hyundai coupe' 2.7 v6 fx

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...Nelle curve più ampie, invece, dove il telaio ha più tempo per adattarsi alle richieste, la Coupe si riesce a far scorrere con più soddisfazione. Intendiamoci, il sottosterzo arriva, ma è una sfumatura sul punto di corda e in uscita, più che un limite in entrata. Questo, però, a patto di guidare bene, e per bene intendo con traiettorie morbide e un’azione sul volante e sui freni dolce e progressiva. Fatelo e la Coupe si appoggierà sugli pneumatici esterni e curverà, mollando un po’ la presa o tenendo la linea  seconda che si esca con il gas a fondo o si cerchi, tramite una pressione costante sul pedale dell’acceleratore, di tenere il telaio in equilibrio. E’ un comportamento simile a quello provato sulla Fiat Coupè…”

La Coupe coreana è stata vista come la versione “discount” di una sportiva. Ok, Hyundai allora non è quello che è ora, eppure ora stiamo vedendo i frutti di un seme gettato anni fa, anche con questa Coupe. Per la cronaca, oggi potreste trovare un V6 come quello del test al prezzo di una citycar marcia e stracarica di chilometri. Insomma, è giunto il momento di metterci le mani sopra…

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20 giugno 2023|   scritto e pensato dalla mente malata di M.Carito   |   editato e corretto dal pensiero distorto di Gabry   |   Inquadrato, scattato, editato dalla mano mossa di Sebastian Iordache

Prima di fare quella faccia, guardatevi attorno. Siamo sull’orlo del baratro, se non lo avete capito: l’elettrico avanza, l’ibrido incalza e anche quando nessuna di queste due motorizzazioni new age sono presenti le auto sono spesso pallide pantomime di auto sportive, un misto di paura di non piacere alle masse e di compromessi vari ed eventuali. Pippe mentali e vigliaccheria, il massimo della vita. Basti pensare che, persino le compatte sportive, quasi tutte vengono proposte solo a cinque porte e, magari, automatiche. Quella che vedete, l'avrete riconosciuta, è una Hyundai Coupe di seconda generazione, un’auto che ha avuto il merito di far conoscere un certo lato “giocoso” della Casa Coreana. Casa che, evidentemente, ci ha poi preso gusto, considerate la fenomenale I20N  (Qua trovi la nostra prova completa) e la I30N  (Qua trovi la nostra prova completa) con cui oggi domina o quasi le proprie categorie. Non solo: il buon Federico, il nostro videomaker, quando ha deciso di togliersi lo sfizio “Coupe” ha puntato il massimo disponibile, ovvero la V6. Esatto, quella che oggi avrò tra le mani è una rara Coupe mossa dal 2,7 litri, V6 per l’appunto, da 167 cv.

E’ un esemplare decisamente in ordine, con pochi chilometri e perfettamente funzionante, un vero unicorno. Quindi, e parlo con voi che nonostante tutto avete ancora un’espressione di superiorità, considerate che Federico l’ha pagata meno di 5000 €, cifra per la quale ha acquistato un coupé con motore plurifrazionato, un carattere ben determinato e una certa rarità. Ora che, spero, ho acceso l’interesse anche in quelli più brontoloni, non mi resta che capire se, oltre a tutto questo, può essere anche divertente da guidare, se ha anche una certa scintilla di vitalità.

Impressioni a ruote ferme

La prima sorpresa della giornata arriva, semplicemente, osservando la rossa carrozzeria della Coupe. Non l’avevo mai notato, ma penso che i designer Hyundai dell’epoca avessero una grossa passione per le auto inglesi. Il cofano anteriore ha due spigolosi rigonfiamenti che corrono su tutta la lunghezza, che sfociano poi nei grossi fanali squadrati. Non so bene perché, ma c’è qualcosa nell’andamento di questi che mi ricorda la Jaguar XJS degli anni ‘70.

Il tre quarti anteriore è al tempo stesso ingenuo e piacevole, se non proprio aggressivo, con il paraurti anteriore che sfoggia tre grandi prese d’aria e un'ulteriore apertura tra cofano e paraurti stesso. La fiancata è segnata da una doppia “branchia”, e non è un caso: in America la Coupe è stata commercializzata con il nome di “Tiburon”, “squalo”, in spagnolo. Da questa “branchia” partono due profonde nervature che muovono la fiancata, decisamente massiccia, e accompagnano al posteriore. La vetratura è minima, e la forma dell’abitacolo è una sorta di goccia, come da manuale della perfetta coupè. Alla vista dei fanali posteriori, e non prendetemi per pazzo, il mio cervello trova una vaga somiglianza con la… Tvr Cerbera.

