suzuki swift sport zc33s

- La più seria delle compatte sportive -

”...E’ un’esperienza molto particolare: la mancanza di peso si percepisce con chiarezza in inserimento e frenata ma l’atteggiamento calmo e misurato la fanno apparire anche molto “piazzata”. Sembra un bambino vivace che ha paura di sporcarsi perché è vestito bene e non vuole prenderle dalla mamma, perdendosi però così un po’ di magia. Non piove più e le Toyo R888 195/50/16 si stanno comportando inaspettatamente bene, quindi inizio ad allungare un po’ il passo cercando comunque sempre le traiettorie più tonde e sicure possibili. Veloce chicane, 2°, il cambio è buono anche se non così tattile come vorrei, freno lasciandomi un buon margine. La Swift va in appoggio, piatta e sicura, e poi torno sul gas…

La piccola Swift Sport è quasi una mosca bianca nel panorama automobilistico italiano. Primo, è una vera compatta, e secondo resta stoicamente aggrappata ad uno stile “analogico” che sta via via scomparendo. Non ci resta che capire se tutto questo si traduce in vero divertimento a basso costo…

InstagramFacebookTikTokYouTube
12 aprile 2022| scritto e pensato dalla mente malata di M.Carito | editato e corretto dal pensiero distorto di Gabry | Inquadrato, scattato, editato dalla mano mossa di Sebastian Iordache

L’approccio di Suzuki al mondo delle sportive, già di suo, mette allegria. Siamo nel 1990 e in Italia arriva sul mercato la Swift GTi che, grazie al suo milletrè, è perfettamente in grado di combattere ad armi pari con un mostro sacro del calibro della Peugeot 205 Rallye 1,3 lt. e GTI 1,6 lt., tanto per citare il primo mito di categoria che mi viene in mente. Anzi, se proprio vogliamo essere precisi, a livello tecnico la giapponesina è persino superiore: motore “g13b” in alluminio con doppio albero a camme e 16 valvole, 101 cavalli a 6500 giri/minuto, quattro freni a disco e sospensioni più avanzate del classico ponte francese. Insomma, nonostante Suzuki sia famosa per i piccoli ed indistruttibili fuoristrada, l’esordio nel mondo delle piccole pepate non è affatto male. Nel 2005, sei anni dopo l’uscita di scena della prima versione, ecco la seconda sportivetta, questa volta chiamata “Sport”: motore 4 cilindri aspirato da 1,6 lt, 125 cv (che salgono a 136 dopo il restyling del 2011) e una schiera di appassionati che ne apprezzano il carattere divertente, il basso costo ed il piccolo e vivace motore aspirato. Nel 2017, poi, ecco la terza edizione pepata, basata su una Swift completamente rinnovata: la ZC33S, per gli amici solo “Sport, ma quella turbo”. Già, turbo: nemmeno Suzuki ha potuto resistere all’ondata di sovralimentazione imperante che domina qualsiasi segmento auto. Ma aspettate a imprecare contro i tempi moderni, perchè Suzuki, rispetto ad altre Case, sulla carta non ha voltato le spalle al DNA che l’ha resa famosa. La nuova Swift, infatti, continua ad essere leggera, piccola, semplice, oltre che economica. 140 cv sviluppati dal nuovissimo 1,4 lt Turbo Boosterjet, il tutto installato su di una nuova piattaforma alleggerita ed irrobustita per l’occasione. Ma è il dato del peso che fa impressione: 975 kg, ragazzi. Sono pochi in generale, ma nel panorama odierno è l'equivalente di una galletta di riso in mezzo a panini con la mortazza. Conoscete un’auto dei giorni nostri che pesa meno dell’antenata di metà anni 2000? Quindi, potevamo non provarne una? No, ovviamente. E, potendo scegliere, come potevamo non scegliere l’esemplare che ha vinto il Time Attack di categoria all’ultimo evento in pista di Semislick Events (clicca qua per seguire Semislick Events su Instagram)?

Arrugginiti si, scemi no.

