toyota gt86

-trattato sulla semplicità applicata -

“...Stando così le cose, escludo subito l’ESP e il VSC, del tutto superflui, quantomeno su asciutto. Dopo pochissimi minuti sto già guidando ad un ritmo che definirei “allegro finchè non ti fermano quelli con la divisa”, ed è tutto merito della GT86. Semplicemente ogni comando, e non parlo solo del peso ma anche del modo in cui agiscono sulla struttura, è diretto e congruo, facilmente interpretabile dalla parte più istintiva di ogni guidatore che abbia un minimo di competenza…”

La GT86 è stata una specie di miracolo: un manipolo di ingegneri di una casa che da tempo aveva abbandonato ogni velleità ludica si ritrova e decide di tirare fuori un mezzo puramente da divertimento, senza inutili fronzoli e diretto a quella sempre più esigua schiera di appassionati di guida, nella sua forma più pura.

Ora che la discendente GR86 è sulla bocca di tutti è giunto il momento di saltare sulla ricetta originale e farci un giro come si deve. 

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25 luglio 2023|   scritto e pensato dalla mente malata di M.Carito   |   editato e caricato dal pensiero distorto di Gabry   |   Inquadrato, scattato, editato dalla mano mossa di Sebastian Iordache

Ci sono cose, nel mondo delle auto, che sono una specie di mantra, quasi delle formule magiche ripetute alla nausea dalla stragrande maggioranza di noi. Ad esempio? La Mini Cooper S r56 (qui trovi la nostra prova completa) prima o poi esplode, le Golf GTI (qui trovi la nostra prova completa) sono da fighetti, con l’Audi RS3 (qui trovi la nostra prova completa) va forte anche mia zia di 93 anni, le Honda Civic TypeR sono delle lame ma vanno posteggiate sotto un lampione rotto. Potrei andare avanti ma so che avete capito cosa intendo. C’è, ovviamente, della verità di fondo, fusa però con un mucchio di convinzioni da ultras da bar, posto frequentato per eccellenza da millantatori e cazzari. Finché questi sfottò vengono fatti come battuta di spirito mi divertono anche, un po’ meno quando chi li fa guida col braccio fuori e ha le sospensioni ad aria, tanto per dire le prime due cose che mi vengono in mente. La Toyota GT86 è, sicuramente, un’auto che dal primo giorno ha meritato il proprio mantra. Come la definisce Ale, il proprietario, non è particolarmente veloce in linea retta: è un chiodino. Detta in parole povere è lenta, più lenta di quanto i 200 cv dichiarati possano fare immaginare. Dopo circa dieci anni Toyota&Subaru sono corse ai ripari con l’evoluzione della GT86, fresca fresca di uscita nei concessionari, ovvero la GR86: motore cresciuto di 400 cc, 35 cv in più (dichiarati, ma probabilmente il delta è ben più ampio, considerando il fatto che la GT86 200 cv non li sviluppa) e ciclistica affinata. E’ giunto il momento di celebrare la GT86, ora che, possiamo dirlo, ha vinto la propria battaglia. Un successo che ha fatto capire alla Casa giapponese che sì, c’è ancora un pubblico affamato di sportive da guidare. Le cose sono due: o smetto di prendere in giro Ale per le prestazioni in linea retta della sua GT86 o gli rubo le chiavi e la porto a fare un giro. Indovinate cosa ho fatto?

Impressioni a ruote ferme

Potete crederci? La GT86 è in giro da ben 11 anni, dal 2012. Certo, nel 2016 è stata sottoposta ad un restyling di metà vita, ma tutto sommato resta la stessa auto che basava tutto il suo fascino sulla purezza e sulla semplicità. Insomma, guardatela; ha un vibe anni ‘90, a partire dal chiarissimo concetto di base. Una piccola coupé a benzina che non deve rispondere alle esigenze di un mondo che non sa più scegliere, e nel volere tutto alla fine rinuncia a tutto. Basta poco: motore della giusta potenza, massa contenuta, comandi rapidi e gustosi e un telaietto messo a punto come si deve. Ricordo che all’epoca esultai alla sua presentazione. C@zzo, pensavo, finalmente i ragazzi più appassionati di guida avranno qualcosa con cui poter giocare, con cui poter imparare, andare in pista, o anche solo a farsi una scollinata come si deve, senza dover vendere il femore buono della nonna per ritrovarsi una anestetizzata compatta sportiva turbo automatica con lo schermo da 14 pollici e il rumore del motore che esce dalle casse. Dico di più: penso che la GT86 abbia aperto gli occhi a Toyota, che dopo di lei si è lanciata con la Yaris GR (qui trovi la nostra prova completa), la Supra (qui trovi la nostra prova completa) e la nuovissima GR86, costruendosi un’aura da creatrice di giocattoli desiderati da tutti e osannati dai media che, diciamolo, prima di lei non le apparteneva, a meno di andare a prendere modelli di 30 o più anni prima. L’esemplare che vedete è del 2019 e nel suo grigio scuro è un po’, come dire, troppo serioso. Probabilmente l’avrei preferita rossa, o blu, o gialla, ma devo dire che le sue forme sono gradevoli anche in questa tinta.

