155 DTM: quando cappuccetto rosso si mangiò il lupo cattivo
Cosa hanno in comune Lancia e Alfa Romeo? Gli stessi dirigenti, direte voi, ma non solo per fortuna. “L’anima Lancia, abituata a vincere, ha sostenuto il cuore Alfa Romeo, guidando uomini e macchine verso un altro memorabile traguardo.”
Vi racconto la storia della 155 DTM
Alle ore 17 del 18 dicembre 1991 le agenzie di stampa diramano un comunicato ufficiale di Lancia: “Lancia, unico costruttore al mondo ad aver vinto dieci titoli mondiali Rally, dopo il quinto successo consecutivo della Delta e il titolo mondiale piloti, sospende l’attività agonistica. … Undici anni di successi hanno dimostrato l’ottima collaborazione tra Lancia e Martini Racing. La Martini Racing ha deciso di continuare l’attività sportiva. Per questo motivo Lancia trasferirà a questa Scuderia le vetture e i piloti Juha Kankkunen e Didier Auriol. L’assistenza per le gare del prossimo Campionato Mondiale rally sarà assicurata dall’organizzazione Jolly Club”.
Fine di una leggenda, con quattro righe messe in croce. Ed oggi Lancia a listino ha un solo modello…la Ypsilon. Questo è un chiaro esempio di come sia possibile distruggere un marchio, infischiandosene della sua storia. Che nervoso! Comunque, nel 1992 la Delta vinse l’ennesimo titolo mondiale costruttori, ma il progetto era talmente buono che l’anno successivo regalò altre soddisfazioni.
Il direttore sportivo di Alfa Romeo Corse Giorgio Pianta, conoscendo molto bene il potenziale delle dismesse Delta ed avendo un passato di collaudatore ufficiale Lancia ha un’ottima idea! Decide di partecipare al Campionato DTM...ora bisogna solo convincere i vertici Fiat. L’allora amministratore delegato, l’ingegnere Paolo Cantarella fu perentorio: “Va bene, ma andiamo per vincere”. Boh, il grosso sembra fatto. Capisco l’ottimismo e la “sparata” ma il DTM è il campionato turismo tedesco ed il livello è particolarmente alto grazie ad una rivalità molto accesa tra BMW, Audi, Mercedes-Benz e Opel. Il momento propizio si presenta nel 1993, quando un cambio di regolamento lascia la Mercedes da sola. Praticamente si poteva fare quello che si voleva, ma il motore, rispetto al quello di produzione in serie, poteva essere massimo 2.5 litri di cilindrata, sei cilindri a V con lo stesso angolo tra le due bancate e la stessa distanza tra i cilindri. Inoltre, nella parte bassa della vettura, poteva comparire qualsiasi tipo di appendice aerodinamica, fondo piatto e alettone posteriore. Quindi parliamo di veri e propri prototipi dalle sembianze di berline normalmente acquistabili in concessionaria.
La Mercedes schiera la super collaudata e vincente 190 E 2.5 16v, che grazie alla AMG Racing è campione in carica. La ricordiamo tutti quella silhouette nera con l’enorme alettone posteriore, tutta squadrata e cattiva con i suoi 373 cv, trazione posteriore e la zavorra mobile (piccola furbata dei tecnici) che si spostava al livello del paraurti in accelerazione e verso il centro vettura in frenata. Monopolizzò il podio del campionato 1992. Sappiamo poi bene quanto la AMG sia estremamente efficace e pignola nell’organizzazione, lo vediamo da un po' di anni in F1. Pensano solo a vincere, tanto da sembrar quasi arroganti.
Ma torniamo alla nostra storia. Siamo a Milano, il progetto DTM è partito, squadra ristretta all’essenziale visto il budget disponibile molto ridotto. Giusto per non farsi mancare nulla e per complicarsi un po la vita, l’auto scelta dal team per battere la Mercedes è l'Alfa Romeo 155 da poco presentata al pubblico. Beh, cosa c’è di male, mi chiederete. Nulla in effetti e vi spiego perché. La 155 era nata per sostituire l'Alfa 75 e tutti storcevano il naso. Fu la prima Alfa Romeo a trazione anteriore ed il pianale era derivato dalla FIAT Tipo. Sulla carta non il massimo per gareggiare, ma in fondo chi se ne frega. Alla peggio ci sono le Delta, abbandonate da qualche parte in officina, che si possono usare come base di partenza. In FIAT non si butta via niente. Quindi Giorgio Pianta e l’Alfa Romeo si presentano al primo appuntamento del campionato 1993 con due Alfa 155 per il team ufficiale e due per il Team satellite Schubel. Le auto hanno la scocca autoportante in acciaio, motore 2.5 litri, 6 cilindri a V di 60°, monoblocco e teste in lega leggera, 4 valvole per cilindro, 4 alberi a camme in testa azionati da ingranaggi e lubrificazione a carter secco. La trazione è integrale Q4 (derivata dalla Delta), le sospensioni a ruote indipendenti e braccio trasversale con montante telescopico McPherson. Ve la faccio breve: 420 cv per un peso di 1100 kg. Bruciava lo 0.100 in 2.5 secondi per una velocità massima di 300 km/h...senza considerare la sinfonia infinita dei 12000 giri.
