renault megane rs 250

- chi si accontenta gode -

“E’ facile fidarsi dell’avantreno proprio perché è cristallino nelle informazioni e progressivo nella risposta agli input, ma non per questo lento o compassato. Anzi, si butta con così tanta voracità al punto di corda che la spalla degli pneumatici invernali fatica a star dietro al processo, posso chiaramente sentire attraverso il fondo dei pantaloni il ritardo dovuto alla carcassa morbida. La percezione è quella di essere seduti al centro di un’auto di medie dimensioni, con un basso baricentro e una carreggiata anteriore capace di allargarsi all’aumentare delle richieste, questa sì, una caratteristica tipicamente Renault Sport…”

In un mercato del nuovo sempre più piatto e in quello dello usato sempre più dopato dai sedicenti affaristi è sempre più difficile trovare un’auto al giusto prezzo.

Scavando, però, penso di aver trovato una delle pochissime auto ancora a prezzo e con qualità di guida eccezionali.

Ding-dong: consigli per gli acquisti (forse)

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28 meggio 2024|   scritto e pensato dalla mente malata di M.Carito   |   editato e corretto dal pensiero distorto di Gabry   |   Inquadrato, scattato, editato dalla mano mossa di Sebastian Iordache

Ragazzi (e ragazze, confusi, fluidi, ambidestri, pelati, tutti…), qua c’è da darsi una svegliata. C’è da mettersi seduti comodi, con una bella tazzona di tisana finocchietto della Ande e incombusto di Mazda 787B,  a spiluccare per bene il mercato dell’usato, perché altrimenti non se ne esce più e ci si ritrova tutti dallo psicoterapeuta. Partiamo da ciò che sappiamo: le nuove auto sono un disastro. Le auto “del popolo”, sempre che esistano ancora, hanno l’appeal di un microonde: oggetti senza cuore, tutti uguali, anestetizzati. Per avere qualcosa che davvero ci renda felici dietro al volante bisogna spendere cifre assurde, cosa che per definizione taglia fuori una buona fetta di noi appassionati senza il papà ricco. Fino a qualche anno fa c’erano le care, vecchie, meravigliose sportive usate a soddisfare ogni nostra voglia, una sorta di buffet a portata di mano, dispensatrici di gioia e passione di settima mano. Ma ci è stato tolto anche questo: con un futuro sempre più lanciato verso quel muro di mattoni chiamato “auto elettrica”, e un sempre più assurdo appiattimento generale a livello di proposta da parte delle Case, le care vecchie sportive usate sono diventate la preda ideale di sedicenti affaristi o pseudo tali. Come risultato le valutazioni sono schizzate per aria, rendendo persino una democratica Renault Clio RS3 spesso inaccessibile ai ragazzi più giovani. Tra l’altro, finendo così nelle mani di ex collezionisti di francobolli che poi, con aria saputella, se ne escono con cose tipo “ma no, ci faccio solo qualche raduno… è speciale, ha anche la targa originale e i tappetini dell’epoca, non la voglio rovinare, sta salendo di valutazione…”.

Gente senza anima. Gente che, se potesse, farebbe i figli con i pantaloni addosso per non doversi fare un bidet. Ed eccoci qua, caro giudice: giuro, non volevo colpirlo così forte.

La paura fottuta che tutto il mondo dell’auto che amo sia finito, oltre alla personale deformazione personale e professionale, mi rende un osservatore attento del mercato dell’usato. Ogni tanto, così facendo, scopro un piccolo spiraglio di luce: in una sessione pre-nanna di Autoscout\Subito\Marketplace mi è saltata all’occhio una vettura decisamente appetibile e che, nel panorama moderno, potrebbe essere una delle poche a mantenere un valore intrinseco superiore alla valutazione economica. Miracolo.

Visto che siamo tutti una grande famiglia voglio condividere con voi la mia scoperta: la Megane RS di terza generazione. Prima di insultarmi, aspettate un attimo: parlo degli esemplari senza l’opzione Cup. Ok, anche io la preferisco con il telaio Cup ma, ragioniamoci: al prezzo della sorellina aspirata Clio RS3, la Megane RS regala 50cv in più, un telaio comunque messo a punto dal reparto Renault Sport e l’accesso a prestazioni globalmente superiori e, forse, più mature.