Il paraurti anteriore restyling ammorbidisce un po’ le forme spigolose della primissima serie a favore di un andamento più tondeggiante e maturo, che preferisco di gran lunga. La rendono più classica, in qualche modo, un po’ come il concetto stesso di guida per divertimento, che gira e rigira torna sempre con la GT86. La presa d’aria frontale la fa sembrare un po’ imbronciata, ma resta “carina” e pacioccona, se capite cosa intendo. I fari a LED hanno un taglio deciso e portano ai passaruota curiosamente gonfi in senso verticale. La nuova GR86 è più piatta e tondeggiante, per me più bella in senso assoluto rispetto la GT86. Più la guardo di tre quarti anteriore e più nasce in me una similitudine un po’ così, particolare, che forse vedo solo io: con quei passaruota curiosamente alti, il centro della ruota un po’ più avanti di quanto otticamente giusto e il paraurti quasi troppo pronunciato ricorda una versione mignon della Maserati GranCoupé. I cerchi sono una delle scelte estetiche che mi piacciono meno: ET orripilante, disegno in stile Norauto a 199€ in offerta. Insomma NO, per me è NO, ma Ale sa già tutto: il suo conto in banca sta già tremando. Questo esemplare sfoggia un assetto rasoterra KW variante 3, tecnicamente davvero molto valido, ma non fa che sottolineare ancora di più quanto i cerchi non riescano a riempire i passaruota.

E’ come andare in giro con le mutande XXXL con un creapopoli piccolo. I fianchi fanno di tutto per slanciare la linea, accompagnando il tetto a goccia verso il tronco posteriore, in pieno stile coupé. Mentre penso questo mi accorgo che i fanali sporgono dalla carrozzeria come gli occhi di quei pesci rossi che sembrano implosi. Il paraurti posteriore dal design semplice fa da cornice a due terminali di scarico dal diametro leggermente troppo esagerato, almeno per i miei gusti da brontolone. Mi piace? Sì, ovvio: commenti da estetista mancato a parte la 86 ha l’aria che dovrebbe avere, quella di un giocattolo per adulti. Di quelli che non vibrano, ma che si fanno apprezzare lo stesso. L’abitacolo abbandona ogni tentativo di essere spigoloso a favore di un bellissimo stile morbido e minimalista, un po’ come le giappe anni ’90, l’epoca d’oro della JDM. In mezzo a tutto questo c’è anche un accenno di mercatino dell’usato, ma ci arrivo dopo. I sedili sono tipicamente Subaru, sia nella forma che nel disegno, ma non solo: contengono anche nello stesso modo naturale e convincente dei sedili testati, per citarne una, sulla Impreza STI Bugeye (qui trovi la nostra prova completa). Il volantino a tre razze è piacevolissimo da impugnare ed è perfettamente verticale, tanto che basta trovare la giusta distanza e tutta la GT86 sembra stringersi attorno a te. Il piccolo pomello del cambio a sei rapporti è esattamente dove dovrebbe stare, la pedaliera è ben distanziata e davanti ai miei occhi il grosso contagiri centrale, unico strumento a fondo bianco, fa capire immediatamente cosa serve e cosa no per una scollinata come si deve. Questo, con un erotico fondoscala a “9” e la chiarissima grafica digitale riportante la velocità proprio alla fine della zona rossa, è tutto ciò di cui hai bisogno sulla GT86, rendendo completamente superfluo il tachimetro analogico alla sua sinistra.

