abarth punto evo

- "l'altra" abarth -

”...posso sentire chiaramente la spalla degli pneumatici Pirelli Pzero da 215/45 flettersi leggermente sotto il carico prima di trovare l’appoggio, che una volta trovato risulta sicuro, tanto sicuro che anche in uscita posso tranquillamente affondare di nuovo il gas senza che la coppia riesce a perturbare l’avantreno della EVO Abarth, che pure non ha differenziale autobloccante. E’ un comportamento davvero incoraggiante, lo devo ammettere: il telaio non ha problemi a gestire la potenza in nessuna fase, cosa che la mette da subito un gradino sopra la sorellina 500, che sembra sempre un po’ al limite di una crisi di nervi…”

Oltre alla tanto amata stirpe 500, la Abarth mise le mani sulla Grande Punto. Per qualche motivo quest’ultima ebbe decisamente meno successo, nonostante la parentela con l’Alfa Romeo Mito QV regalava un ciclistica decisamente più consona.

Mettiamo le mani su una Abarth Punto EVO e vediamo di che pasta è fatta questa scorpioncina…

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13 settembre 2022| scritto e pensato dalla mente malata di M.Carito | editato e corretto dal pensiero distorto di Gabry | Inquadrato, scattato, editato dalla mano mossa di Sebastian Iordache

Nonostante la sorellina 500\595\695 l’abbia per lungo tempo oscurata con il suo aspetto glamour e il grande appeal sui ragazzi più giovani, c’è stato un altro prodotto Abarth degno di nota tra il 2007 e il 2014: la realizzazione su base Grande Punto / Punto EVO. So che la conoscete, ma è vero o no che per lungo tempo è sembrata passare in secondo piano? Prodotta per pochi anni ma in ben tre versioni distinte al seguito dell’evoluzione stilistica del modello, ha una scheda tecnica interessante e soprattutto una ciclistica più “nobile”, quindi per noi arrugginiti merita un po’ di attenzione extra. Anche il mercato, ultimamente, sembra essersene accorto e i prezzi stanno iniziando a salire di conseguenza. Oggi avremo a disposizione una Abarth Punto EVO, cioè la versione prodotta tra il 2010 e il 2012, che possiamo definire la più “rivoluzionata” di tutte, perchè rispetto alla Grande Punto Abarth precedente vede l’esordio del 1,4 lt. Turbo Multiair da 165 cv e 250 NM di coppia, oltre che di un cambio a 6 rapporti tutto nuovo. Ho già avuto modo di testare il telaio di quest’auto, condiviso con l’Alfa Romeo Mito QV \ Veloce (Clicca qui per la prova completa), quindi mi aspetto qualcosa di diverso e migliore, globalmente, rispetto alla sorellina pigliatutto 500. Nonostante le dimensioni molto più generose, se crediamo alla scheda tecnica, è solo 150 kg più pesante della 500, fermando l’ago a 1185 kg contro i 1035 kg della sorellina.

Insomma, le aspettative non sono male…

Impressioni a ruote ferme

Esteticamente la EVO è molto più caratterizzata rispetto alla Grande Punto Abarth che va a sostituire. Devo dire che la prima versione appariva più focalizzata e “asciutta”, caratteristiche che reputo importantissime in una sportiva, mentre la EVO si lascia andare a qualche modifica puramente estetica in più. Posso capire il perché sia stato fatto, ovviamente, è tutto sotto i miei occhi: con la nuova nata non ci sono più dubbi che si tratta della versione Abarth e non di una Punto normale con alettone e cerchi da 17 pollici.

Il frontale ha una grande bocca centrale circondata da plastiche nere che si assottigliano verso i bordi esterni, che in contrasto con la carrozzeria bianca fa sembrare la Abarth aperta in un sorriso alla Joker. Mi piacciono in particolare i convogliatori in basso, sempre sui paraurti anteriore, che portano aria ai freni Brembo. Il logo con lo Scorpione, segno zodiacale di nascita del buon Karl Abarth e del sottoscritto, ha sempre il suo fascino e sostituisce quello molto meno grintoso di Fiat.