Ora non resta che capire se anche su strada la mia intuizione sia valida. Ma soprattutto se, sottraendo il corposo pacchetto Cup, la ricetta Megane RS resti abbastanza gustosa da poter essere presa in considerazione anche da chi, come noi, non fa sconti sotto il profilo del godimento al volante. 

Impressioni a ruote ferme

Partiamo bene: a livello estetico la RS 250 colore Nero Etoilè che ci ha messo a disposizione Classy Car (www.classycar.it) differisce solo per pochissimi dettagli rispetto alla sorella Cup (Qua trovi la nostra prova completa). Esattamente come lei, il frontale è la parte più riuscita, con quegli allargamenti vecchio stile dominato dalla grossa presa d’aria. La Megane di questa generazione è un po’ hatchback e un po’ coupé, una sorta di ibrido tra i due mondi, e ancora oggi mantiene una personalità adorabile. I cerchi in lega da 18 pollici sono decisamente meno aggressivi di quelli montati sulla Cup, in particolare nella scelta dell’Et. Dietro di loro fanno capolino delle bellissime pinze freno Brembo, l’unico dettaglio da cui potete capire al volo (sempre che non siano state riverniciate…) se la vettura è dotata dell’opzione Cup: su quest’ultima le pinze sono rosse, mentre sulla RS troviamo un più tranquillo grigio. I dischi baffati, invece, sono gli stessi.

La fiancata è decisamente filante, tipo una grossa saponetta, mentre il posteriore va un po’ interpretato. E’ meno definito, in qualche modo, un po’ troppo buttato là e imponente, ma quando un’auto sfoggia uno scarico centrale come quello della RS beh, si può anche passare sopra ad una certa pigrizia stilistica. Questo esemplare fa un po’ Batman, con il nero imperante che si estende anche ai loghi, ma devo dire che ha un fascino stealth tutto suo. Se la si osserva nel dettaglio fa sfoggio di grande decisione, ma basta allontanarsi di qualche metro perché appaia seria e quasi mimetica. L’ideale, insomma, per passare davanti alla pattuglia dopo un paio di curve a fuoco.

Apro la lunga portiera e mi trovo davanti un abitacolo decisamente meno hardcore di quello che troverei sulla Cup, ma non per questo privo di carattere. I sedili sono ben profilati e, con i dettagli giallo acceso, mi fanno l’occhiolino con la lascivia di quella signorina che in piena notte aspetta il pullman all’angolo. Anche le cinture di sicurezza sono gialle, di un giallo che non ammette repliche. Sarà un dettaglio, come dire, poco influente, un vezzo, eppure mi piacciono moltissimo, posso dirlo?

Mi lascio scivolare dentro i sedili, appoggio i piedi sulla bella pedaliera in alluminio e, proprio di fronte a me, ecco il volante con cuciture e punto “0”, in stile rally, ovviamente di un bel giallo acceso. Il semplice cruscotto contiene una strumentazione leggibile e piacevole, con al centro il tachimetro e, sulla sinistra e unico strumento a fondo giallo, il contagiri con tanto di cicalino con indicatore di cambiata. Il resto dell’abitacolo è semplice e lineare, con il pomello del cambio a 6 rapporti alla giusta distanza dalla mano destra e una generale sensazione di buona qualità costruttiva. Nessuna lucina inutile, nessun maxi schermo curvo a 55 pollici, nessuna modalità di guida da scegliere, eppure non sembra mancare nulla. C’è persino il navigatore, cos’altro vi serve? Inserisco la scheda che funziona da chiave nell’apposita fessura (fa sempre un po’ bancomat…) e premo il pulsante di accensione. Il 2.0 turbo benzina F4RT si accende con un suono ovattato e contenuto, decisamente poco RS. La posizione di guida è buona, distesa il giusto, ma rispetto agli spettacolari sedili Recaro montati sulla Cup sono leggermente troppo alti e vorrei poter avvicinare di più il volante al mio petto, ma stiamo parlando di sfumature, di pochi centimetri: la posizione di guida e il vibe generale è quello che ci si aspetta da un prodotto Renault Sport.