Impressioni a ruote ferme

Lo ammetto, questa mattina è difficile concentrarsi. Il problema ha a che fare con la Legge di Murphy: non piove da tre mesi, l’altro ieri c’era il sole, ieri anche, oggi ovviamente piove e fa freddo. E no, il problema non sono i reumatismi, ma le Toyo R888r semi slick montate sui bellissimi cerchi da 16 pollici dell’auto di Fabio che notoriamente non vanno molto d’accordo con l’acqua. Osservo per l’ennesima volta il cielo, in cerca di un’apertura tra le nuvole, sparo un'imprecazione e poi osservo la Swift Sport blu. E’ vero, sarebbe più “serio” testare un’auto stock, ma primo non abbiamo mai detto di essere seri e secondo le auto giapponesi DA SEMPRE sono fatte apposta per essere personalizzate. Questo esemplare mi ricorda le ore passate su Youtube davanti ai vari Best Option, in particolare per l’accoppiata cerchio relativamente piccolo e assetto ribassato che fa molto Keiichi Tsuchiya che sgomma in mezzo ai boschi. Comunque, flashback a parte, lo stile della Sport è un po’ timido. Va guardata a lungo e ammetto di non averla mai osservata un granchè, perchè il design sembra studiato per passare inosservato nonostante i tocchi “Sport” aggiunti della succursale torinese del Centro Stile Suzuki. I paraurti bombati fanno gran parte del lavoro sporco: davanti, anche grazie al logo nero di questo esemplare, ad una veloce occhiata sembra esserci un'unica presa d’aria, come se dovesse raffreddare una stufa a pellet invece che un 1,4 lt. Ovviamente non sono tutte prese d’aria reali, ma l'aspetto generale non è male: la curva del cofano, i fari accigliati, i passaruota bombati e la “bocca” centrale regalano alla Swift una bella faccia incarognita, ma per notarlo va osservata con attenzione.

La fiancata, anche se la osservassi tutto il giorno, continuerebbe a sembrarmi un po’ così, anonima. Anche qua, però, si può notare un dettaglio di tutto rispetto, la maniglia della portiera posteriore è nascosta sul montate, in stile Alfa Romeo 156. Il posteriore punta tutto sul doppio scarico ed il finto estrattore ma la sensazione di larghezza regalata dai fanali così distanziati tra loro non è male. L’impressione di carreggiate “importanti” c’è tutta. Certo, lo scarico sportivo montato su questo esemplare per metà è falso: indovinate, quale dei due è quello vero? Insomma, avete capito: la prossima volta che vedrete una Swift Sport prendete uno sgabello, sedetevi ed osservatela meglio, perchè, timidezza a parte, non è male assolutamente.

A bordo, poi, a livello concettuale e di fruibilità è ancora meglio. Non tanto per chissà quale caratterizzazione o particolari scelte stilistiche, visto che non ci sono. La Swift è semplice e amichevole come dev'essere una compatta sportiva divertente. I sedili profilati trattengono bene, la seduta è appena appena troppo alta (ma io sono fissato...), il volante a tre razze ha la dimensione giusta e la strumentazione è chiara e intuitiva, con qualche accenno di rosso qua e là a insportivire il tutto. Non ci sono tasti, schermini ed inutili lucine per far sembrare tutto più speciale di quello che è, cosa che, nel 2022, la rende in effetti diversa da tutte le altre. La Swift è ancora un po’ anni ‘90, se così si può dire, forse perchè Suzuki ha un background da costruttore di fuoristrada leggeri, funzionali, utili e qua dentro si intuisce un travaso di questa filosofia.

E’ analogica, tanto che mancano gli onnipresenti comandi per la selezione della modalità di guida: qua ce n'è una sola, e si chiama piede destro. Funziona così: se schiacci il pedale dell’acceleratore va più forte, consuma di più e fa rumore, se rallenti la smette. Geniale! Mentre attendiamo che la finisca di piovigginare (altre imprecazioni) ripenso a quanto, per contenere il peso, i tecnici Suzuki abbiano fatto un lavoro pazzesco. La Sport ha ragionevolmente tutti gli optional che ci si aspetta di trovare su una compatta moderna, dimensioni esterne più che accettabili ed un moderno motore turbo, eppure pesa la bellezza di 100 kg meno della più famosa concorrente in categoria, l'Abarth 595. Bravi ragazzi. Intanto a forza di blasfemie ha finalmente smesso di piovere e, anche se l’asfalto ha la tipica lucentezza "da spaventi", accendo il motore e partiamo per il test.