Una delle caratteristiche che preferivo nella Grande Punto Abarth erano i codolini sui passaruota lasciati in plastica nera opaca, in stile 112 Abarth, che qua sono stati sostituiti con una versione in tinta con la carrozzeria. Da buona Abarth anche l’esemplare di Fabio è ricco di adesivi, in questo caso una caratterizzazione “Martini Racing”, che tutto sommato non mi dispiace. Mi urtano gli adesivi di produttori di parti per auto elencati sulla portiera, in stile Fast & Furious, ma come si suol dire de gustibus... La fiancata arrotondata sembra richiedere per un cerchio un pelo più grande, perchè quelli Speedline da 17 pollici un po’ soccombono visivamente a tutto quel bianco, ma potrebbe essere anche colpa della verniciatura scura di questi ultimi. La scritta “Abarth” sulle portiere mi piace, riprende in pieno lo stile racing dello Scorpione nato sulle piste di tutto il mondo. Chi sono io per criticare?

Lo spoiler non troppo marcato mi accompagna alla vista del posteriore, dove i designer hanno di nuovo demandato al paraurti il grosso della caratterizzazione sportiva, con una zona di plastica nera che riprende lo stile da cattivo di Batman dell’anteriore, un finto estrattore e due vistose feritoie ai lati, anche loro finte come una moneta da 3,40 €, ma piacevoli da vedere. Posso dirlo? la Grande Punto era un’auto ben riconoscibile a piacevole e la versione Abarth si fa comunque apprezzare da diverse prospettive.

Una volta a bordo vengo accolto dai grossi e sagomati sedili dallo stile aggressivo, ma più o meno la caratterizzazione finisce qua, scorpioni sparsi qua e là a parte. Il volante è solo rimarchiato Abarth e la strumentazione riprende lo stile della Punto EVO “liscia” ma con un tocco di rosso in più. La presenza del “manettino” di selezione delle modalità di guida vicino alla base del cambio palesa ancora di più quanto la Mito e la Grande Punto siano imparentate. Già che ci sono imposto già la risposta dell’auto in “Sport”, così da avere un po’ di coppia in più e un'affiliata alle reazioni del servosterzo elettrico e dell’acceleratore elettronico.

Attenzione, non mi sto lamentando: anche qua, la storia Abarth è fatta di “umili” utilitarie Fiat trasformate in portentose cacciatrici di sportive col pedigree, quindi è esattamente quello che mi aspettavo di trovare. La seduta, nonostante sia un po’ alta, è comoda, ma se proprio devo fare il pignolo il volante è un filo troppo in basso e il pomello del cambio a 6 rapporti qualche centimetro troppo distante dalla mano destra. E’ tutto molto scuro, un bel contrasto con l’esterno bianco. Chiudo la portiera, dal peso impressionante (sul serio, cosa c’è dentro, la ghisa?) e accendo il motore.

Su strada

Secondo voi, una Abarth può essere silenziosa? No vero? Eppure la Punto EVO Abarth, in questo caso tutta originale, si muove con una strana voce soffusa. Sono quasi scioccato da questa scoperta, probabilmente perchè ormai tutti diamo per scontato che la voce scoppiettante e sguaiata che accompagna ogni 500 che incontriamo sia di serie. La EVO è stranamente “normale” e persino l’assetto non è per nulla rigido o saltellante. Se sarà un pregio o un difetto lo scopriremo tra poco, nel frattempo prendo le misure con le sensazioni che questa vettura mi trasmette.

La seduta e il volante un po’ troppo tra le gambe fanno apparire la EVO stretta e alta, ma quando ruoto il volante la carreggiata si percepisce come abbondante. E’ uno strano mix di cose, figlio evidentemente delle modifiche a livello di assetto degli uomini Abarth su una base “comune”. Il cambio è contrastato e non molto veloce e la corsa è un po’ troppo lunga per i miei gusti, ma stranamente il servosterzo elettrico Fiat, che di solito è pessimo, non sembra completamente scollegato dall’asse anteriore. Intendiamoci, non è una delizia tattile, ma quantomeno non sembra di giocare con le macchinine del Luna Park come in altre realizzazioni della Casa. E’ ora di dare libero sfogo al 1368cc turbo, quindi appena la strada si apre un po’ affondo il pedale di destra, in 3°.

