audi s1 abt

- L’Audi S1 in ABT cattivi -

“...a tutto questo ABT aggiunge, leggo nelle famose 10 righe, una massiccia dose di prepotenza. Intervenendo sulla mappatura del TFSI, ABT tira fuori la bellezza di 310 cv e 440 nm di coppia, aumentando le probabilità di bullizzare il prossimo del 34%. Cosa ci dice questo? Primo, il TFSI standard montato sulla S1 è probabilmente stato mappato da Greta Thunberg. Secondo, che la S1 ABT si ritrova la potenza e la trazione della sorellona S3 ma con 100 kg in meno da spostare”.

Con queste premesse c’è da aspettarsi dalla S1 ABT un’esperienza di guida incredibile, o no? Ve lo raccontiamo qua di seguito. Abbiamo capito qual’è l’auto che Mosè sceglierebbe se dovesse aprire le acque. Anche voi preferite guidare sul bagnato?

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11 maggio 2021| scritto e pensato dalla mente malata di M.Carito | editato e corretto dal pensiero distorto di Gabry | Inquadrato, scattato, editato dalla mano mossa di Gabry

Apro Google e nella barra di ricerca scrivo “Audi S1 ABT”. 0,61 secondi dopo, a quanto dice quello sborone di Google, ho davanti la bellezza di 738.000 risultati. E non, che so, 738.001. Per fortuna il primo risultato è già quello giusto e rimanda al sito ufficiale di ABT. Entro, litigo con il tasto “accetta i cookies” e ci siamo, davanti a me c’è la foto della S1 rivista dai tizi di ABT. Si presenta bene, direi. La descrizione è scarna, persino per la proverbiale simpatia dei tedeschi: 10 righe 10, tipo cucciolone con quella storia dei morsi (per altro falsissima, brutti bastardi, ma lasciamo perdere). Considerando che fino a 2 minuti fa non sapevo nemmeno esistesse l’Audi S1 ABT, sono comunque 10 righe più colto di prima.

Vi spiego il perchè di questa ricerca su Google. Un ragazzo che ci segue, Federico, chiacchierando sui nostri social (a proposito: clicca qua e seguici sul nostro account Instagram, poi clicca qua e seguici sul nostro account Facebook), ha detto di avere un’Audi S1 ABT pronta per farcela provare. Ora, ovviamente la risposta non poteva che essere “SI”. L’Audi S1 è un’auto passata un po’ in sordina nonostante, sulla carta, abbia caratteristiche tecniche davvero uniche. Così, trovato l’accordo con Federico, il mio cervello monofase inizia a snocciolare dati e informazioni sparse sulla S1. “E’ l’unica compatta con la trazione integrale Quattro. O mi sbaglio? Il motore è lo stesso che troviamo anche sulle sorellone VW Golf GTI e Audi S3. E’ manuale giusto? Quanto peserà? Penso meno della S3…” Mentre sfrutto le mie limitate capacità mnemoniche, guardando l’infinito con aria poco intelligente, Federico lancia un: “Ha 310 cv, è ABT”. La mia faccia passa da scemo impegnato a fesso felice e mi rendo conto di aver sottovalutato quelle tre letterine. A - B - T. Ora, io di ABT ricordo la strepitosa TT-R da DTM del 2002. Ora che ci penso ricordo anche, vagamente, che i membri della famiglia ABT come piloti sono un po’...stravaganti. Oltre questo, non so nulla che riguardi la S1. Ed eccoci quindi su Google con l’obiettivo esplicito di colmare la mia ignoranza.

Di ABT ricordavo solo questa TT-R da Dtm. Datemi torto...

Partiamo dalla S1 “normale” che, già di suo, ha caratteristiche uniche. E’ basata sull’Audi A1 prodotta tra il 2014 ed il 2018 ed è, per ora, l’unica S1 mai prodotta, escludendo la serie limitata che aprì il ciclo, la bellissima e numerata Audi S1 Quattro.

Da fuori, in classico stile tedesco, la S1 si riconosce da una A1 TDI un po’ accessoriata solo per piccoli e tutto sommato trascurabili tocchi estetici. Troviamo paraurti un po’ più grintosi, 4 scarichi, i cerchi in lega dal design specifico, le pinze con su scritto “S1” e lo spoiler sul tetto. Ma è sotto pelle che c’è il grosso dell’impegno Audi. In meno di 4 metri l’Audi ha stipato un motore 2.0 litri Turbo TFSI da 231 cv e 370 nm di coppia, la trazione integrale Quattro con giunto Haldex, interni in stile RS3 in scala e un cambietto manuale a 6 rapporti. Tutta questa roba ovviamente pesa: 1415 kg dichiarati. Insomma, non proprio una ballerina, se consideriamo le dimensioni esterne piuttosto contenute. Sono o non sono caratteristiche uniche?