Ok, non so nemmeno io bene il perché, ma è così. I fanali sono grandi e “cascano” un po’ verso l’interno, incorniciando un piccolo baule con tanto di spoiler integrato. Il paraurti ha una forma tutto sommato semplice: ciò che attira lo sguardo è il doppio scarico, dai terminali rotondi, uno per lato. E’ un’auto dal design lineare: tracciate il profilo di una coupé senza pensarci troppo, e probabilmente assomiglierà nei tratti a questa. Certo, con un set di cerchi dall’ET giusto e un assetto più basso tutto potrebbe sembrare decisamente più convinto e compiuto, ma non esageriamo con le pretese. Il V6, dalla cubatura generosa ma dalla potenza specifica bassa, è il motore perfetto per il mercato americano, e l’abitacolo non fa altro che confermare la strizzatina d’occhio che questo modello ha dato al mercato USA fin dall’inizio.

Le poltrone anteriori, rivestite in pelle nera, hanno fianchetti decisi ma sono di taglia abbondante. Il volante, di dimensioni generose, ha una impugnatura morbida, mentre le plastiche sono di qualità media. Il cruscotto è quanto di più lineare e semplice possiate immaginare, con grossi strumenti circolari esattamente dove ve li aspettate. Il punto luce è dato dalla pedaliera, in alluminio, e da alcune finiture cromate, come il contorno della leva del cambio manuale. Mi ripeto, i ragazzi della Hyundai hanno pensato bene al mercato USA: guardate i tre strumenti circolari, proprio sopra l’autoradio, e ditemi se non potreste immaginarli su una Mustang, tanto per dirne una. Si può percepire lo stato embrionale del progetto Hyundai, quantomeno se parliamo di prodotto sportivo, come se si fossero detti: “ok, proviamo a fare un coupè, ma senza fare troppo i fenomeni…” Detto ciò, però, pensate alla prima versione della Coupe e ora guardate questa, ovvero la seconda: col senno di poi, in particolare visti i risultati odierni, è percepibile l’impegno profuso già ai tempi dai Coreani per diventare qualcuno anche nel mondo delle auto da divertimento. Inserisco la chiave nel quadro e accendo il V6: è educato e tiene un contegno un po’ distaccato, ma il tipico pulsare è ben percepibile e regala da subito una sorta di esoticità. Ottimo.

Su strada

La Coupe mi accoglie con un certo aplomb. E’ impegnata a cullarmi dolcemente: il pulsare del motore, così ovvio al minimo, sparisce ai bassi regimi, tanto che stranamente ogni tanto suona quasi come un 4 cilindri. Il cambio è muscolare e pretende una piccola pausa in centro, prima di inserire il rapporto successivo. Detta perfettamente i tempi calmi e misurati della V6. La seduta è un po’ alta e i grossi sedili sono morbidi, abbracciandomi come una vecchia zia con svariati chili di troppo, e anche lo sterzo risponde con calma e un certo distacco. Insomma, la Coupe è palesemente una GT, e nel caso in qualche angolo del mio cervello questo non fosse chiaro ci pensa lei a ricordarmelo, in ogni punto di contatto uomo-macchina. Sembra voler dire “ehi amico, goditi la vita, che corri a fare…”, ma c’è anche altro.

Prima cosa, ad un ritmo che è già allegrotto, resto impressionato da come le sospensioni, a ruote indipendenti con schema MacPherson, cerchino di seguire le traiettorie impostate. E’ morbida e cede al rollio, ma non per questo sembra perdere aderenza con facilità. Non solo, il telaio sembra voler chiarire che ama far lavorare anche il posteriore, quantomeno in appoggio, spazzando via il timore di una vettura pesantemente sottosterzante e con una grosso e pesante motore a spingere ulteriormente fuori traiettoria la vettura. Pochi chilometri e penso di essere arrivato al limite di decenza della Coupe, quello oltre il quale ci si sente un po’ scemi a chiedere di più ad un mezzo decisamente a disagio nel venirti dietro. Non prima, però, di aver disattivato il TCS, tanto solerte nell’intervenire quanto completamente inutile. Incuriosito lo spengo, giusto per accorgermi che non ce n’è alcun bisogno, visto che la Coupe scarica sempre la potenza, senza alcun problema, anche in uscita dai tornanti. Mah. Semplicemente, il pacioso V6 non ha abbastanza forza per far sbandare l’anteriore, per quanto ci dia dentro. L’erogazione è fluida, tonda, pastosa, ma mai violenta: insomma, ciò che ci si aspetta da 167 cv che spingono 1350 kg. Apprezzo, però, che il V6 eroghi in crescendo fino ai circa 6000 giri\minuto e che lo faccia con una bella voce, anche se troppo a basso volume. Esattamente come per il cambio anche tutto il resto della Coupe chiede di essere guidato con un certo contegno, con la giusta calma. Ogni tanto spingo un po’ di più, portando un po’ più “dentro” la frenata o cercando traiettorie più aggressive, e subito la Coupe si disunisce un po’, restando però al contempo composta e sotto controllo.