L’ondata di coppia colpisce già ai bassi regimi e la spinta resta costante fino a circa 5500 giri\minuto, regime oltre il quale c’è un sensibile crollo prestazionale. Sarà per la mancanza di suono, sarà perchè l’assetto continua a isolarmi dalla superficie, ma la spinta non mi sembra particolarmente forte. Costante, quello sì. Certo, il tachimetro è ora abbondantemente oltre i limiti, ma non c’è un vero picco di potenza, ma più che altro una zona, diciamo tra i 2500 e i 4500 giri\minuto, in cui la coppia regala gran parte delle prestazioni effettive dell’auto. La potenza massima è raggiunta più in su, a 5500 giri\minuto, ma più che un punto di arrivo è un traguardo, perché come detto appena oltre tutto finisce.

E’ chiaro quindi che il range ottimale è quello centrale, con qualche sporadica puntata appena più su, verso il picco di potenza. Appurato questo mi “attacco” ai freni prima di una curva a destra in discesa. Nella mia esperienza precedente la potenza frenante è qualcosa di cui non ci si può lamentare in casa Abarth: la 500 frena meglio di tantissime concorrenti, anche alcune decisamente più blasonate. Peccato che poi la distribuzione dei pesi in stile carrello della spesa caricato male sprechi parte di questa forza… Nel caso della Abarth EVO il telaio riesce a distribuire il carico, facendo frenare anche l’asse posteriore e non “impuntandosi” troppo a causa delle inerzie. Bene, direi. Dopo questo primo assaggio, ovviamente, la mia mente vola verso le prestazioni donate dal kit di potenziamento “EsseEsse” che, oltre a sfoggiare 180 cv a 5750 giri/minuto, nasconde dietro ai bellissimi cerchi da 18 pollici un impianto maggiorato Brembo, un assetto rivisto e altri affinamenti. Comunque, ormai siamo lanciati e mi sembra brutto perdere il ritmo, in particolare perché siamo nel tratto più tortuoso del percorso, pieno di tornanti, strette curve in sequenza e punti di frenata e inserimento dall’asfalto rovinato.

In una veloce 90°, in leggera salita, posso sentire chiaramente la spalla degli pneumatici Pirelli Pzero da 215/45 flettersi sotto il carico prima di trovare l’appoggio, che una volta trovato risulta sicuro, tanto sicuro che anche in uscita posso tranquillamente affondare di nuovo il gas senza che la coppia riesca a perturbare l’avantreno. Notevole, visto che non c’è ombra di un differenziale autobloccante meccanico. Al suo posto il TTC, una sorta di torque vectoring che aiuta la ruota con minore motricità. E’ un comportamento davvero incoraggiante, lo devo ammettere: il telaio non ha problemi a gestire la potenza in nessuna fase, cosa che la mette da subito un gradino sopra la sorellina 500, che sembra sempre un po’ al limite di una crisi di nervi. Posso già dirlo: la EVO potrebbe gestire senza problemi più cavalli di quelli che ha.

Siamo ora nel tratto veloce, freno prima di una rapida S sinistra destra e inserisco con decisione, freni ancora leggermente premuti. Di nuovo, la gomma si comprime e poi cambiamo direzione, con un leggero rollio. Gli ammortizzatori sono “tendenti” al morbido, ma questo non lascia spazio a troppa “deriva”, anzi, fa percepire bene il carico sulle ruote anteriori. Ed è un bene, perchè lo sterzo, purtroppo, non cresce di livello all'aumentare dell’impegno: i feedback che trasmette sono gli stessi sia a 1/10 che a 7/10 di velocità, oltre che, per i miei gusti, essere poco diretto. Certo, la Abarth lavora molto con l’anteriore, e più si forza l’ingresso in curva più la ruota esterna si comprime sotto il carico della forza centrifuga e la necessità di sterzare, ma comunque ci si può fidare delle sue capacità.