Ok sembra tutto in ordine, possiamo andare...si ma i piloti? Giusto, i piloti sono due e rispondono al nome di Nicola Larini e Alessandro Nannini. Che faccio lascio? Lascia! Entrambi da poco reduci dall'esperienza in Formula 1, finita per motivi diversi. Larini dal 1992 al 1996 divenne tester ufficiale per Ferrari. Quindi girare con la 155 era un ottimo allenamento. Nannini, invece, ebbe un grave incidente col suo elicottero nel 1990. A causa di un errore in atterraggio, fu sbalzato fuori dal velivolo ed un rotore gli tagliò di netto l’avambraccio destro. Dopo un delicato intervento recuperò il braccio ma con funzionalità ridotte. Da buon toscano testardo non si arrese, tornò a guidare ugualmente e ad essere competitivo nel DTM grazie ad una doppia leva del cambio, una per salire ed una per scendere con le marce.
Finalmente si scende in pista a Zolder, in Belgio, per il primo appuntamento del campionato. L'Alfa Romeo senza perdere tempo stampa subito la pole position con Larini ed il terzo tempo con Nannini. Il giorno della gara piove e si sa “auto bagnata auto fortunata”, soprattutto se dotata di trazione integrale. Semaforo verde e Larini prende il largo mentre Nannini passa secondo sorpassando la Mercedes di Bernd Schneider e si mette alla caccia del compagno di squadra. Ma la gara si accende nelle retrovie con Christian Danner sull'Alfa del Team Schubel, fa una gara tutta in rimonta chiudendo al secondo posto dietro Larini. E Nannini? Purtroppo è costretto al ritiro perché non sapeva nuotare. Beh, doppietta al debutto non è male, ma si può fare meglio. Parte gara 2 e le due Alfa, di Larini e Danner, salutano tutti e danno l'appuntamento a fine gara per tutti. E Nannini? Parte dal fondo dello schieramento perché ritiratosi nella gara precedente (con una paperella posizionata dai meccanici sul sedile del passeggero), prende coraggio e risale la classifica finendo terzo. Bene, ora si che ci siamo!
Secondo appuntamento al Circuito Corto di Hockenheim la situazione è questa: Nannini pole position (ve lo dicevo che il ragazzo ci sa fare) davanti ad uno scoppiettante Larini. Parte gara 1 e tutto fila liscio nel team Alfa. Non per il campione in carica Klaus Ludwig su Mercedes però, che dopo pochi giri si ferma e lascia la gara in mano a tre Alfa 155 perché Danner era risalito fino al podio. A ridaje tre Alfa davanti a tutti. Però dai, così è troppo facile. Meno male che ci sono le gomme a dare un po' di brio alla gara. Di punto in bianco cominciano a fare i “capricci” costringendo l’Alfa alle posizioni di rincalzo. E chi vince? Bernd Schneider davanti ad altre quattro vetture della casa di Stoccarda. Ahia, questa fa male. Va beh, c’è gara 2 ma cambia poco. Le Mercedes scappano via veloci e Schneider vince nuovamente. E l’Alfa? Tranquilli, Larini arriva secondo e Nannini sesto, probabilmente distratti dalle bellezze locali.
Il terzo appuntamento del calendario è al Nurburgring, il circuito interno, ed è la Mercedes a partire davanti a tutti con Larini in agguato. Parte gara 1 e subito due errori, uno di Nannini ed uno di Danner, che si autoescludono dalle posizioni di testa. La gara prosegue tranquilla fino a metà, quando Larini infila Schneider e si mette in testa rimanendoci fino alla bandiera a scacchi incalzato dal pilota tedesco e dal campione in carica Ludwig. In gara 2 succede un po di tutto. Larini parte in testa, poi accusa qualche noia al motore ed è costretto al ritiro lasciando la vittoria a Ludwig davanti a Schneider e Asch anch’egli su Mercedes 190. E Nannini? Gioca e vince all'autoscontro con Thiim e Van Ommen. Concluderà quarto.
