peugeot 206 rc

- l’eroina timida di casa Peugeot -

“...devo però dire che, nei rari momenti in cui riesco a portare il motore in zona calda, la RC si trasforma: la velocità cresce con decisione e finalmente raggiungo quel livello di “attacco completo” che rende veramente speciale una guidata. Rettilineo in leggera discesa, 3° piena, frenata a ruote dritte prima di una stretta sinistra che si lancia nel bosco, dove ci attende una veloce chicane piena di bump. I freni reagiscono con forza all’inizio e, quando chiedo un piccolo sforzo ulteriore, sento la pompa insultarmi attraverso il pedale centrale, scalo in 2° con un bel punta tacco, inserisco. L’avantreno reagisce all’istante…”

La Peugeot 206 RC ha tutte le carte in regola per entrare nel mito delle compatte sportive. Eppure, per qualche motivo, non ha fatto breccia nei miei ricordi: ai tempi venne considerata dai tester meno affilata dalla Clio RS e in breve tempo la RC divenne solo una possibilità a basso costo sui vari siti di auto usate. Siamo stati troppo duri con lei?

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06 dicembre 2022| scritto e pensato dalla mente malata di M.Carito | Inquadrato, scattato, editato dalla mano mossa di Sebastian Iordache

Non so per voi, ma nella mia personale scala gerarchica la Peugeot 206 occupa uno spazio vago, intermedio, non definito. Non è il “senza voto” nelle pagelle della Gazzetta Dello Sport, quanto più una somma di realtà in contrasto tra loro che finiscono in qualche modo per annullarsi. Da un lato, ricordo bene Marcus Gronholm che proprio a bordo di una bellissima e bombatissima 206 WRC dettava legge nel Mondiale, conquistando l’assoluto Piloti nel 2000 e nel 2002. La Peugeot, come Casa, fece ancora meglio, aggiudicandosi il Campionato Costruttori per tre volte di fila, nelle annate 2000/2001/2002. Dall’altro lato, però, la versione stradale ha un po’ peccato di timidezza per quasi tutta la propria esistenza. C’era la GTI da 136 cv, ma diciamolo: la cugina Renault Clio RS da 172 cavalli era su un altro pianeta per quel che riguarda prestazioni e carisma. Proprio Peugeot, che con la 205 e la 106 avevano dominato in lungo e in largo i sogni bagnati dei giovani appassionati, all’improvviso si è fatta prendere dalla timidezza. Forse per questo, gli esasperati uomini Peugeot presentano, nel 2003, la 206 RC.

Partendo dal 4 cilindri aspirato l’EW10 della GTI, il motore viene elaborato e dotato (per la prima volta su una vettura della Casa) di fasatura variabile lato aspirazione: cambia nome, diventando EW10J4S, e sfoggia 177 cv e 202 Nm di coppia, di cui l’80% disponibile dai 2000 giri\minuto. E poi freni maggiorati, assetto rivisto, cerchi da 17 pollici e un sacco di altre chicche tipo il servosterzo ad assistenza variabile, ESP e ASR tarati ad hoc e interni Recaro. Eppure, per qualche motivo, non ha fatto breccia nel mio cuore: venne considerata dai tester dell’epoca meno affilata della solita Clio RS e, in breve tempo, la RC divenne solo una possibilità a basso costo sui vari siti di auto usate. Siamo stati troppo duri con lei?

Impressioni a ruote ferme

Il dubbio c’è, anzi, aumenta davanti alla 206 RC di Francesco. Che, per inciso, l’ha comprata quando valeva una Pepsi sgasata e un pacchetto di Pringles iniziato, facendo probabilmente un grande affare, anche se ovviamente poi ci ha speso un sacco per riportarla ad uno stato accettabile. Da buon appassionato, per la verità, ha migliorato sistematicamente la 206, affilandola per un uso prettamente track day/cazzate della domenica, e mi sto chiedendo se questo test non possa essere falsato dalle modifiche di questo esemplare. Pensandoci, non credo: l’assetto è stato rivisto, lo scarico e l’aspirazione idem e i freni sono stati potenziati, ma tutto sommato l’hardware della RC è intatto. Dicevo, il dubbio di averla sottovalutata c’è: esteticamente è ancora molto bella e i vari tocchi RC aggiungono una strepitosa aria rallystica alla bellissima linea della 206.