Ecco, a tutto questo ABT aggiunge, leggo nelle famose 10 righe, una massiccia dose di prepotenza. Intervenendo sulla mappatura del TFSI, ABT tira fuori la bellezza di 310 cv e 440 nm di coppia, aumentando le probabilità di bullizzare il prossimo del 34%. Cosa ci dice questo? Primo, il TFSI standard montato sulla S1 probabilmente è stato mappato da Greta Thunberg. Secondo, che la S1 ABT si ritrova la potenza e la trazione della sorellona S3 ma con 100 kg in meno da spostare. Tutte cose che, anche per uno che non si eccita particolarmente con le Audi, rendono questo modello decisamente appetibile.

Oltre questo, sempre nelle famose 10 righe, ABT informa di aver montato molle più rigide e 30 mm più corte, uno spoiler posteriore biplano e degli inserti nei paraurti.

Impressioni a ruote ferme

ABT deve avere contatti molto in alto, perché oggi sembra la mattinata perfetta per testare l’unica compatta dotata di trazione integrale. Non sta soltanto piovendo, diluvia, e sopra l’asfalto sembra esserci un dito d’acqua stagnante. Le montagne attorno a noi sono avvolte dall’umidità e se stai fermo per qualche minuto ti cresce il muschio sulle spalle. Insomma, la tipica giornata di primavera inoltrata. Dopo il caffè di rito è giunto il momento di dare un’occhiata alla S1 ABT di Federico. Devo dire che mi confonde un po’. L’unica immagine di S1 che avevo in mente è della “preserie”, la S1 Quattro da 300 e qualcosa esemplari di cui si parlava prima. Amavo quel design semplice, compatto e con qualche richiamo alle Audi da corsa. E’ un’estetica concreta ai limiti del brutale, esattamente ciò che dovrebbe fare una vettura nata per divertire. Colpa mia eh, ma insomma mi aspettavo qualcosa del genere.

la S1 Quattro a tiratura limitata

La S1 ABT che abbiamo di fronte è invece molto personalizzata a livello cromatico: bianco di base, tetto nero, cofano con megastrisciona nera, altra zona nera sotto i fari posteriori, fanali a calotta trasparente anche al posteriore, cerchi neri e dettagli rossi sparsi qua e là, così per spezzare la bicromia. Per i miei gusti c’è un po’ troppa roba, ma grazie al mio disappunto scopriamo che, oltre che generoso, Federico è anche molto paziente. Eh sì, perchè passo i primi 15 minuti, sotto l’acqua, telefono in mano, a rompere le scatole a Federico per fare della propria S1 una replica della S1 Quattro. Divento particolarmente petulante quando, googlando, vengono fuori i cerchi tipo “ventolone” montati su quella prima versione di S1. Ci pensa Baffo a portarmi sulla terra con un “Quei cerchi sembrano i coperchi delle latte del bianco da muro”. Ha ragione, in effetti. Non guarderò mai più quelle latte con gli stessi occhi.

Tutto questo “rumore” cromatico distoglie un po’ dalle forme della S1. Nell’insieme è levigata come un sasso, nonostante qua e là ci siano tagli netti sulla carrozzeria. In piedi di fronte alla S1 non si può che rimanere colpiti da quanto sia compatta, in particolare se si pensa a quanta meccanica c’è nascosta dentro. L’ala biplano ABT è un bel pezzo, peccato che sia nera e che sul nero del tetto e dei vetri posteriori si perdano un po’ i contorni.

Come sempre, colori a parte, le Audi sportive soffrono di timidezza cronica. Per me quattro terminali per un due litri sono un po’ ridondanti. Ma è anche vero che viviamo in un’epoca in cui anche un 1,4 turbo fa lo stesso, quindi sono io che sono un boomer, come direbbero i ggggiovani. La scritta “QUATTRO” sulla griglia davanti, invece, è un tocco ai limiti della perfezione. Secco, conciso, dritto al punto e con un font che spacca. Quattro. Mi piace. Osservando il gruppo ruota la domanda nasce spontanea: “Federico, ma queste molle sono più corte di 30 mm? Quella liscia deve essere altissima…” Lui mi guarda, sorride e mi dice: “No, in realtà sono lunghe uguali, sono solo più frenate”.

