che è grossa) è una sfida: se dovesse venir fuori una certa pigrizia o una scarsa tendenza all’attività fisica, ecco, la Giulia potrebbe cadere con un bel tonfo. Porto il selettore in “Dynamic”, prendo un respiro e inizio ad esplorare l’Alfa. La prima cosa che noto è una mancanza: il suono del motore che arriva alle mie orecchie, nonostante il terminale sportivo di cui è dotata, è davvero ovattato e distante, troppo. Il cambio, pur avendo il doppio dei rapporti di una Porsche Turbo degli anni ‘70 (paragone stupido, ma è per dire che 8 marce sono davvero tante) sembra invece rapportato molto “corto”, tanto che spesso affronto delle curve in 2° o 3° e, ogni volta che posso, snocciolo diversi rapporti in sequenza. Questo permette di tenere il 2.0 sempre dove si vuole a livello di regime, ma, incredibilmente, pone ancora di più in evidenza quanto sia sotto tono il motore.

Da buon turbo moderno, il 4 cilindri ha il picco di coppia molto in basso (2250 giri\minuto…) e la massima potenza è appena più in là, a circa 5200 giri\minuto. Da qui in poi la spinta si “plafona” e, anche se i cavalli non calano vistosamente, non ha senso tenerla su di giri, se si vuole sfruttare tutto ciò che può dare. Rapporti corti + erogazione così così = perplessità, quantomeno da parte mia. Detto questo, la Giulia mi sta impressionando, a livello dinamico. Lo sterzo, per quanto palesemente elettronico, ripaga ciò che perde a livello di feeling rispetto ad un comando elettroidraulico con un peso ed un carico che definirei eccezionale, oltre che incredibilmente ben accordato con ciò che fanno il telaio e le sospensioni. Telaio e sospensioni che, per inciso, sono un mezzo capolavoro. Anche su una strada stretta e tortuosa come questa, la Giulia riesce ad essere così efficace e composta che all’inizio devo togliere un po’ di sterzo, tanto raggiungo in fretta il punto di corda.

L’ammiraglia di qualche minuto fa ora sembra stringersi attorno a me ed aver miracolosamente perso mezzo metro di passo: aumento così tanto il ritmo che i primi a lamentarsi sono i freni, che pur facendo il proprio lavoro sembrano sempre sul punto di mettersi a urlare “Ahò fenomeno, vuoi provarci te a frenare 1600 kg?”. Con capacità dinamiche così alte, però, il motore mi infastidisce ancora di più. Oltre a non far rumore e ad un’erogazione non all’altezza, il mio “culometro” non rileva i 280 cavalli dichiarati. E’ una sensazione e potrei assolutamente sbagliarmi, ma quando ne parlo con Marco conferma le mie sensazioni. Questa impressione è talmente forte che ha in previsione di rullarla nei prossimi giorni… Ora sono molto curioso: non vedo l’ora di capire se posso aprire una attività “di chiappe a rulli” per rilevare la potenza. Faccio inversione e rilancio la Giulia giù per il percorso. La fiducia che trasmette è assoluta, tanto che ora esco dalle curve più strette con una certa urgenza sul gas, nel tentativo di “ravvivare” il posteriore. Dopo qualche tentativo ciò che ottengo è di risvegliare il sistema Q4: all’uscita di una “S” particolarmente stretta la Giulia sembra finalmente mollare la presa, ma attraverso il volante sento chiaramente le ruote anteriori ricevere un po’ di lavoro dal sistema Q4 e obbligare l’Alfa (e il sottoscritto) a tornare in riga. Angolo di imbardata 0, ma almeno posso dire di aver svegliato il Q4, così come posso dire che la trazione della Veloce è davvero impressionante, anche grazie alla distribuzione dei pesi 50/50 (il motore è tutto dietro l’asse anteriore, pazzesco) ancora di più se penso a quanta inerzia debba generare una vettura così grossa e pesante. Questo esemplare non ha il differenziale autobloccante meccanico, che è optional, ma oggi non ne sento alcuna mancanza. Non voglio nemmeno immaginare quanto poco possano durare le gomme se la si guida sempre così, ma questo è un altro discorso…Faccio su e giù sul percorso diverse volte, continuando a stupirmi di quanto la Giulia permetta una guida aggressiva e realmente sportiva, sia nella scelta delle traiettorie che in frenata e percorrenza. Davvero, sembra di guidare un’auto molto più piccola.

Certo che con gli oltre 500 cavalli e un'impostazione del manettino ancora più aggressiva, la QV dev’essere qualcosa di incredibile… Accosto e scendo. Mentre ascoltiamo il metallo ticchettare, avvolti nel classico odore post-divertimento al volante (gomme e freni) non posso fare a meno che guardare la Giulia incredulo. A distanza di pochi metri appare di nuovo imponente ma con i momenti di guida trascorsi ancora vivi, sembra impossibile mi trovi di fronte alla stessa auto di prima. Assurdo: bravi, chiunque sia stato a deliberare questa messa a punto, siete stati eccezionali. E voi, motoristi, andate in punizione dietro alla lavagna, ma non prima di aver scritto millemila volte col gessetto “un motore Alfa Romeo DEVE gridare e DEVE andare al limitatore con ferocia, sempre”.

Così imparate.

Considerazioni finali

C’è una sfolgorante qualità nella messa a punto di quest’auto. Non risulta mai rigida o scostante, solo molto aderente e con un’agilità meccanica che non dovrebbe appartenergli, a vederla da fuori. Ma è perfetta? Impressionante di sicuro, ma per me ha dei “buchi emozionali” enormi, che appaiono ancora più evidenti in un’auto capace di brillare in modo così abbagliante in alcune aree. Manca di...Marco, vuoi dirlo tu?

“Un’Alfa Romeo dovrebbe vibrare e ruggire, vibrare e ruggire”

Ecco, perfetto. Manca di quella visceralità che una marchio come Alfa Romeo deve portarsi dietro sempre, in modo intrinseco e non eliminabile dal concetto stesso di vetture del Biscione. Non c’entra la potenza, non c’entra la versione: il cuore Alfa deve essere presente in ogni modello, dalle più economiche a quelle più esotiche. Se avesse avuto più ferocia, più follia, più suono, ecco, allora sarei stato in difficoltà: una berlina che si guida come una sportiva e che all'occorrenza sfodera quegli ultimi 1000 giri\minuto di follia pura, di libertà assoluta. Questa cosa manca, ed è un grosso peccato.

E poi c’è quel difettuccio estetico che, ora che la guardo meglio, mi urta profondamente.

Ma non vorrei dilungarmi, che poi dicono che sono prolisso...

Un grazie a Marco per la compagnia e per la disponibilità: un vero appassionato di auto con cui è bello confrontarsi e scambiare opinioni. Un altro ringraziamento va a Graziano di StoreXtreme, un PR efficace come pochi!

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