L’azzurro metallizzato fa molto anni 2000, decisamente meglio del triste grigio argento con cui correva. Rispetto alla GTI, per la verità, cambia poco: solito paraurti morbido e lineare, solito gruppo ottico accigliato e solito cofano motore dalla doppia presa d’aria in alto a sinistra, che per inciso porta aria all’abitacolo, non al motore. Attenzione, non mi sto lamentando: come ho già detto la 206 è un’auto ben disegnata e va bene così. Alcuni dettagli non li ricordavo: i passaruota anteriori, ad esempio, sono molto più muscolari di quanto ricordassi, e vengono accentuati ancora di più dai bellissimi cerchi multirazza da 17 pollici che li riempiono fino al bordo. La fiancata è pulita, semplice, un po’ ovetto ma piacevole.

Questo esemplare ha subito un allargamento dei passaruota posteriori, che in attesa di una finitura più professionale si accontenta di aggiungere cattiveria alla cattiveria. Il posteriore è, ancora oggi, un esempio di design minimalista: spoiler, due fanali rosso sangue, paraurti morbidamente muscoloso e singolo scarico ovale, nulla di più e nulla di meno. L’aspetto generale di questo esemplare si allontana con decisione dalla noiosa e moderna definizione di vettura in condizioni “da concorso” (che spesso nasconde un tentativo di fare soldi facili, ma vabbè…) e si avvicina al “muletto” da divertimento, il motivo stesso per cui auto come queste sono state costruite. E’ perfetta con sullo sfondo la strada di montagna che abbiamo scelto per il test, il tracciato principale del Rally Città di Torino.

All’interno il tocco racing viene mantenuto: i bellissimi Recaro della RC sono stati riposti in cantina, ben coperti, e sono stati sostituiti con due Sparco ribaltabili. Sì, state vedendo bene: il volante originale ha lasciato spazio a quello minuscolo della 208 GTI (qui trovi la nostra prova completa). Se vi state chiedendo il perchè, e l’ho fatto anche io, Francesco risponde: “L’originale è enorme, ma ho paura che un volante a calice attirerebbe troppo l’attenzione e quindi…”. Sì, sono d’accordo con voi, è stranamente moderno nell’abitacolo anni 2000 della 206. La seduta degli Sparco è bassa e piatta, con il volantino un po’ inclinato e il pomello del cambio a cinque rapporti leggermente troppo in basso, quasi che la leva fosse cinque centimetri troppo corta. Il tachimetro dalle cifre dispari e il contagiri sono visibilissimi, precisi e puntuali.

La zona rossa parte da 6500 giri\minuto e il fondo scala è a 7500-8000: la perfetta risposta alla mia richiesta di strumentazione con scala adeguata alla meccanica. Apprezzo, ragazzi, grazie. Gli interni più o meno finiscono qua: questo esemplare è stato alleggerito, quindi niente sedili dietro, niente materiale fonoassorbente o altre inutili comodità. L’ho già detto che segue la giusta filosofia?

Su strada

Le auto aspirate hanno un modo tutto loro di farti entrare nel giusto stato mentale. Ai bassi sono un po’ lente, ferme, facendo nascere in te il dubbio di avere aspettative troppo alte. Proprio mentre il dubbio si insinua in voi il suono cambia, i giri salgono con ferocia e con loro i brividi sulla schiena. La 206, invece, è più generosa: pur distante dalle erogazioni schizofreniche delle moderne turbo, ai bassi regimi il 2.0 lt. ha già una spinta progressiva e pronta. No, sul serio, ragionevolmente non c’è bisogno di tanta più coppia ai bassi\medi regimi rispetto quella fornita dalla RC.