10 righe e sono pure imprecisi. Mah.

Apro la portiera ed ovunque si posi il mio sguardo si percepisce solo la qualità seriosa degna della migliore tradizione Audi. Mi siedo sul morbido sedile in pelle nera, che in questo esemplare è quello opzionale con il retro dello schienale a guscio rigido e stampa del logo “S1”. Il volante, anche lui optional, ha la parte bassa “tagliata” e anche qua il logo “S1” è ben visibile nella razza inferiore. Ha una dimensione davvero azzeccata: permette di vedere la strumentazione ma al tempo stesso ha una dimensione contenuta ed un impugnatura perfetta. Dietro la corona del volante c’è una strumentazione chiara e senza fronzoli, con la linea rossa del contagiri che inizia poco prima della tacca del “7” e con il tachimetro che indica come ultima cifra “280”. Devo dire che mi piace, è tutto semplice, chiaro e senza inutili effetti speciali, ma forse un po’, come dire, piatto. Appena più a destra, sul cruscotto, un po’ nascosto dalla corona del volante si trova il tasto per accendere il motore, illuminato di rosso. Lasciando scorrere lo sguardo in basso, verso il mio ginocchio destro, troviamo una vera rarità, sia per Audi che per il mercato odierno. E’ una cosa semplice: un’asta con un pomello semisferico in cima. Un cambio manuale: fa quasi strano, giuro. Ancora di più su un’Audi che, negli ultimi anni, ha distribuito DSG (o tiptronic, s-tronic o un altro tronic che non ricordo) come se piovesse su ogni modello della propria gamma. Detto questo, qua dentro è tutto di una serietà impressionante, a tal punto che quando faccio una battutaccia mi stupisco che dall’autoradio non esca una voce ad intimarmi di smettere di fare il cretino, che alla mia età la gente ha 3 figli e una casa in campagna. Me la immagino col tono di mia madre, chissà perchè.

Mi posiziono meglio sul sedile, che mi accoglie con una certa morbidezza, lo abbasso tutto giù e accendo l’S1. Quello che succede è...nulla. L’auto è in modalità “ECO” e al minimo non fa nessun rumore, quantomeno dal motore. 4 scarichi e nessun rumore: è come se Rocco Siffredi soffrisse di impotenza, più o meno. Il rumore vero viene dalla trasmissione, una specie di “clang-clang-clang” ritmato. Federico me lo legge in faccia e anticipa la mia domanda: “E’ il volano, le S1 soffrono un po’ a livello di trasmissione, quindi ne ho montato uno monomassa”. Io sono contento, con il volano monomassa la ripresa e l’accelerazione dovrebbero essere ancora più immediate. Ma non posso fare a meno di pensare che se un tecnico perfettino di Audi sentisse quel rumore avrebbe le convulsioni dal nervoso.

Su strada

La pioggia ha diminuito un po’ d'intensità, trasformando il muro d’acqua in poche gocce sparse, grosse però come meloni. La strada è fradicia, sporca di terra e fango ai lati e, nonostante oramai la conosca, ha davvero un aspetto poco rassicurante. Eppure, sulla S1 ABT, pochi minuti dopo essermi seduto alla guida, mi sento tranquillo come un bambino. Il perchè è semplice: l’S1 ABT sembra completamente imperturbabile, pioggia o non pioggia. Imperturbabile ma non lenta, assolutamente. Quando affondo per la prima volta il gas, in 3°, la botta di coppia che mi arriva sulla schiena è da sportiva vera, così come l’insistenza con cui questa botta continua al crescere dei giri. La risposta al pedale del gas è decisamente impressionante, con la lancetta del tachimetro che sembra girare con la stessa velocità di quella del contagiri e la S1 che cambia ritmo in un attimo. Ha talmente tanta ripresa che potrei sfruttarla a fondo solo nei rettilinei, affrontando le curve a bassa velocità e arrivare in cima a questa strada in un attimo. Federico mi ha premesso che alcuni si lamentano del fatto che la S1 ha del turbo-lag, ma vorrei spezzare una lancia a favore del TFSI. Il motore scarica i 440 nm tra i 1600 ed i 4000 giri minuto e vi assicuro che lo fa con una immediatezza quasi scioccante. Se, nella guida sportiva, volete che un’auto endotermica spinga già sotto i 1600 giri/minuto, beh, siete pronti per le auto elettriche. Complimenti! Sorpassati i 4000 giri/minuto la furia del motore sembra quasi prendere fiato in attesa dei fuochi d’artificio finali, con la potenza massima che arriva a 6000 giri/minuto e, a questo punto, la S1 che viaggia ad una velocità preoccupante. Mi accorgo però che, mentre quell’impressionante pezzo di ingegneria teutonica là davanti spinge come un ossesso, il resto dei miei sensi è quasi tagliato fuori dalla festa. Il suono del TFSI è migliore se ascoltato da fuori e me ne rendo conto solo dopo aver visto i video dei passaggi. Dentro è molto educato e tutto sommato trascurabile. Non suona comunque mai meglio di un soffiatore enorme, con una nota più acuta quando i giri si avvicinano alla zona rossa, tipo Darth Vader con la sinusite.