Su strada

Da ieri sera, cioè da quando ormai mi era chiaro che il test di oggi sarebbe stato bagnato, continuo a pensare al mio amico Bruno. Una decina d'anni fa, contro tutte le mie raccomandazioni, girava tutto l'anno con le semislick montate sulla sua Civic EK, almeno finché non la demolì a 50 km\h tornando a casa. Ovviamente, sul bagnato. Capite bene perché me la stia prendendo con calma, ma inizio ad avere la sensazione che forse sto esagerando. La Suzuki, in qualche modo, sembra trovare trazione senza troppi problemi. C’è una grande compostezza di base che emerge fin dai primissimi metri, una maturità che stona un po’ sia con l’aspetto della vettura che con la sua categoria di appartenenza. E’ adulta, ma non prendetelo come un'offesa tipo quando un ragazzino ti chiama “signore” sull’autobus per la prima volta. Spiego. Le sportive “leggere”, chi più e chi molto meno, lasciano trasparire in fretta quelli che sono i limiti del progetto iniziale. Prendiamo la 500 Abarth: la seduta alta e la sensazione di peso sull’avantreno sono sintomi di una base decisamente umile, mentre sulla Swift questo non avviene. Ok, è un progetto decisamente più moderno ma è impressionante quanto, persino a velocità basse, quest'auto distribuisca i pesi e le inerzie sulle quattro ruote, come fanno le auto “grandi”. La sensazione di scivolare sull’asfalto con il minimo sforzo è netta, così come la bontà della posizione di guida ed il peso dei comandi sembrano figli di uno sviluppo più focalizzato della media. Nell’attesa di approfondire la dinamica registro questa sensazione globale tra le buone notizie. Lo sterzo è molto filtrato ed “elettronico”, ma quantomeno sembra diretto e congruo con la sensazione di solidità della Sport. Questo esemplare ha un assetto BC Racing, quindi più rigido e meno “stradale” dell’originale, eppure la struttura non risente di particolari contraccolpi. La carreggiata della Sport, aumentata di 40 mm rispetto alla versione da casalinga annoiata, si percepisce alla minima rotazione del volante con un maggiore appoggio ed una sensazione di telaio “quadrato” e sicuro.

La modifica migliore apportata da Fabio, viste le condizioni metereologiche, è il differenziale autobloccante meccanico Quaife. Lo sento lavorare già a basse velocità e sono sicuro che andremo perfettamente d’accordo. E’ molto maturo anche il motore, nonostante lo scarico da 63mm, con un suono piatto ed educato. Il 4 cilindri è tarato da Suzuki per avere un'erogazione molto morbida e costante, un risultato ottenuto montando una turbina più piccola che si attiva già a bassi giri ed è esattamente così anche in questo esemplare che ha 170 cv al posto dei 140 dichiarati. Il rovescio della medaglia è che non c’è traccia dell'entusiasmante rincorsa alla zona rossa del vecchio motore aspirato, in compenso la coppia di 230 Nm è disponibile già a 2500 giri\minuto. Lo scopro presto spingendo il motore a fondo in 3° marcia, la coppia è in effetti la spina dorsale del motore Suzuki. La potenza massima arriva a 5500 giri\minuto, ma oltre i 5000 la coppia si stabilizza e viene naturale cambiare attorno a quel regime. E’ un'esperienza molto particolare: la mancanza di peso è chiarissima in inserimento, frenata e nel modo in cui accelera fuori dalle curve, ma l’atteggiamento calmo e misurato la fanno apparire anche molto “piazzata”. Sembra un bambino vivace che ha paura di sporcarsi perché è vestito bene e non vuole prenderle dalla mamma, perdendosi però così un po’ di magia. Non piove più e le Toyo R888r 195/50/16 si stanno comportando inaspettatamente bene, quindi inizio ad allungare un po’ il passo cercando sempre traiettorie più tonde e sicure possibili. Veloce chicane, 2°, il cambio è buono anche se non così tattile come vorrei, freno lasciandomi un buon margine. La Swift va in appoggio, piatta e sicura, e poi torno sul gas. L’avantreno scivola leggermente verso l’esterno fino a quando il Quaife non inizia a lavorare. Lo si percepisce più attraverso il fondo dei pantaloni che dai palmi delle mani. Freno di nuovo ed accompagno l’avantreno nella seconda curva prima di tornare di nuovo sul gas e, per l’ennesima volta, ho la conferma che non c’è nulla da fare: le auto leggere sono diverse, migliori. La Sport è sicura, semplice, tanto che il ritmo cresce ancora, assieme alla fiducia che quest'auto riesce a regalarmi. In appoggio, qualunque sia l’atteggiamento sul gas, lei curva sicura con i due assali che lavorano all’unisono, senza perdere mai il controllo sulle inerzie o il contatto con il manto stradale. A questo clima di grande tranquillità e leggero distacco partecipa anche il motore. Pastoso, pronto e coppioso com’è, è chiaro che la Swift si possa guidare come uno scooterone monomarcia. Inserite la 3° e vi accorgerete che andrà bene per qualsiasi curva, tornanti a parte. Dai 50 km\h ai 150 sarà sempre pronta a tirarvi fuori, grazie all’assenza di turbolag e complice anche la massa contenuta.