Su strada

Siamo su un tracciato decisamente tortuoso, un nastro di asfalto che taglia in due, avvolto in un meraviglioso intrico di alberi secolari, una montagna. E’ un percorso degno di un rally, per l'esattezza quello Città di Torino, che frequenta queste zone da decenni. Il percorso, più vicino sulla carta alle caratteristiche di agilità e dimensioni compatte della sorellina Clio che a quelle storicamente più votate alla pista della Megane, è una scelta voluta. Se la Megane RS dovesse brillare, nonostante sia priva, tra le altre cose, dell’aiuto dell’autobloccante Torsen in forza alla Cup, allora potremmo essere di fronte ad un gioiello nascosto. Vedremo. Sono già felice di poter affermare, con grande sicurezza, che la RS ha la medesima, meravigliosa, ormai malinconica sensazione proveniente dall’avantreno e che accomuna tutti i prodotti Renault Sport, a partire dalla Twingo Rs (Qua trovi la nostra prova completa).

E’ una sorta di scorrevolezza, di perfetto calcolo di leve e appoggi, di bilanciamento e gestione delle forze laterali. Attraverso la corona del volante ogni piccola rotazione si trasforma in cambio di direzione ma, contrariamente a quanto succede su alcuni prodotti più recenti che propongono una iperattività nei primi gradi di rotazione studiata appositamente per far percepire un'agilità che in realtà non esiste, qua tutto avviene in modo naturale. All’aumentare della rotazione e delle richieste di aderenza la Megane si appoggia, schiaccia gli pneumatici a terra e restituisce sterzata e cambio di direzione sempre con grande coerenza. E’ facile fidarsi dell’avantreno proprio perché è cristallino nelle informazioni e progressivo nella risposta agli input, ma non per questo lento o compassato. Anzi, si butta con così tanta voracità al punto di corda che la spalla degli pneumatici invernali fatica a star dietro al processo, posso chiaramente sentire attraverso il fondo dei pantaloni il ritardo dovuto alla carcassa morbida. La percezione è quella di essere seduti al centro di un’auto di medie dimensioni, con un basso baricentro e una carreggiata anteriore capace di allargarsi all’aumentare delle richieste, questa sì, una caratteristica tipicamente RS. Il rollio c’è, ma i movimenti della cassa restano naturali e ben controllati, perfetti per le stradine secondarie piene di avvallamenti, cambi di pendenza e asfalto butterato. Lo ammetto: per i primi chilometri sono completamente rapito dallo sterzo, comunicativo ma capace di escludere il pilota dalle distrazioni inutili della strada, e dall’avantreno flessibile e tenace.

Rispetto alla Cup provata in precedenza, dotata di pneumatici estivi prestazionali e molle ribassate, questa Rs appare, come ci si aspetterebbe, molto più rilassata e con limiti di tenuta più sfumati. Eppure, in qualche modo, questo costruisce più velocemente un certo feeling fatto di fiducia e comprensione del processo dinamico. Ma, come ben sappiamo, l’avantreno è solo metà dell’auto. C’è un altro asse da tenere di conto, quando si prova un’auto, in particolare se è un mezzo costruito in Francia: quello posteriore. La Cup è stabile, sui binari, ferocemente incollata all’asfalto, il posteriore libero di regalare qualche grado di rotazione, giusto per aiutare nell’inserimento, a meno di provocarlo per il puro gusto di fare i numeri da circo. Nella Rs, dotata rispetto alla Cup di barre antirollio dal diametro inferiore e un assetto più morbido, il posteriore è decisamente più espressivo e protagonista. Vuoi per gli pneumatici invernali, vuoi per l’avantreno comunque pronto a lanciarsi in curva, ma il posteriore appare sempre, a qualunque velocità, in punta di piedi. Sono molto, molto colpito da questo comportamento. Inizio a prendere ritmo, facendo sfogare il 4 cilindri fino al “biiip” dell’indicatore di cambiata. Anche il motore è decisamente piacevole e a suo modo stupefacente. A dispetto di ciò che recita la scheda tecnica, ovvero 340 nm di coppia a 3000 giri\minuto e 250 cv a 5500, la spinta è sì costante e robusta, ma non a discapito della progressione. E’ ancora uno di quei turbo piacevoli da spingere al limite, senza stitichezze varie agli alti regimi, cosa che non si può dire di molti turbo moderni. Il suono, beh, deve piacere. La Rs è decisamente isolata dal suono esterno ed il motore suona un po’ come un grosso aspirapolvere, ma quantomeno è un suono particolare. Il cambio è morbido ma non velocissimo, preciso ma sensibile ai maltrattamenti: un minimo di pausa nella zona centrale e poi inserire il rapporto successivo è ciò che ci vuole. Purtroppo la bella pedaliera non è ben distanziata per il punta-tacco, ma a parte il piacere del gesto meccanicamente non se ne sente il bisogno.