Mancano gli effetti speciali e non solo per le orecchie. La posizione di guida è da berlina, con la seduta comoda ed ampia a rafforzare la sensazione di essere su una GT e non su una bombetta turbo 4x4. Gli occhi, zona rossa del contagiri a parte, non hanno nulla che possa essere trasformato in pura eccitazione. L’S1 ABT, adesivi o no, sembra una vettura matura, adulta. Ma io mi chiedo: quale adulto, a meno di una grossa crisi di mezza età o di improvviso divorzio, comprerebbe una compatta sportiva? Inoltre, a quale ragazzo giovane non piace sentire un po’ di casino ed essere immerso dall’esperienza di guida? Ascoltando le sensazioni trasmesse dalla S1 è come se tutta l’auto cercasse di dirmi “contieniti, sii adulto”. Per dire: il comando dello sterzo è diretto e tranquillo, filtra tutte le informazioni provenienti dall’avantreno, restando sempre muto come un pesce e limitandosi a imprimere rotazione alle ruote anteriori. Portare più velocità in ingresso, con queste premesse, è un esercizio di fiducia assoluta in Audi, più che un processo di conoscenza reciproca uomo-macchina. Avantreno che comunque dimostra una compostezza esemplare, trovando trazione anche dove non dovrebbe. Grazie al passo corto, l’S1 curva in un unico fluido movimento, con il posteriore che segue senza nessun problema quando impostato all'anteriore. Il cambio manuale al momento non mi sta regalando quel brivido analogico che mi sarei aspettato, anzi, sto per dire qualcosa di che potrebbe essere usato contro di me in futuro. Nella S1 ABT, così “distaccata” nel proprio atteggiamento, il manuale è quasi fuori posto. Mi spiego: l'S1 sembra mi tenga volutamente distante da quei lati della dinamica che possano portare ad un errore. Come quando tua madre, mentre allungavi la mano per toccare qualcosa, ti bloccava il braccio senza smettere di parlare. Avete presente? Ecco, l’S1 ABT mi sta dicendo la stessa cosa. “Stai seduto composto e buono, schiaccia i pedali che al resto penso io”. Non voglio però che passi il messaggio sbagliato: l’S1 ABT sta affrontando questa strada con un ritmo vagamente assurdo, gestendo da sola quei noiosi concetti che rispondono al nome di trazione, trasferimento di carico e velocità di inserimento. Cose che, con la spinta poderosa che quel motore è in grado di imprimere alla S1, dovrebbero preoccuparmi. Ed invece, no. A questa velocità dovrei avere le pupille dilatate e un po’ di sudore sulle mani, ma nulla. Anzi, ho ancora abbastanza spazio nel cervello per analizzare altro. In inserimento l’auto si comporta come una trazione anteriore, quale in effetti è, almeno fino a quando l’Haldex non rileva una perdita di aderenza. Quasi per frustrazione arrivo a spalancare il gas sempre prima e con meno gradualità, che si parli di una S veloce o di un tornante. Con questo atteggiamento aggressivo, finalmente, riesco a far sudare un po’ l’S1: frenata decisa, mi inserisco in un tornante destro e spalanco il gas in 2° marcia. L’anteriore scarta leggermente di lato, quasi con disappunto per essersi fatto cogliere di sorpresa, il volante si alleggerisce tra le mie mani e le gomme anteriori mollano la presa sull’asfalto. Poi l’Haldex si sveglia, sposta parte della potenza alle ruote dietro e l’S1 si raddrizza con un lieve movimento dei fianchi, riguadagnando compostezza e trasformandola in una accelerazione impressionante. Addirittura, nel momento di maggior impegno da parte dell’avantreno, persino attraverso questo sterzo riesco ad avvertire quanto la S1 stia lavorando per correggere la mia “asinata”. Ripeto il giochino più volte e l’Haldex si dimostra sempre all’altezza, con un intervento perfettamente calibrato dopo un attimo di studio della situazione. Stiamo parlando di 440 nm e 310cv sul bagnato, non bruscolini, e questo è il massimo del difficoltà che riesco a provocare alla S1 ABT. Devo dire però che è un processo che mi mette quasi a disagio: è come se stessi brutalizzando inutilmente la meccanica solo per sentirla lavorare e tutto questo non ha molto senso. In questi frangenti il cambio manuale aggiunge connessione, tipo quando si passa dalla 3° alla 2° in scalata e viceversa poi in uscita, con la macchina che vibra leggermente a causa dell’Haldex e la velocità che aumenta come fossimo lanciati da una fionda, ma sono attimi.