Non riesco a essere troppo duro con lei, ed il perché è chiaro e lampante: pur non creando grandi aspettative, si percepisce un po’ come la sneakers non di marca ma comoda e buona per tutte le occasioni che tutti abbiamo ed apprezziamo. E’ adorabile, ma non le chiederei mai, che so,  di giocare a calcio o di andare a correre, giusto? Ecco, allo stesso modo, non ci si sente in diritto di chiedere chissà cosa alla V6, eppure nonostante questo riesce, con il suo ritmo calmo e misurato, a far produrre a chi guida delle endorfine. E’ un’auto adatta a chi, come Federico, vuole entrare con calma nel mondo delle auto prestazionali. Ed infatti Federico è così: calmo, misurato, con un cuore grande ma che gira piano, rilassato. C’è una persona più esotica di così, al giorno d’oggi, in cui la maggioranza insegue l’apparenza e parlano senza dire nulla? Riesco a tenere un ritmo arrembante continuando a chiacchierare, con gli pneumatici che fischiano di sottofondo e il telaio che flette con dolcezza, senza mai lasciarsi andare a momenti di fastidio nei miei confronti. E’ talmente accondiscendente che, ad un certo punto, mi viene da pensare che sarebbe un’ottima vettura per guidatori alle prime armi con l’intenzione di girare su una pista di quelle toste, che so, tipo il "Ring". Questi potrebbero godersi l’esperienza senza temere brutte sorprese, anche perché il posteriore è sempre docile e, anche quando scivola, il V6 ha abbastanza coppia da riportarlo in linea premendo il pedale del gas. Per togliermi ogni dubbio, comunque, smetto per qualche curva di fare il filosofo e ci do dentro sul serio. Per amore di cronaca eh, non per altro. Mi sistemo meglio sulle ampie poltrone, facendo scricchiolare la pelle con il mio peso, e approccio ad una serie di curve con il coltello tra i denti. Come prevedibile nelle svolte più strette l’anteriore perde  velocemente la linea, la trazione e l’aderenza sfumano e il sottosterzo si fa avanti. Remando un po’ con lo sterzo si riesce a contenere la deriva, ma come immaginate non è un momento particolarmente eccitante.

Nelle curve più ampie, invece, dove il telaio ha più tempo per adattarsi alle richieste, la Coupe si riesce a far scorrere con più soddisfazione. Intendiamoci, il sottosterzo arriva, ma è una sfumatura sul punto di corda e in uscita, più che un limite in entrata. Questo, però, a patto di guidare bene, e per bene intendo con traiettorie morbide e un’azione sul volante e sui freni dolce e progressiva. Fatelo e la Coupe si appoggierà sugli pneumatici esterni e curverà, mollando un po’ la presa o tenendo la linea  seconda che si esca con il gas a fondo o si cerchi, tramite una pressione costante sul pedale dell’acceleratore, di tenere il telaio in equilibrio. E’ un comportamento simile a quello provato sulla Fiat Coupè 16v Turbo (Qua trovi la nostra prova completa), una specie di media tra un telaio non rigidissimo e le proprie richieste, un balletto tutto sommato divertente se vi piace chiacchierare con la meccanica. Appena posso, a ruote dritte, affondo il pedale del gas, il V6 ci spinge dolcemente su per la strada e, per l’ennesima volta, dico a Federico che ci andrebbe uno scarico dritto.

Scendo dalla Coupe rilassato e tranquillo, quasi che il deodorante nell’abitacolo fosse al gusto marijuana.

Considerazioni finali

Partiamo dal dire che, probabilmente, la Coupe è meno apprezzata di quanto dovrebbe essere. Vero, non è una sportiva nel senso stretto del termine, ma rientra di diritto nelle GT, e questa valutazione non cambia in funzione del prezzo o della “fighezza” al bar di un Marchio rispetto ad un altro. E’ una coupè, ha un motore plurifrazionato e funziona con una dolcezza invidiabile. Anche se non ha un vero e proprio lato giocoso, è accondiscendente e risponde con coerenza, tanto che  alle volte la si provoca solo per avere una piccola lezione applicata di dinamica del veicolo, tanto le inerzie e come esse modificano l’equilibrio arrivano chiare al pilota. Quest’ultima capacità, in particolare, la rende una compagna affidabile, se non proprio la più divertente del mondo.

Al prezzo di una citycar usata senza troppe pretese potreste comprare una Coupe V6. Sì, insomma, a me non fa ridere per nulla.

Fede, grazie mille. Sono felicissimo che tu ti sia tolto questo “sfizio”: te lo meriti. Se voleste seguire il lavoro di videomaker e content creator automotive di Fede, seguitelo su IG e Youtube: serafico.media

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