Insomma avete capito, la stagione prosegue a ritmo serrato con le Alfa velocissime e le Mercedes veramente toste con piloti tosti.
Ma eccoci arrivati alla tappa più importante: “l’inferno verde”, il Nurburgring, quello vero, quello lungo 25 km con una marea di curve da raccordare e scollinamenti da superare. A fare la voce grossa è Van Ommen, ovviamente su Mercedes. Larini è secondo con una memoria di ferro (io avrei avuto bisogno del navigatore per chiudere un giro). La gara 1 si accende subito perché Larini balza in testa e ci rimane fino alla fine davanti a Ludwig e Van Ommen. Tutte le 155 si comportano bene, infatti Nannini è quarto con Danner sesto e Francia, il quarto pilota, chiude ottavo. Gara 2 va ancora meglio, perché Larini scappa come se fuggisse da una rapina in banca. Ma è Danner a dare spettacolo sul rettilineo più lungo. La sua 155 prende la scia delle due Mercedes davanti ed in staccata infila sia Van Ommen che Ludwig. L’arrivo è in parata per Larini e Danner con Nannini quarto e sesto Francia. Arriviamo così al giro di boa del campionato con L’Alfa Romeo che è riuscita a vincere 6 delle 10 gare disputate. Nella classifica piloti, invece, Larini guarda tutti dall’alto e prova talmente tanto gusto della nuova prospettiva, che vince altre 4 gare nelle tappe successive.
Si giunge così al penultimo appuntamento del campionato per la conquista di Berlino, sul circuito cittadino dell’AVUS. In prova finiscono 4 Alfa nelle prime otto posizioni con Nannini che scatta dal palo. Gara 1 parte sotto la pioggia con Nannini che riesce a tenere la posizione, mentre Danner passa Schneider nei primi giri e Larini è aggressivo alle spalle di Van Ommen, quindi tutto bene. La pioggia cessa e con il cambio gomme le Mercedes balzano davanti con Asch, Ludwig e Schneider. Le Alfa di Danner, Nannini e Larini sono ai piedi del podio, ma tanto basta per vincere il titolo piloti! I festeggiamenti sono contenuti, per il momento, perché c’è da vincere anche il titolo costruttori. Quindi tutti ricomposti che parte gara 2. Semaforo verde e succede di tutto, toccatine di qua, palpatine di là e le 155 rimangono un po attardate. Danner e Larini partono alla caccia di Asch in testa alla gara e lo raggiungono senza sopravanzarlo seguiti da Thiim e Francia.
Hockenheim è il teatro dove va in scena l’ultimo atto di questa cavalcata rossa marchiata Alfa Romeo (che ruffiano nazionalista sono diventato…). Vi dico subito che c’è una novità importante: Opel torna in forma ufficiale con la Calibra V6 a trazione integrale, guidata dall’ex pilota di F1 Keke Rosberg. Ma porc…
La notizia credo fregasse niente a nessuno, infatti il poleman è Thiim con Nannini a marcare stretto. Parte gara 1 e dopo un lungo lavoro “ai fianchi” Nannini passa in testa facendo registrare la sua prima vittoria stagionale, seguito da Francia e Thiim. Larini partiva dal centro gruppo, forse ancora un po ubriaco per i festeggiamenti, ed arriva quarto. La Opel arriva settima al suo esordio. Principianti... In Gara 2 le 155 scappano via veloci, con Larini che infila Francia e si mette all’inseguimento di Nannini. La gara procede senza grossi intoppi, ma a due giri dalla fine Larini deve alzare bandiera bianca. L’Alfa Romeo fa doppietta con Nannini e Francia davanti ad Asch che conquisterà così il secondo posto nella classifica piloti, oppure se preferite il primo dei perdenti (che cattivo).
Il titolo Costruttori arriva così ad Arese con 12 vittorie ed un sacco nero colmo di secondi e terzi piazzamenti. Inoltre, Alfa Romeo Corse vinse il titolo team! Già che c’erano si son portati via anche il podio. L’anima Lancia, abituata a vincere, ha sostenuto il cuore Alfa Romeo, guidando uomini e macchine verso un altro memorabile traguardo.
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