Nei tratti veloci la S1 ABT resta serena e tranquilla e, anche se si percepisce come si metta sull’attenti appoggiando il peso sulle ruote esterne nel caso si molli il gas con il telaio in appoggio, non molla mai la presa. Resta così, composta e imperturbabile, come se avesse due binari di asfalto asciutto sotto di se. In questi casi l’intervento dell’Haldex è meno percettibile, più sfumato. Una cosa che apprezzo è come l’assetto della S1 sia controllato ma flessibile, senza quell’inutile rigidità che ammorba tante vetture moderne. In questo modo, valutando il beccheggio della scocca, si può intuire il livello di stress a cui si stanno sottoponendo gli pneumatici esterni. E’ una piccola crepa nel muro tirato su dalla S1 per tenermi lontano dalla strada e lo apprezzo molto, davvero. Vista la performance assolutamente impressionante sul bagnato, immagino sia impossibile metterla in crisi sull’asciutto, a meno di fare vere e proprie idiozie. Eppure, nonostante la capacità balistica di cui è capace, l’S1 continua a tenermi a distanza. Sono davvero colpito dalla capacità ingegneristica nascosta in questa vettura, ma la sto vivendo più come una dimostrazione che come un’esperienza. So che è un po’ un clichè, quando si parla di Audi, ma mi sento così. Finisco per guidarla a cannone sui rettilinei, a frenare fin dentro la curva e a ridare gas il prima possibile, cercando però di non sprecare nulla in inutili pattinate, lasciando così l’Haldex più libero di riflettere. Così facendo l’Audi S1 ABT sbriciola questo difficile percorso senza fare una piega, con attimi di assoluto stupore, come quando esco da una esse impegnativa con il gas spalancato in 2°, per poi inserire il più velocemente possibile la 3° e 4°, con la schiena incollata allo schienale e la piccola ABT che apre le acque come Mosè, brutalmente efficiente. Ma, come capite, per vivere questi attimi bisogna spegnere il cervello fin troppo per le strade aperte al pubblico. Quando mi fermo mi rendo conto che, tutto sommato, non mi è rimasto molto impresso nel cervello. La piccola Audi potrebbe andare avanti così per tutta la giornata, imperturbabile, ma ritengo di poter lasciare la l’S1 ABT al legittimo e generoso proprietario.

Considerazioni finali

E’ quasi come se nell’auto convivessero due anime in contrapposizione netta. Da un lato il distacco e la soppressione quasi matematico di tutto ciò che può essere anche solo lontanamente “caratteriale”. Dall’altro, una strabordante potenza ed un aspetto da piccola bomba, anche se nascosto dalla timidezza della carrozzeria. Mi confonde e frustra in egual misura. Mettiamola così: se siete di quelli impressionati dall'ingegneria e la velocità in linea retta vi eccita, l’S1 potrebbe essere l’auto perfetta per voi. Veloce, facile da guidare e immagino molto cool nei “giri” giusti. Se però quando siete tra amici ciò che raccontate sono aneddoti tipo “...fa un suono incredibile…” “...sembra quasi di toccare con mano la strada attraverso lo sterzo….” oppure “..si è messa un filo di traverso ed è rimasta così…” beh, allora l’S1, anche con la potenza impressionante di cui l’ha dotata ABT, potrebbe non fare per voi.

Un ringraziamento enorme a Federico, per l’occasione di guidare la sua velocissima auto su un tracciato così impegnativo. Ti ringraziamo davvero tanto, grazie! Più su, nel caso volessi dare ancora un’occhiata, ti ho messo una foto della Quattro numerata...così, per dire.

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