GMA T50S niki lauda

-...Godo MA di brutto -

Ci sono tanti bravi progettisti nel mondo delle corse. Alcuni hanno una dose di pazzia sufficiente da farti capire che tutto quello che fanno regalerà emozioni a badilate! Chiamateli geni o pazzi, ma una cosa è certa: hanno la capacità di vedere le cose in modo diverso ed in questo periodo abbiamo scoperto quanto questa caratteristica sia importante. Gordon Murray fa parte di questa élite e presenta la nuova T50S.

Quanti altri progettisti possono essere considerati “geni” secondo voi?

25 febbraio 2021 | scritto e pensato dalla mente malata di Baffo | editato e corretto dal pensiero distorto di Gabry

La Gordon Murray Automotive presenta al mondo la versione da pista del suo modello T50. Lo fa nel giorno del compleanno di Niki Lauda e, per festeggiarlo degnamente, a lui dedica la nuova supercar: la T50S Niki Lauda, che porta il nome del pilota austriaco recentemente scomparso. Tutti noi appassionati conosciamo il nome di Murray, il geniale progettista che ha dato vita alla belva targata mai dimenticata, la Mclaren F1. Con la GMA T50S, possiamo dire che il progetto sia la prosecuzione e l’affinamento di quello iniziato nel 1995 (anno di debutto della Mclaren F1), con vistosissime novità. Ma partiamo dal nome: T50S, cioè il cinquantesimo progetto di Gordon, con la “S” che sta per Supersayan, cioè la versione pompata e alleggerita buona per la pista. A prima vista la somiglianza tra la F1 e la nipotina T50S sono evidenti, grazie al cofano basso, le fiancate pulite nelle linee e il “taglio” del posteriore. Ma il nuovo progetto prevede notevoli evoluzioni come una serie di appendici aerodinamiche posizionate nella parte anteriore, un airbox sopra il tetto della vettura (che sembra la bocca di una foca in calore) ed un enorme ventolone posto nella parte posteriore. Un solo aspetto rimane identico, la configurazione dell’abitacolo con la posizione centrale del pilota, un passeggero nella parte destra ed un sistema anti-incendio nella parte sinistra.

La McLaren F1
GMA T50 la versione stradale

Ma torniamo all’aerodinamica perché questa volta il nostro anticonformista Murray ha veramente esagerato con innumerevoli richiami al suo passato di progettista in Formula 1.

Nella parte posteriore si notano una serie di grossi dettagli, come il convogliatore che esce dal fondo della vettura. Subito sopra troviamo un ventolone, che inizialmente pensavo potesse essere utile quando rimani bloccato nel traffico nelle giornate più calde per poter rinfrescare le persone sfortunate dietro di te. Invece ha la funzione di estrazione dell’aria da sotto la vettura creando un effetto “sottovuoto” (effettivamente così ha più senso). Qui inizia il primo accenno alla Formula 1. Murray non è nuovo nell’installazione di questo tipo di ventoloni sulle sue vetture. La stessa soluzione tecnica la applicò sulle monoposto Brabham BT46B (motore Alfa Romeo 12 cilindri) nel 1978. Su questa monoposto il fondo piatto e le minigonne creavano un “cuscino d'aria” nel sottoscocca della vettura che poi veniva “aspirato” dalla ventola posteriore, comandata da un alberino al terminale del cambio, creando così una depressione tale da incollare l’auto all’asfalto, il cosiddetto “effetto suolo”.

L’allora capo tecnico di Lauda racconta che una volta accesa la vettura nei box, la BT46 toccava terra da ferma, tanto era l’aria aspirata dalla ventola!

Nelle mani di Niki Lauda, la F1 “ventosa” era un’arma assoluta, tanto che corse (e dominò) solo al Gran premio di Svezia prima di venir bandita. Il motivo? Oltre all’aria, l’auto aspirava e proiettava contro le vetture che la seguivano anche detriti e sassolini che raccoglieva lungo il tracciato proprio dal ventolone posto sulla coda dell’auto. E pensare che Murray provò anche a rallentare l'auto in qualificazione, facendola girare col pieno e con gomme usurate, proprio per evitare sanzioni dalla FIA.

Il ventolone
alettone posteriore
Brabham bt46b
lettone posteriore

Torniamo alla T50S. Sulla nuova nata in casa Murray è stato previsto un motore elettrico che permette di far girare la ventola a 7000 giri/min. Il risultato è una downforce di ben 1500 kg. In fase di progettazione si raggiunsero i 1900 kg, ma i tecnici hanno preferito non esagerare (altrimenti avrebbero arato le piste)! Sopra la ventola si trova un alettone mobile che cambia posizione in base alle esigenze dinamiche della vettura. Quello che colpisce è la sua forma un po’ a “cuneo”, come l’ala anteriore della Brabham BT52 del 1983. Nella parte centrale l’alettone è collegato al corpo vettura tramite una pinna, come ci hanno ormai abituato le vetture del WEC (World Endurance Championship). Il diffusore nella parte anteriore è anch’esso regolabile ed è progettato per generare sufficiente carico aerodinamico da controbilanciare quello dell’ala posteriore.

Il motore poi, è un altro gioiello della collezione Cosworth. Un 12 cilindri con inclinazione delle bancate di 65° tra loro, esattamente come sulla Aston Martin Valkyrie (di cui vi ho già parlato. Qui trovi l’articolo completo). Questa volta la cilindrata è di 3.9 litri ad aspirazione naturale (il termine “sovralimentazione” è stato bandito in GMA, pena lapidazione immediata). Ad ogni modo, i cavalli arrivano a quota 735, con una coppia di 485 Nm che si fa sentire già dai 2000 giri/min e che spinge forte fino ai 10.000. La zona rossa, infine, la troviamo a 12.100 giri. Altro che giri motore, bisognerebbe chiamarli frullatori motore!

La trazione è posteriore con differenziale autobloccante, il cambio è un sequenziale Xtrac (con paddle al volante) a 6 rapporti che possono essere “lunghi” o “corti”, a seconda dei gusti del cliente. La velocità massima varia da 273 a 337 km/h a seconda dei rapporti scelti. Il motore è posizionato appena dietro il pilota, ha un corpo in alluminio e bielle in titanio per contenere il peso (169 kg, 12 in meno della versione stradale) mentre il peso totale della vettura si ferma ad 852 kg!

mi sento già un Top Gun
il gioiello Cosworth

Questo anche a dimostrazione che il lavoro fatto sul telaio è stato minuzioso e rigoroso. La struttura è monoscocca in fibra di carbonio e tutto il sistema di scarico è stato rivisto. Sono poi stati montati dischi freno carbo-ceramici e cerchi in magnesio. Questi sono solo alcuni dei dettagli che hanno permesso un contenimento così estremo del peso. All'interno dell’abitacolo troviamo solo l’essenziale per la guida. Attorno al volante, trova posto un piccolo pannello con qualche pulsante e spie luminose. Più che un'auto da corsa sembra un'astronave, roba da Top Gun.

Che la caccia abbia inizio!

Un ultima curiosità, gli esemplari previsti in produzione saranno soltanto 25, esattamente il numero delle vittorie ottenute dalle auto progettate da Murray in Formula 1 (Hamilton dovrebbe progettare un'auto di massa per celebrare tutto).

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