Seconda, terza, la strada serpeggia, a sinistra la montagna e dall’altro lato la vallata che scorre veloce tra un albero e l’altro. Freno forte, l’impianto Brembo con dischi forati reagisce con forza ma mostra un po’ di fading, l’avantreno preme gli pneumatici a terra e il posteriore si solleva, serpeggiando leggermente. E’ un comportamento talmente lontano dall’impassibilità, che so, di una Golf GTI 7,5 Performance (Qua trovi la nostra prova completa), da segnare pienamente l’esperienza. L’avantreno scava e si aggrappa all’asfalto, mentre il posteriore si solleva e invita all’essere usato attivamente per indirizzare l’auto. Con la fiducia assoluta che l’asse anteriore ha inculcato in me prendo il tempo con il serpeggiare del posteriore, inserisco a destra, correggo con lo sterzo e mi lancio in una sinistra in discesa, in un unico movimento nel quale la sterzata è attivamente regolata non solo dallo sterzo, ma anche al freno e dal conseguente alleggerimento dell’asse posteriore. I successivi passaggi sono tutto un regolare il posteriore in ingresso, inchiodare l’anteriore in traiettoria e poi spalancare il gas. A questo punto, con le invernali oramai scaldate, qua e là la Megane perde la guerra con la trazione, sottosterzando leggermente sotto gli attacchi del 4 cilindri, ma tutto questo avviene talmente tardi rispetto alle mie aspettative, e con così tanta gradualità, da stupirmi ancora.

Alle volte mi lascio andare, freno a fondo fino al punto di corda, e il posteriore si libera e scivola con decisione. In questi frangenti ci si sente eroi, anche perché l’arma definitiva è sempre quell’anteriore magico: affondo il gas, il peso si sposta dietro, la scivolata si stoppa all’istante e la potenza arriva con decisione sulle ruote anteriori, sparandomi fuori dalla curva. Mi manca il Torsen? Sì, ovviamente. Quanto? Meno, molto meno di quanto mi aspettassi. Il walkie-talkie gracchia, è Seba che mi chiede di fermarmi un attimo per risistemare le camere, quindi rallento e prendo un bel respiro. Mi fermo e Edo, Simo e Seba iniziano a ridere, tirando fuori i cellulari: dai freni anteriori si alzano ampie volute di fumo. Effettivamente il pedale centrale si è allungato un pochino negli ultimi chilometri e con esso la frenata, ma non pensavo di aver tenuto un ritmo così importante. Direi che non ci sono più molti dubbi sulle capacità di questa Rs può tenere, anche sul campo giochi perfetto per la sorellina Clio…

Considerazioni finali

Io sono come voi. Anche per me, lo dico chiaramente, prima di questo test la Megane andava comprata con telaio Cup e tutto il resto. Ora però le mie convinzioni vacillano. Non dico di non amare la Cup, anzi, però in qualche modo la Rs, abbassando i limiti di tenuta e liberando nel contempo l’accesso al proprio fantastico equilibrio, aumenta la quantità di momenti in cui è possibile costruire ricordi indelebili alla guida. La RS si mette a completa disposizione degli input a velocità decisamente più basse, e questo abitua il pilota al proprio modo di scorrere, muoversi, scivolare, incidere la traiettoria. Subito dopo, ti insegna ad usare il suo equilibrio mobile, in stile caccia di ultima generazione, quelli dove si usa l’instabilità per aumentare l’agilità massima. Dove con la Cup entri ed esci, in stile missile guidato al laser, la RS obbliga a lavorare di più, a capirla, a percepire le inerzie e lo spostamento dei pesi. Non è tutto ciò che vogliamo, che cerchiamo, che aneliamo, dalla guida? La Cup, sicuramente, è più efficace e intrinsecamente veloce, in particolare tra i cordoli di una pista. Su una strada come questa, un tracciato reale, penso lo sarebbe solo frazionalmente. Sono il primo ad essere stupito da ciò che ho scritto.

Adoro la Clio RS3, sul serio. A parità di prezzo, però, la preferirei alla Megane Rs?

No, mi sa di no. Scusa Clio…

Un enorme grazie a Paolo e a Classy Car Torino per l’ennesima vettura prestata a noi Arrugginiti.

Se siete interessati a questa Megane RS, e magari volete parlarne con me, potete trovarci in Via Solero 2, a Torino - 347.8283953

www.classycar.it

IG - FB: ClassyCarTorino

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