Invoglia alla futilità, al puro giretto per farsi due risate, al divertimento fine a se stesso senza altri obiettivi. Persino la leva del freno a mano si sporge verso di me con fare cospiratorio, quasi a sussurrare: “oh, io sono qua eh, nel caso volessimo farlo strano…” Vediamo dopo, ma tu resta nei paraggi. Allungo l’indice verso il pulsante di accensione, alla destra del volante, e mi blocco a mezz’aria, in stile “ET Telefono Casa”, ma più calabrese. Appena sopra i comandi dell’aria condizionata, in bella vista, ecco un paio di dettagli che sembrano venire dalla Fiat Tempra con cui mio padre scorrazzava venti anni fa. Il pulsante dell’hazard è sporgente e sembra fatto con la plastica degli ovetti Kinder ma ciò che mi fa ridere, tanto da chiamare immediatamente il fotografo Seba, è l’orologio digitale alla sua sinistra: sul serio, penso sia un residuato della crisi petrolifera del ‘79. Che voi ci crediate o no, anche questo assurdo dettaglio è tipicamente JDM nel senso più anni ‘90 possibile, tanto che richiama alla mia mente la mia vecchia Civic EG6, tanto per dirne una. E’ seriamente un dettaglio che crea la giusta atmosfera in stile “ai miei tempi si stava meglio…”, se capite cosa intendo. Comunque sia, in questo abitacolo si sta benissimo, stretto, intimo e semplice com’è. Non devo scegliere un'impostazione di guida, non devo selezionare la grafica del contagiri o attivare il controllo del Colon attraverso un tasto apposito: devo solo accendere il 4 cilindri piatto là davanti, mettere la prima e guidare.

Su strada

Quando fu presentata, Toyota decise di strafare sulla via della purezza di guida, equipaggiando le GT86 con pneumatici Michelin Primacy, in pratica le gomme della sorella Greta-approved Prius. Sono pneumatici a bassa aderenza scelti, nel caso della GT86, apposta per “godere appieno del telaio e del controllo del veicolo”. Capisco il concetto di base, anche io sono per pneumatici non troppo appiccicosi, ma in molti si lamentavano di questa scelta, optando da subito per le Michelin Pilot proposte in opzione. L’esemplare a nostra disposizione ha proprio delle nuovissime Pilot Sport 4 e posso capire il perché venissero scelte dalla maggior parte delle persone. Sin da subito la piccola Toyota risulta aderente, precisa e per nulla preoccupata del 2.0 lt sotto al cofano anteriore. Stando così le cose escludo subito l’ESP e il VSC, del tutto superflui, quantomeno su asciutto. La 86 fila come un piccolo concentrato di energia, come quei bambini iperattivi che mettono allegria solo a guardarli. Dopo pochissimi minuti sto già guidando ad un ritmo che definirei “allegro finchè non ti fermano quelli con la divisa”, ed è tutto merito della GT86.

Semplicemente ogni comando, e non parlo solo del peso ma anche del modo in cui agiscono sulla struttura, è diretto e congruo, facilmente interpretabile dalla parte più istintiva di chi si trova dietro al volante. Penso che l’assetto più rigido e controllato stia eliminando anche quei piccoli movimenti che, sicuramente, caratterizzano la vettura stock, perchè la GT86 si fa prendere per il bavero e lanciare sulla strada senza ribellarsi o dare segni di insofferenza. Lo sterzo è diretto e capace di filtrare le informazioni inutili, trasmettendo solo i trasferimenti di carico e i cambi di pendenza più grandi. Il cambio ha un’azione deliziosa, veloce e rapido anche nelle scalate al limite, dove viene aiutato da una pedaliera studiata per un facile punta-tacco, tanto per non farsi mancare nulla. A proposito di pedaliera, volete sapere qual è la ciliegina sulla torta? Il pedale della frizione che, a fondo corsa, “batte” su qualcosa di metallico, esattamente come sulla Honda S2000 (qui trovi la nostra prova completa), emettendo un suono che dopo un po’ si prende come “segnale” dell’esatto momento in cui inserire il rapporto successivo. Bello. Anche i freni sono all’altezza della situazione, mostrando forza a sufficienza quando si pesta sul pedale centrale ma anche una buona progressione quando invece c’è bisogno di dosare, magari per aiutare l’anteriore in inserimento. La battaglia tra aderenza e motore è stravinta dalla prima: anche in 2° riesco, in uscita dalle curve più lente, a portare l’acceleratore al tappeto senza che la GT86 parta mai in un vero sovrasterzo. Si, ogni tanto sento che siamo al limite dell’aderenza laterale, ma più che un leggero oscillare dei fianchi non riesco ad ottenere, a meno di manovre da drifter della domenica. Tutto questo però è solo il contorno al fulcro del discorso: è un’auto piccola, leggera e bassa, cosa che elimina quintali di filtri tra l’auto e il pilota. Come speravo la Gt86 è esattamente quello che sembra, una giostra per adulti col pallino della guida.