C’è tanta qualità in quest’auto, ma devo dire che più la spingo e più mi rendo conto che manca quella scintilla di follia che c’è sempre nelle auto più memorabili. So che sembra un po’ naif, ma la Sport sembra quasi troppo sviluppata, smussata e perfettina. Nel tentativo di scalfire la sua sicurezza approfitto di qualche passaggio su alcuni tornanti per cercare il punto esatto in cui il posteriore alza bandiera bianca. Tutto ciò che ottengo, dopo diversi esperimenti e confronti con Fabio (che con questa Sport è andato al ‘Ring), è una leggera e quasi impercettibile scodatina. Ecco il tutorial: tornante a destra, freno forte sul dritto, con un po’ di velocità in eccesso entro senza accelerare e sterzando di colpo, così da appoggiare tutto il peso sulle ruote esterne. Al punto di corda, finalmente, c’è una parvenza di scivolata al posteriore, una sfumatura e poco altro, prima che tutto torni neutro una volta tornato sul gas. Tra un tentativo e l’altro sono apparse sull’asfalto ampie zone di asciutto, quindi, prima di restituire la Sport, opto per un ultimo giretto nella zona più veloce del percorso odierno. E’ appena oltre la “S” che adoro, una curva a destra che arriva dopo una forte compressione che di solito è fonte di grattacapi per i telai e soddisfazioni per il sottoscritto. Se non si lascia andare nemmeno là, beh, ho finito le cartucce a mia disposizione. 3° piena, freno più a fondo prima della curva a sinistra che inaugura questa sezione del percorso. Nonostante la frenata la scocca della Sport resta piatta e composta, inserisco rilasciando i freni, l’avantreno è solido come una roccia. Torno sull’acceleratore senza riguardo e questa volta la potenza sconfigge la trazione, per un secondo, prima che il differenziale obblighi di nuovo la ruota interna a fare strada. Eccoci. Freno mentre inserisco, con forza e fino al punto di corda, il volante si alleggerisce un attimo, il posteriore scivola leggermente, poi torno sul gas. Questa curva non delude mai, Suzuki o non Suzuki.

Considerazioni finali

E’ difficile non rimanere impressionati dalle capacità di questa Swift Sport, anche se ho il sospetto che questo esemplare in particolare sia decisamente superiore rispetto alla versione stock. Questo non toglie la bontà del progetto di base. E’ una vettura che unisce come poche la fruibilità quotidiana con alcune caratteristiche uniche sul mercato, mixando il tutto in modo molto personale. Leggerezza, rigidità torsionale ma anche una certa “calma”, quasi non voglia divertire troppo l’utente medio. Mettiamola così: se vi piace l'efficienza in ogni sua veste, la Sport fa per voi. Se invece barattate volentieri un po’ di capacità in cambio di qualche guizzo, che so, tipo un posteriore più vivace o una sgroppata verso la linea rossa, ecco, forse allora dovreste cercare altrove... sempre che nel mercato odierno, in questa categoria, ci sia un motore con queste caratteristiche. Nonostante io appartenga alla seconda categoria, però, non posso fare a meno di pensare che, nonostante sia un po’ secchiona, la Sport è la migliore piccola compatta in commercio.

Vorrà pur dir qualcosa, no?

Fabio, grazie mille per l’occasione. E scusaci per l’umidità, non era colpa nostra…

Ti è piaciuto l'articolo?

Supportaci cliccando sul pulsante qua sotto!

Ruggine Magazine è gratis. Se ti piace quello che facciamo e vuoi aiutarci a migliorare, puoi farlo cliccando sul pulsante.