Stiamo andando abbastanza forte e sono felice di poter dire che questa Abarth non è male, per nulla. Potrei finirla qua, ma faccio inversione e provo a forzare un po’ di più, in quel che definirei un ritmo alla “ho rubato la ragazza a Van Damme e ora mi sta inseguendo bestemmiando”. Stessa curva a 90° in leggera salita, questa volta mi allargo un po’ e chiudo pestando con forza sui freni. Gli pneumatici gridano in segno di protesta e la EVO si punta sulla gomma anteriore esterna, sfumatura di sottosterzo, alleggerisco la sterzata e, dopo un attimo di pausa per far riassestare il tutto, riaffondo il pedale del gas. Di nuovo, in uscita, nessun problema di trazione, tutta la potenza finisce a terra. Ripeto l’esperienza e iniziano a venire fuori alcuni limiti percettivi, prima che strutturali. E’ chiaro che vicino al limite la Abarth perde di definizione, quasi che i vari elementi lavorino ognuno per conto proprio piuttosto che collaborare. Lo sterzo, in questi frangenti, è troppo inerte e demoltiplicato e mi trovo a “remare” per correggere la traiettoria, mentre il pedale del gas non trasmette con limpidezza quanto lo si sta premendo. A questo, però, si contrappone un pedale del freno modulabile e un avantreno che, per quanto messo sotto pressione, sembra giocare sul filo dei propri limiti senza mai mollare il colpo del tutto. Insomma, là davanti c’è un amico: non propriamente uno di quelli atletici e con gli addominali di ferro, ma sicuramente uno grintoso che ce la mette tutta. Nella sequenza di curve medio lente, in appoggio, continuando ad aumentare il ritmo ci si trova a passare da un leggero sottosterzo ad un appoggio senza soluzione di continuità. E’ un movimento che contrappone momenti di scorrevolezza ad altri di fastidioso attrito, se capite cosa intendo. Sul veloce questa caratteristica si nota meno, con il vantaggio di rendere la EVO veloce e sicura anche per i meno esperti, perché anche rilasciando il gas in appoggio o frenando con forza a centro curva il posteriore non va mai oltre un leggero ondeggiare. Certo, le grandi auto, vicine al proprio limite, sembrano quasi danzare, fluire e muoversi al rallentatore, mentre la EVO sembra semplicemente molto impegnata, ma è un comportamento comunque di una certa efficacia. Rallento e lascio raffreddare il motore a velocità, la EVO si è meritata un po’ di relax.

Considerazioni finali

Sono felice di poter dire che la EVO è un prodotto molto più efficace di quanto mi aspettassi. Ha delle capacità chiari e lampanti e una dinamica sana e sicura. So che queste parole possono sembrare un po’, come dire, di circostanza, come quando descrivi la ragazza con cui sei uscito “simpatica”, ma è quello che penso. Se mi chiedete cosa le manca, oltre che un pizzico di potenza, la parola che mi viene in mente è “definizione”. Ci sono alcuni dettagli che sono, come dire, sfocati a livello di sensazioni. Ogni punto di contatto uomo\macchina è purtroppo troppo filtrato per immergerti veramente nella guida, come se la base “umile” venisse fuori man mano che ci si avvicina al limite, ed invece vorresti l’esatto contrario. Sono curioso di capire quanto la EsseEsse corregga questi difetti, ma comunque sia è chiaro che sto parlando di dettagli che, per quanto importanti, restano dettagli.

La Abarth Punto EVO, e credo anche la precedente Grande Punto Abarth e la successiva Abarth Punto, è esattamente ciò che il grande Carlo si sarebbe aspettato di trovare in un’auto con il suo marchio sopra: una umile vettura da famiglia trasformata in qualcosa che possa andare forte con pochi semplici tocchi.

Un grande ringraziamento a Fabio, che ci ha messo a disposizione la propria Abarth EVO per l’occasione.

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