L’assetto prevede ammortizzatori rivisti dal noto preparatore Scalenghe su molle Eibach: a basso ritmo sembra un po’ saltellante, troppo rigido per una strada complessa e piena di cambi di superficie come questa, in netta contrapposizione con la mancanza di spigoli del resto dei comandi. Lo sterzo ad assistenza variabile ha il giusto peso ed è piacevole da usare, la porta di ingresso principale alla grande aderenza regalata dagli pneumatici semislick montati da Francesco. L’acceleratore risponde bene, mentre il pedale del freno ha una prima fase “morbida” e, dopo qualche centimetro di corsa, comincia a mordere sul serio. La vista dal parabrezza è spettacolare e posso sentire i sassolini sbattere sui passaruota, complice anche la mancanza di insonorizzazione. Il cambio è… ho difficoltà a ricordarlo. Non tanto per chissà quale stranezza, ma solo perchè oggi lo userò poco, ma ne parleremo dopo. Sapete perchè ricordo tutte queste cose? Perché, nonostante conosca il percorso abbastanza bene, sto facendo ricognizione con una certa calma: all’inizio del test, all’uscita di una curva sinistra in discesa, ho incontrato neve e ghiaccio. Con le semislick.

Capite bene perché ho così tanto tempo per guardarmi attorno... Per fortuna il sole estivo ha perfettamente asciugato e riscaldato una zona del percorso, quindi ci siamo, mi rilasso e insisto un po’ di più sul gas. Il motore, come già detto, è una bella scoperta: si può percepire l’esatto momento in cui il variatore si aggiunge alla festa, attorno ai 4000 giri\minuto. Il suono cambia decisamente, passando da lontano brontolio a ruggito indaffarato, e la spinta aumenta nettamente, anche se non così tanto quanto suggeriscono le orecchie. La magia dell’aspirato sta tutta qua, nel sentire la meccanica darci sempre di più, giro dopo giro. 5000, la spinta cresce ancora, ma è a 6000 che il motore sembra finalmente svegliarsi completamente, gridando poi fino in zona rossa. E’ una erogazione molto oldschool, nell'accezione migliore del termine: un aspirato con una camma spinta che prende giri con convinzione riempiendo l’aria di maleducato suono endotermico. E’ però chiaro che la 206 RC si porta dietro un nemico potente, che lavora contro l’entusiasmo del motore: i rapporti del cambio.

Se vi dicessi che in 1° la RC raggiunge i 66 km\h? E che in 2°si possono raggiungere quasi i 110 e i 150 circa in 3°? Ecco, ora avete un’idea del perché ho qualche difficoltà a descrivervi il cambio. Su una strada come questa la 2° è praticamente l’unica marcia sensata da usare, evitando per rispetto verso la meccanica di inserire la 1° in movimento e utilizzando la 3° solo nei tratti decisamente veloci. La sensazione, mentre col piede destro a fondo corsa guardo la lancetta del contagiri arrampicarsi con difficoltà, è che il motore potrebbe dare tanto di più. Il 4 cilindri ha entusiasmo e dai 6000 in poi ha il tipico slancio dei migliori aspirati, quindi è un vero peccato. Ora, ho avuto una Peugeot 306 Rallye e aveva lo stesso difetto: motore dal piglio giusto ma rapporti del cambio intergalattici. Dai, ragazzi in Peugeot, sul serio non ve ne siete accorti? Comunque sia, sfruttando la prontezza ai medi regimi, il ritmo si alza facilmente, anche grazie alla scorrevolezza di base dei comandi. So che la RC stock aveva la fama di essere un po’ “bastard”, lo dico in francese, ovviamente a causa del posteriore sensibile al sovrasterzo in rilascio. Eppure questo esemplare, grazie alle modifiche al ponte, sembra decisamente più calmo e misurato. Ok, se lo provochi sul serio si alleggerisce, ma il sovrasterzo che ne consegue è velocemente controllabile tornando sul gas. Devo dire che questa RC appare composta, stabile, matura.