Ok, so cosa state pensando, è arrivato il momento di parlare delle prestazioni del motore. Questo esemplare ha un volano alleggerito e questo aiuta sicuramente, ma non riesco ad assecondare a pieno le critiche rivolte a questo propulsore. Sarà che ho sempre visto la GT86\BRZ come un’alternativa alla Mazda MX5, in particolare della ND 2.0lt da 184 cv (qui trovi la nostra prova completa), cosa che chiaramente non crea aspettative velocistiche di chissà che livello, ma la ritengo tutto sommato soddisfacente. Ok, non sembra avere 200 cv, ma ci si avvicina. Ovvio, dopo mezz’ora a bordo il motore sembra un po’, come dire, scarico, ma non deludente: a patto però di non perdere di vista l’obiettivo della vettura. Sarebbe meglio con 235 cv? Sì, ovviamente, ma non molto di più. Quello che mi urta, e che non capisco, è come il 4 cilindri boxer possa suonare così banale, in particolare conoscendo (e amando) il tipico timbro sincopato delle Subaru Impreza. Che, tra parentesi, sono anche turbo quindi “tappate” sotto il profilo acustico. La GT86, con la linea di scarico originale, è deludente, buttando alle ortiche la possibilità di apparire esotica e particolare anche alle orecchie. Più guido e più mi sento a mio agio, portando inevitabilmente ad un ritmo decisamente alto con tutto sommato poco sforzo. Si avverte chiaramente lo schema motore anteriore-trazione posteriore, ma in qualche modo risulta meno “scattante” da un appoggio all’altro rispetto alla MX5, ripagando però con una stabilità e un’aderenza laterale superiore. Anche alla guida ritrovo la sensazione ottica di un passo leggermente allungato: l’avantreno va in appoggio con sicurezza, pur senza “schizzare” al punto di corda, mentre il posteriore “arriva” un attimo dopo, con sicurezza e senza sbavature. Viene così voglia di lanciarla in curva con aggressività crescente e trovo il mio stile portando la frenata fin dentro la curva e poi tornando senza ritegno sul gas. Qua e là le Pilot mollano un attimo la presa, per un attimo solo, aiutandomi a capire quanto impegno sto chiedendo alla piccola GT. Sono su un percorso veloce che, su una vettura non propriamente potentissima come la Toyota, permette di tenere il piede per molto tempo sull’acceleratore. Il telaio ha una rigidità davvero notevole e nasconde i 1200 kg di massa benissimo, guizzando da un punto di frenata all’altro senza dimostrare stanchezza o disagio.

Ecco, forse vorrei fosse più, come dire, portata alla rotazione già in inserimento. Diciamo che per i miei gusti attende un pò troppo ad indirizzarsi verso la via d’uscita, ma questo esemplare ha degli angoli caratteristici un po’ conservativi, quindi sospendo il giudizio. Curva a sinistra veloce, con un dosso proprio a metà. Arrivo forte, decisamente. Freno fino al punto di corda, ma questa volta porto qualche km\h di troppo e, proprio quando torno sul gas, il retrotreno scarta di lato. Per quanto la GT86 sia piccola e maneggevole è un sovrasterzo veloce, secco, di quelli che ti fanno reagire di puro istinto. Colpo di sterzo, acceleratore giù, la GT86 si raddrizza e fila via, con il campo di grano sulla mia sinistra che si trasforma in uno sfocato rincorrersi di giallo e verde. Mi distraggo un attimo e colpisco il limitatore, 3°, 4°. Lascio il gas e, mentre il 4 cilindri scende di giri, devo ammettere che sì, la GT86 mi piace.

Considerazioni finali

Le auto moderne, spesso, sono confuse. Vogliono fare troppe cose, assecondare tutti, unire mondi diversi. Se fossero esseri umani sarebbero in terapia, questo è sicuro. Mentre, se la GT86 fosse un uomo\donna\LGBTQRPSTS+-, e spero di non aver dimenticato nessuno, sarebbe uno di quelli che se la ride e si gode il momento fregandosene della posizione sociale, dello stipendio o di quanto si dice che ce l’abbia grosso. Il motore, ovviamente.

Certo, a tratti sembra un po’ seduta, priva di quel cambio di passo da peli dritti sulla nuca. La delusione dura, però, il tempo di ragionarci su: in un’epoca in cui la potenza e la coppia sono sempre dominanti nel rapporto con il telaio, salvati solo da un’elettronica sempre più brava a farci sentire fenomeni e da gommature e impianti frenanti da supercar di dieci anni fa, beh, la magia sta proprio qua, in questa lentezza di base. Hai il tempo, letteralmente, di capire l’auto, un’auto che ti parla, anzi ti urla, cosa sta succedendo sotto le sue ruote.

Lunga vita ai giocattoli per adulti.

Ma alla fine, quel freno a mano, l’avrò tirato o no?

Cira, che ti posso dire? Grazie mille. Hai nascosto benissimo l’ansia di lasciarmi la tua 86 appena ritirata, incredibile! 

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