Non ha un animo scatenato in stile Clio RS, questo è chiaro, ma ha un approccio più distaccato, benché efficace. E’ strana: scorre e suona come una vera hot hatch, ma mantiene una leggera distanza tra sé e il pilota, aumentandola un po’ man mano che il ritmo cresce. Ad esempio, lo sterzo sembra perdere un po’ di direzionalità: non che la 206 non riesca a seguire le traiettorie impostate, ma spesso devo aggiungere un pelo di sterzo dopo la primissima fase di inserimento. I freni, idem: nonostante questo esemplare monti un impianto di derivazione 406 con pinza a 4 pompanti, la frenata è solida ma non così forte da instillare una fiducia assoluta. Nonostante questo c’è una innegabile velocità di base, in particolare in inserimento, dove l’importante impronta a terra e la massa contenuta (1059 kg dichiarati) fanno godere. Come detto, è uno strano mix: sento che è un’auto capace, ma alcune sfumature non mi permettono di staccare completamente il cervello per godermela a fondo.

Nei rari momenti in cui riesco a portare il motore in zona calda la RC si trasforma: la velocità cresce con decisione e finalmente raggiungo quel livello di “attacco completo” che rende veramente speciale una guidata. Rettilineo in leggera discesa, 3° piena, frenata a ruote dritte prima di una stretta sinistra che si lancia nel bosco, dove ci attende una veloce chicane piena di bump. I freni reagiscono con forza all’inizio e, quando chiedo un piccolo sforzo ulteriore, sento la pompa insultarmi attraverso il pedale, quindi scalo in 2° con un bel punta tacco, inserisco. L’avantreno reagisce all’istante, salvo poi di nuovo chiedere una ulteriore piccola aggiunta di angolo di sterzo, appena tocco il punto di corda riapro il gas. Sarà per i rapporti lunghi, per l’assetto o per la gommatura performante, ma non sento la mancanza di un differenziale autobloccante, e questo è una bellissima sorpresa.

La somma di tutte queste cose è un ritmo veloce, capace, ma non riesco a stringere un legame di vero affetto reciproco con la lei. Ci divertiamo, questo sì, ma nel mio cervello non c’è il giusto rilascio di serotonina. Ed è strano: percepisco un sacco di ingredienti potenzialmente molto piacevoli che, in qualche modo, si amalgamano in modo un pelo insipido. La vorrei più scatenata in quell’ultimo 10%: desidero uno sterzo più pronto sotto carico, dei freni più cattivi, un acceleratore più reattivo e, per favore, una coppia conica decisamente più corta. Ora so perché al tempo la RC fu considerata meno divertente della Clio RS: mamma Peugeot l’ha castrata quando oramai il risultato era là, ad un passo. Come avere un figlio centravanti di talento e mandarlo a fare il mediano, così, per restare umile. Chissà perchè. Il test è finito, ed è inutile che andiate sui siti specializzati a cercarne una per farne un giocattolo divertente: i prezzi si sono alzati, anche se non come quelli delle Clio. Sempre lei, la stramaledetta Clio…

Considerazioni finali

La Peugeot 206 RC ha un sapore dolceamaro, come avrete intuito. Ha molte carte da giocare: un bell’aspetto, un motore studiato ad hoc, un bel palmares sportivo e una qualità intrinseca innegabile. Purtroppo ad un certo punto, non chiedetemi il perché, qualcuno deve aver pensato che sarebbe stata una bella idea togliere un 20% di feedback in tutte le aree di contatto uomo-macchina, oltre che montare rapporti del cambio assolutamente senza motivo di esistere. E’ frustrante? Molto: con un pizzico di coraggio in più da parte della stessa Casa che ci ha regalato eroine che rispondono al nome di 205, 106 e 306, anche la 206 sarebbe potuta essere quello che non è stata: memorabile.

Mannaggia a voi.

Francesco, grazie mille! La tua RC ha l’aura che ogni compatta sportiva dovrebbe avere: un mezzo da guerra pronto al divertimento. Grazie di tutto!

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